Erbaluce di Caluso: vino, vitigno, caratteristiche
L’Erbaluce è uno dei vini bianchi più stupefacenti che ci siano in Italia: la sua eleganza, la finezza dei profumi, la sapidità strabiliante e il potenziale di invecchiamento e quindi evoluzione sono leggendarie. Ma a tanta opulenza corrispondono grandi fatiche e attenzioni infinite per coltivarlo e una sensibilità alle malattie sopra alla media. Senza contare che il suo habitat naturale è assai ristretto, quindi ecco che anche la scarsità di reperibilità fa parte del suo fascino.
Ma se vogliamo capire il potenziale e il sapore dell’Erbaluce, prima di tutto dobbiamo approfondire e scavare nella terra dove le viti affondano le radici, perché questo grandissimo vino è figlio di un dato terroir, esattamente come per lo Champagne o lo Sherry o lo Chablis sono le condizioni irripetibili (unite alla sagacia dei contadini piemontesi) che hanno creato un vino immortale.
Storia e zona di produzione dell’Erbaluce di Caluso
Le prime notizie certificate provengono da un grande appassionato del vino dei secoli scorsi, Giovan Battista Croce che nel suo trattato Della eccellenza e diversità de i vini, che nella montagna di Torino si fanno cita l’Erbalus come uno dei più pregiati vitigno del Piemonte. Quindi è un vitigno storico, coltivato da secoli eppure non si è mai mosso dalle provincie di Biella, Torino e Vercelli, anche se la sua patria elettiva è un arco che parte da Caluso, tocca Candia, Cuceglio ed arriva ad Agilè.
E non è un caso che i terreni di questa zona siano particolari, anzi unici: fanno parte dell’Anfiteatro morenico di Ivrea. In parole povere dove oggi scorre la Dora Baltea, c’era un ghiacciaio che ha portato in pianura detriti e rocche che si sono accumulate e hanno sedimentato creando un piccolo paradiso perfetto per la coltivazione della vite. A nord le vigne sono riparate dai venti freddi, le rocce si scaldano e rilasciano calore di notte, donano mineralità al vino, l’altitudine favorisce l’escursione termica che amplifica profumi e acidità. Dopo tutto c’è un motivo se l’Erbaluce è coltivato solo qui o meglio se solo qui diventa un vino immaginifico. Prima di andare oltre vi diciamo che in base alle ultime analisi genetiche, sembra che sia un parente molto stretto del Greco, con cui condivide molte caratteristiche.
Caratteristiche organolettiche dell’Erbaluce
Se osservate un grappolo al tramonto, noterete che è giallo giallo intenso con riflessi rosati di struggente bellezza. Il bouquet è delicato, fruttato, con fiori, erbe aromatiche, mandorle, tiglio e ricordi di miele e rocce. Basta dargli 4-5 anni e diventa un capolavoro: i sentori terziari ed eterei da distillato e malto compaiono con perentorietà, si percepiscono uvetta sultanina, zafferano, ginestre, marzapane, ma non pensate all’esplosività del Gewurztraminer, ma ad un corredo complesso, preciso, nobile.
Al palato l’Erbaluce è fresco, morbido, leggiadro, con struttura e alcolicità non esagerate e una buona sapidità. L’acidità è pronunciata. Come detto è un vino che dà il meglio di sé nel quarto anno di vita, se lo bevete subito è un vino piacevole, ma incompleto.
Tipologie dell’Erbaluce di Caluso
Abbiamo la versione secca chiamato Erbaluce di Caluso, poi l’Erbaluce di Caluso spumante che sta prendendo sempre più piede, grazie alla grazia dei profumi e alla buona acidità.
E infine il passito, la quintessenza dell’eleganza: i grappoli vengono raccolti quando sono maturi e messi su graticci in stile arele o appesi e appassiscono fino a novembre. Quando lo zucchero raggiunge almeno il 29% si possono pigiare i grappoli e così il mosto ricavato affina almeno per 3 anni, 4 per la versione passito riserva.
Quello che si ottiene è un nettare prezioso, evoluto, opulento, dolce e viscoso, ma sempre sostenuto da freschezza stupenda e grande mineralità che donano vitalità al vino. I profumi sono da capogiro: frutta candita, ginestre immerse nel miele, noci, nocciole caramellate, spezie e toni erbacei e medicinali che sembra di entrare in una antica erboristeria, profumi di resina, balsamici. Potremmo andare avanti per ore, ma è meglio che lo assaggiate e iniziate a sognare.
Essendo un vino straordinario, prodotto a costo di immani sforzi, sappiate che prezzo e quantità sono indirettamente proporzionali. Solitamente le bottiglie di questo elisir sono da 0,375 o mezzo litro e costano un occhio, ma siamo ai livelli di Vino Santo Trentino e Vin Santo, Ramandolo, Chenin Blanc, Sauternes. Con i formaggi erborinati è superbo. Tra i vini consigliati il passito Talin della cantina Ilaria Salvetti è un nettare dal fascino leggendario.
Abbinamenti consigliati
Se è secco è splendido con vitello tonnato, spaghetti alle vongole, spaghetti alla carbonara, pad thai. Se è passito provatelo con la torta di mele.