Brachetto d’Acqui: il vino preferito di Cleopatra
Il Brachetto d’Acqui DOCG è l’eterno secondo, il fratello un po’ snobbato del più nobile Asti Spumante, nonostante sia un vino dal passato glorioso, conosciuto fin dal tempo dei Romani, con il nome di Vinum Acquense.
Questo vino era considerato un nettare afrodisiaco, vuoi per la sua dolcezza, vuoi per la soavità, ma sta di fatto che Cleopatra ne era ghiotta e sia Giulio Cesare che Marco Antonio ne libarono parecchie anfore in compagnia della maliarda regina. Ma ben sappiamo che Greci e Romani bevevano in maniera molto diversa da noi, e se era un vino naturalmente dolce ancora meglio, visto che erano soliti tagliare il vino con miele per renderlo più morbido e vellutato.
Certo non esistono prove o documenti ufficiali che il Brachetto sia il Vinum Acquense, questa è solo una leggenda, eppure questo antico vino era dolce e aromatico, proprio come il nostro amico Brachetto: forse è solo un caso o forse è riuscito a sopravvivere ai millenni.
Ma perché ci dilunghiamo così tanto sulla storia del Brachetto? Molto semplicemente perché è l’unica caratteristica suggestiva di questo vino. Sul resto non c’è molto da dire: il Brachetto è un classico vino aromatico e dolce che profuma di rose in maniera incredibile, ma a parte la sorpresa iniziale se non lo si è mai assaggiato, l’entusiasmo svanisce dopo il primo calice.
Non è un vino coinvolgente, ha struttura molto blanda, è fresco e semplice, ma non aspettatevi un vino che abbia chissà che storia da raccontare. Il tasso alcolico è solitamente intorno agli 11,5 gradi e non è un vino che può evolvere, entro l’anno di imbottigliamento è consigliabile consumarlo, soprattutto se è prodotto in versione spumante.
Classificazione del Brachetto d’Acqui DOCG
Abbiamo quattro interpretazioni il vino rosso, lo spumante, lo spumante rosé e il passito. In realtà in commercio si trova praticamente solo spumante, prodotto industrialmente con il metodo Martinotti, non aspettatevi delle rifermentazioni in bottiglia. il vino rosso ha un minimo di 11,5 gradi di alcol, lo spumante 12 e il passito 16.
Uvaggio e zona di produzione del Brachetto d’Acqui DOCG
Il Brachetto d’Acqui DOCG è prodotto solo in purezza, 100% only baby. La zona di produzione è la fascia di comuni compresi tra Acqui Terme e Nizza Monferrato.
Caratteristiche organolettiche
Il bouquet è fine, floreale con mille petali di rosa, piccoli frutti, ciliegie, agrumi, un filo di menta e tantissimi frutti. Al palato è leggero, scorrevole, con perlage mai aggressivo e beva snella. Non è un campione, ma se abbinato ai dolci giusti, come la sbrisolona, non è neanche malvagio. Avete letto bene, il nostro amato Brachetto è una DOCG, un regalo fatto per nobilitarlo, anche se in teoria è un titolo di merito, un riconoscimento riservato a produzioni di pregio. Va bene, lo “beveva anche Cleopatra”, ma dargli la DOCG è una pagliacciata e ancora una volta fa capire quanto poco sia credibile la classificazione italiana.
Ultima nota territoriale che è bello sottolineare per far capire quanto sia forte il legame di questo vino con il territorio piemontese. In pratica le uve devono essere sempre coltivate in Piemonte ma poi la presa di spuma potranno farla anche nelle regioni limitrofe come Liguria, Lombardia, Valle d’Aosta ed Emilia Romagna, terra famosa per la grande qualità di perle enologiche come Lambrusco e Pignoletto… Alla faccia del terroir! Per ora è stato solo modificato il disciplinare, quindi il rosato ancora non è disponibile: attendiamo la pubblicazione in gazzetta e il decreto ministeriale.
Abbinamenti cibo vino consigliati per il Brachetto
Dolcezza e freschezza sono le caratteristiche di questo nettare piemontese, doti che lo rendono particolarmente adatto ad abbinamenti con torta di mele, lingue di gatto, baci di dama, zuppa inglese e ciambella romagnola. A meno che non sia un passito, ricordate che non ha grande struttura, quindi non abbinatelo a cioccolato, cacao o dolci troppo complessi.