I vini bianchi piemontesi più buoni: la classifica
Quali sono i vini bianchi piemontesi più buoni, meritevoli, tipici e che riescono a rappresentare un terroir complesso e sfaccettato come quello piemontese?
Un argomento interessante e sicuramente sottovalutato, visto che la prepotenza commerciale dei vini rossi in Piemonte è schiacciante. E non stiamo parlando di vinelli, ma di colossi come Barolo, Barbaresco, Barbera, Freisa, Dolcetto, Nebbiolo, Grignolino, Ruchè e Brachetto.
Questo non significa che il vino bianco piemontese soffra di complesso di inferiorità, anzi tutto il contrario. È soltanto che i vini bianchi non sono molto conosciuti.
Pensate ad alcuni capolavori come il Timorasso, ancora oggi colpevolmente snobbato e poco valorizzato, sebbene sia uno dei vini bianchi italiani più intriganti, longevi ed espressivi che ci siano.
Ma andiamo subito al sodo: quali sono i migliori vini bianchi piemontesi divisi per tipologia?
Dopo vi daremo anche qualche consiglio più specifico sulle etichette imperdibili, ma più che la solita classifica autoreferenziale dei migliori 147 vini da bere prima di morire, vogliamo darvi uno spaccato del territorio piemontese, visto che questa splendida regione offre un ventaglio di offerta encomiabile e particolarmente territoriale.
In questo senso, poche sono le regioni che possono vantare un attaccamento così stretto ai propri vitigni autoctoni, con vere e proprie dinastie legate a singoli pezzi di terra consacrati alla conservazione di autoctoni incredibili. Il Moscato è del Monferrato, l’Arneis è il re del Roero, l’Erbaluce domina la zona alpina del Canavese, Gavi e Timorasso spadroneggiano nel Piemonte del sud, lo Chardonnay non sarà un autoctono, ma si è ritagliato uno spazio non indifferente.
Ci sarebbe anche il vermut di cui parlare, dopo tutto è sempre un vino, fortificato o liquoroso, ma sempre un vino.
E poi non dimentichiamoci che il vermut dry è prodotto con vino bianco, Moscato nei casi migliori. Ma adesso basta con i preamboli e andiamo più nello specifico.
Moscato secco
Partiamo dai vini frizzanti come il Moscato secco, prodotto in zona Canelli nel Monferrato. È un vino semplice e spartano, ma fresco e profumato ed è ottimo da bere come aperitivo senza pretese.
Spumante metodo classico Alta Langa
Se preferite uno spumante più strutturato e minerale stappiamo un metodo classico Alta Langa. Un vino che ovviamente ricalca molto da vicino sia il disciplinare che il metodo produttivo dello Champagne, il padre di tutti gli spumanti.
Il metodo classico Alta Langa è sicuramente un vino in ascesa, ma grazie ad una produzione molto attenta e ad un parco ettari volutamente contenuto, riesce a dare buoni risultati e vini affilati.
Il manico dei vignaioli piemontesi poi fa il resto e se è vero che non sono ci sono le marne piene di fossili della Champagne, la capacità compensa ampiamente.
Le bottiglie da provare sono lo spumante metodo classico Alta Langa Brut di Enrico Serafino, ottimo per freschezza, finezza e prezzo molto abbordabile.
E il Cuvée Leonora Rosé Alta Langa Spumante Metodo Classico minerale e nervoso quel tanto che basta.
Strepitoso per leggiadria e prezzo anche lo Spumante Metodo Classico Extra Brut Bruno Giacosa: non è nel consorzio, ma il suo spumante è un gioiello.
Erbaluce di Caluso
Un vitigno in ascesa, elegante e potenzialmente eccelso, ma ancora troppo confinato in una nicchia troppo angusta, quasi intimista.
Alcuni vini sono delle super nova di gusto siderale altri sembrano tagliati con l’accetta.
La qualità è altalenante, ma fuori di dubbio la realtà dell’Erbaluce di Caluso è quella più esaltante ed appassionante, caratterizzata da una piccola costellazione di piccole cantine a gestione familiare piene di sorprese.
I passiti sono nettare puro, gli Erbaluce secchi poemi scolpiti nella roccia.
Con gli anni sviluppa una carica terziaria strepitosa, ma serve ancora tanto lavoro. Molto duttile poi come vitigno, esiste la versione passito, l’Erbaluce spumante e ovviamente il secco.
La cantine che meritano sono la cantina Ilaria Salvetti con passito da urlo e ottimo metodo classico, la cantina Cieck di Remo Falconieri e ovviamente la cantina Favaro, vero e proprio faro con l’Erbaluce Le Chiusure.
Molto sapido e gustoso anche l’Erbaluce (non in purezza) Bianco de Le Piane Boca, anche se è un igt e non si può dire che contiene Erbaluce…
Gavi e Cortese DOC e non DOC
Il Gavi è la DOGC punto di riferimento del Piemonte meridionale e trova il suo epicentro nella città di Gavi. Piccola nota: usiamo le parole Gavi (città e vino) e Cortese (il vitigno con cui è fatto) indistintamente.
Pochi sono i Cortese fuori dalla zona di influenza del Gavi, c’è il Bianco di Custoza veneto, ma non ci interessa al momento.
Sebbene il Cortese sia conosciuto fin dal 1600 e abbia vissuto momenti di gloria nei decenni scorsi, solo oggi sta risorgendo poco alla volta, ricostruendosi un nuovo volto, identità e credibilità.
Le cantine sono svariate e difficilmente berrete male, perché la qualità media è discreta e organoletticamente il Cortese è un vino che si fa amare, tuttavia pochi sanno dare spinta, eleganza e personalità per farlo emergere dalla massa.
I migliori Cortese di Gavi provengono dalla cantina La Raia con lo smagliante Pisè.
Seguono tutti gli altri con vini puliti e precisi: La Giustiniana, Morgassi Superiore, Nicol Bergaglio, Tenuta Grillo buono assai.
La Chiara grande pulizia e ottimi prezzi. La Caplana ok, ma non gloriosa. La Mesma sempre una sicurezza e buon potenziale.
Titillante il Gavi di Dezzani e finiamo con la cantina Giordano Lombardo.
Tutti questi impallidiscono dinanzi ad un vino di caratura superiore, figlio di cura e intuizione prodigiose: il Cortese della cantina Luigi Spertino di Mombercelli, prodotta in quantità limitata, con lunga macerazione sulle bucce.
L’altra faccia del Cortese, un’esplosione incredibile di profumi. Questo è il potenziale del Cortese.
Timorasso
E qui ci addentriamo in un vigneto minato, preda delle guerre civili tra tradizionalisti e naturisti del vino puro, nudo e artigianale.
La dinamica narrativa è sempre la stessa, ma quello che ci interessa è la crescita di questo nobile vitigno, che solo un secolo fa era coltivato per produrre uva da tavola.
Il Timorasso è un vino che da giovane è salato, acido, corposo e profumato il giusto, ma grazie alla sua struttura riesce ad affrontare anni di affinamento e con il tempo diventa balsamico come pochi altri vini.
E così sviluppa profumi terziari e di erbe aromatiche pazzeschi, che lo rendono unico ed intrigante.
Il propulsore della rinascita del Timorasso è stato Walter Massa, il quale ha riposto sconfinata fiducia nelle colline di Monleale, individuando cru e piantando vigneti ad una altezza di 300 metri, in un piccolo paradiso incontaminato.
Il Derthona Costa del Vento e Montecitorio sono due sicurezze, vendemmia dopo vendemmia, ma anche i vini più semplici sono strepitosi.
Molti altri vignaioli hanno seguito le sue orme e dobbiamo dire che molte sono le cantine che andrebbero visitate.
Molto buono e succoso il Timorasso Derthona Pitasso di Claudio Mariotto.
Polposo e affilato il Derthona di Andrea Tirelli.
Pieno e goloso il Timorasso Fausto di Vigne Marina Coppi e poi da provare anche un vino solare, diretto e molto salato come il Filari di Timorasso di Luigi Boveri.
Non male il Derthona Diletto della cantina Pomodolce della famiglia Davico.
Piccola nota: se il Gavi costa 9-15 euro, il Timorasso è su un altro pianeta anche come prezzo: dai 25 ai 40 preparatevi a sborsarli per bottiglie più pregiate.
E non fate i tirchi, perché questo gioiello di vino li vale tutti, fino all’ultimo centesimo.
Favorita
Il Favorita è un vitigno a bacca bianca minore in Piemonte e trova la sua origine e il suo habitat ideale nella provincia di Cuneo.
Diciamo che al di fuori delle Langhe è molto raro trovarlo, a parte pochi ettari in provincia di Asti.
A livello genetico e organolettico è simile al Vermentino e quindi i vini che se ne ricavano sono freschi, minerali, dotati di profumi di agrumi ed erbe aromatiche.
Sfortunatamente non siamo in Liguria e l’influsso del mare non arriva fin sui colli delle Langhe, quindi non aspettatevi tanto dei vini strutturati o pirotecnici, quanto dei discreti vini quotidiani.
Arneis: il re del Roero bianco
Alla sinistra del fiume Tanaro, il confine naturale tra Roero e Langhe, inizia il dominio del vitigno Arneis, protagonista dalla DOCG Roero Bianco.
Questo vitigno è patrimonio piemontese fin dal 1600, anche se è stato vittima di vinificazioni dolci o molto grossolane in passato.
Negli ultimi 20 anni è rinato, quasi come tutti i vini bianchi piemontesi del resto, e ora iniziamo a gustare vini ben fatti, puliti, molto freschi, con scintillanti profumi di agrumi e liquirizia e una struttura media, ma dinamica.
Non è un campione di struttura, ma ha fascino e personalità.
Non ci sono bottiglie di Arneis indimenticabili o da lasciare in cantina per 20 anni, ma tra i vini più interessanti citiamo l’Arneis Bricco delle Ciliegie di Giovanni Almondo e il Roero Arneis di Negre Lorenzo.
Anche l’Arneis Perdaudin e il metodo classico della cantina Negro Angelo meritano un assaggio.
Chiudiamo consigliandovi anche il Roero Arneis di Correggia Mattero e il vigna Trinità della cantina Malvirà.
Asti Spumante
Finiamo in dolcezza con una carrellata di spumanti da dessert: parleremo solo di Asti Spumante, perché il Moscato d’Asti si è meritato una pagina a parte con tutti i dettagli, le migliori bottiglie e tutto il resto.
L’Asti spumante è un vino della gradazione modesta, compresa tra i 7,5 e i 9 gradi, profumi floreali e fruttati netto, buona freschezza e corpo leggero.
Ottimo per abbinamenti con panettone, biscotti, zuppa inglese e dolci al cucchiaio.
Non abbinatelo a dessert troppo grassi o dolci, non è che sia un bazooka come potenza e struttura.
I migliori Asti Spumante che potete trovare in giro sono molti e tutti hanno carattere e grande personalità, sebbene siano vini molto leggeri a livello alcolico.
Vellutato e titillante l’Asti Spumante Valter Bera. Piacevole e setoso l’Asti Spumante Ca’ d’Gal.
Sempre affidabile e docili l’Asti Spumante Casina Fonda.
E chiudiamo con l’Asti Spumante “La Selvatica” La Caudrina molto intenso e pulito, affilato, mai banale.