Dolcetto: vino, vitigno, caratteristiche
Il Dolcetto è un vino piacevole, fruttato, di impatto immediato e grande bevibilità, che può essere portato sulla tavola di ogni giorno senza paura di tradire aspettative o di non saper accompagnare le più svariate pietanze.
Ma non dovete chiedere troppo al Dolcetto, è un vino di pronta beva, connotato da grandissima schiettezza: attenzione ciò non significa che non possa invecchiare e maturare, anzi il Dolcetto di Ovada superiore ci dimostra che affinando in botte grande sviluppa un certo fascino, i tannini dopo tutto non mancano a questo vino. Tuttavia non è un vino che punta alla finezza e allo spessore del Nebbiolo e non ha l’acidità giusta per evolvere, salva rarissime bottiglie particolarmente dotate, ma sono le classiche eccezioni che confermano la regola.
Non diciamo questo per denigrare il Dolcetto e il paragone con il Nebbiolo è solo per dire che sono diversi, con caratteristiche all’opposto. Lo diciamo solo perché molti iniziano a proporre Dolcetti affinati o di struttura come se fossero il Nuovo Graal, ma sono solo operazioni di pseudo marketing-vendite per svecchiare quello che in realtà è un vino che va già bene così.
Caratteristiche organolettiche del vino Dolcetto
Mai nome fu più galeotto, infatti questo vino piemontese è certamente fruttato, ma secco e di dolcezza non ne troviamo neanche un filo. Se invece assaggiate un chicco di uva matura il discorso cambia, perché è una delle più zuccherine e succose che ci siano, per cui una delle possibili spiegazioni riguardo al nome è proprio la dolcezza dell’uva.
Il colore è rosso rubino scuro, porporino. Il bouquet molto franco, vinoso: ciliegie, more anche mature e in confettura, fiori, labili accenni terrosi, liquirizia e poi la mandorla, inequivocabile e perentoria a chiudere.
Al palato è caldo, esplosivo, solare, non proprio rotondo, a volte scorbutico, con tannini pieni, poca acidità, ma è il frutto a colpire per la sua immediatezza invitante. Come detto in alcuni casi raggiunge una maturazione più completa, si irrobustisce e smussa gli angoli, ma non sviluppa un terziario troppo complesso.
Storia del Dolcetto
Il Dolcetto è conosciuto fin dal 1600, secolo in cui compare per la prima volta in Monferrato, anche se alcune teorie lo vogliono originario della Liguria. In ogni caso è la base dell’economia delle cantine piemontesi: quando ancora il Barolo era una Cenerentola in attesa della fatina, erano il Dolcetto e la Barbera a sfamare e pagare i conti. Per il semplice motivo che il Dolcetto è un vitigno robusto, che matura presto e non ha particolari problemi ad adattarsi ai climi e ai terreni più svariati. È uno che lotta e non molla, occhi da tigre sempre.
Tipologie e zone di produzione del Dolcetto
Asti, Cuneo, Alessandria, Ovada e ovviamente nella Riviera Ligure di Ponente, dove Piemonte e Liguria si incontrano, ma in questo caso parliamo di un clone, conosciuto come Ormeasco, simile, ma non proprio identico. In ogni caso se è vero che spesso il Dolcetto è il vino entry level di molte cantine, abbiamo alcuni casi in cui trova condizioni ideali, tra cui ricordiamo il Dogliani prodotto in dieci comuni di Cuneo, il dolcetto di Diano d’Alba, DOC limitata solo all’omonimo comune, dove trova alloggio nei famosi 77 sorì, ossia nei versanti con la migliore esposizione. E poi finiamo con una DOCG, il Dolcetto di Ovada Superiore, più strutturato e perciò affinato più a lungo in legno, prodotto in 22 comuni di Alessandria. Se sull’etichetta c’è la menzione “Vigna” significa che è un vino proveniente da vigne di almeno sette anni.
Quali piatti abbinare al Dolcetto
È un vino in grado di accompagnare ogni grigliata di carne, mille piatti come antipasti, primi, dalla classica lasagna al forno per arrivare ai tagliolini al tartufo. vitello tonnato, tortelli di zucca alla mantovana, pollo al curry, ravioli di erbette alla parmigiana, risotto al tartufo, spaghetti alla carbonara. Non sbaglia un colpo, ma non abbinatelo al pesce.