Moscato bianco o Muscat Blanc à Petits Grains: il vino
Il Moscato bianco, anche chiamato Muscat Blanc à Petits Grains in Francia e Valle d’Aosta, o Moscato d’Asti o di Canelli in Piemonte, fa parte della grande famiglia dei Moscati, vitigni aromatici per eccellenza. Come sempre è difficile parlare a livello generale di un vitigno che ha molto volti come il Moscato, anche lo Zibibbo di Pantelleria (l’altro grande protagonista della famiglia) fa parte di questa famiglia, anche se è leggermente diverso e prende il nome di Moscato d’Alessandria, per via della sua provenienza. Ma oggi parleremo solo del Moscato Bianco o Muscat Blanc à Petits Grains, quello che è considerato il più fine e delicato.
Per comodità potremmo dire che i vini bianchi da Moscato Bianco vengono suddivisi in tre grandi categorie: i vini secchi e aromatici, molto freschi e beverini. I vini dolci frizzanti come spumante Asti DOCG, Moscato d’Asti oppure vendemmie tardive e vini passiti dolci da dessert. Generalizzando sono molto vini aromatici, leggeri ed eleganti, dotati di buona freschezza, giocati su suggestioni floreali di agrumi e salvia e non hanno mai una struttura mastodontica, anzi tutto il contrario: la parola d’ordine è leggiadria.
La storia del Moscato Bianco
La sua storia è antichissima, le prime testimonianze scritte risalgono al 1300, ovviamente in Piemonte, patria d’elezione di questo profumatissimo vitigno.
Ci sono svariate leggende sul Moscato bianco, alcuni narrano che già i Greci lo coltivassero e che fosse la celeberrima uva apiana dei Romani, così dolce e irresistibile che le api ne erano ghiottissime.
Altre fonti vogliono che il Moscato venga dall’Oriente e che sia giunto con il ritorno dei Crociati.
Dicerie e leggende a parte, ormai è assodato che la terra d’origine del Moscato Bianco sia la Grecia, dove è coltivato da secoli per produrre grandissimi vini dolci da dessert. I più rinomati sono i Moscati che provengono da Samos, isola mitica, famosa fin dai tempi di Omero per la bontà dei propri nettari, dolci, ma non viscosi. I vini di Samos riescono a mantenere buona acidità, profumi netti e ti seducono con una dolcezza vellutata ma mai stucchevole. Altre luoghi di produzione notevoli sono Cefalonia e Patras, dove invece i grappoli di Moscato Bianco vengono fatti essiccare al sole per concentrare profumi, zuccheri e sapori. Anche in questo caso, nonostante una dolcezza pronunciata, il livello è apprezzabile e la vivacità non manca mai.
Zone di produzione del Moscato Bianco in Italia
Langhe e Monferrato sono le zone più vocate per gli spumanti dolci, con vari comuni in provincia di Cuneo, Asti per arrivare fino ad Alessandria. Il più conosciuto, l’Asti Spumante, il classico spumante profumatissimo, dal colore verdolino-dorato, con bollicine fini e quella irresistibile dolcezza, mai troppo esasperata e una gradazione di 12 gradi al massimo.
Non stiamo parlando di spumanti metodo classico da invecchiamento ovviamente, ma di vini agili e piacevolissimi, di pronta beva, prodotti con il metodo Martinotti, ossia fermentazione in autoclave. Il dramma di questa tipologia è che il mercato è saturo di prodotti scialbi che anno banalizzato, appiattito e industrializzato la piacevolezza del Moscato: li trovate a 3,5 euro al supermercato e sono vini senza anima.
Poi c’è il Moscato d’Asti ancora più leggero, più dolce. Fruttato e morbido, non frizzante di solito ma a volte dotato di leggerissima carbonica, il classico vinello leggero e gradevolissimo per inzuppare ciambella e da accompagnare a biscotti e torte.
Ottimi, dritti e molto minerali i Moscati prodotti in Alto Adige e Trentino, dove escursione termica e mineralità aiutano a produrre vini secchi intriganti e ricchi, ma mai ridondanti.
Citiamo anche il Moscato Passito, da vendemmia tardiva, un vino denso e dolcissimo, speziato, che fa affinamento anche in legno, ingentilito da profumi floreali e muschiati. Lo troverete in molte zone d’Italia, declinato in varie maniere, a seconda della sensibilità del produttore.
Profumi del Moscato bianco
Il Moscato è riconoscibile per il suo bouquet inconfondibile tra cui non mancano mai muschio, pesca, salvia prima di tutto e poi tiglio, glicine, miele, agrumi e fiori bianchi. Negli spumanti sono presenti anche richiami cremosi e zuccherini dovuti ai lieviti.
Il sapore
In bocca è leggero, con una struttura agile ed elegante, ma sempre compatto, con ottima acidità e mineralità appena accennata. Quando si parla di Asti Spumante la parola d’ordine è bevibilità. Quando si parla di un passito tutto diventa più mieloso, maturo, la dolcezza aumenta e assume tratti viscosi, con la frutta che diventa candita e i fiori che appassiscono.
Come servire il Moscato Bianco: temperatura di servizio
Il Moscato punta tutto sulla finezza del bouquet, se stappiamo uno spumante servitelo ad una temperatura di 10 gradi in coppette ampie, in modo che i suoi profumi possano salire direttamente al naso. Il Moscato d’Asti e i vini più semplici in bicchieri che permettano di inzuppare i dolci o aggiungere frutta tagliata. I passiti in piccoli calici, ad una temperatura di 8 gradi.
Abbinamenti cibo-Moscato e Asti Spumante: il re delle torte!
Pur avendo una struttura leggera, l’Asti spumante è, grazie alle sue bollicine, uno dei vini più duttili per gli abbinamenti con i dessert, anche per dolci calorici e impegnativi come cheesecake ai frutti di bosco, tiramisù, zuppa inglese, torta di mele. Evitate torte al cioccolato, ma ben vengano torta di nocciole, torta di carote, la famosa sbrisolona mantovana oppure dei semplici biscotti al cocco. Se è un Moscato passito potete osare e abbinare anche dolci al cucchiaio, cioccolato bianco, budini e panna cotta.