Grignolino: vitigno, storia e caratteristiche organolettiche
Il Grignolino è un po’ come gli eroi di Watchman: sono fuori dal giro glamour, non sono azzimati e stilosi come Superman, non sono spietati, perfettini e belli barricati come Batman, non sono simpatici come Deadpool, ma alla fine trasudano umanità da ogni poro. E sono irresistibili e ti affezioni, li ami, perché sono veri e hanno carattere.
Con il Grignolino succede la stessa cosa: un tempo era il Vino piemontese per antonomasia, il mitico chiaretto beverino, quello con uva “ebbasta”, un vino dal colore scarico, ma un’acidità e tannini da paura, un vino tutto polpa succosa, ma molto difficile da domare. La presenza smisurata di semi lo rende un osso duro da vinificare, con tutto quel potenziale tannico che potrebbe esplodere, ma che in realtà è rinchiuso in un’anima delicata e diafana. A tutto questo aggiungete anche che predilige terreni leggeri, le zone con esposizioni migliori e assolate e ci mette molto a maturare e spesso lo si vendemmia a fine ottobre. Insomma è un vino ribelle, sfacciato, uno con cui non è facile andare d’accordo.
Questo è il problema del Grignolino, il paradosso del suo essere in perenne contrasto, questa continua tensione. Trovare un equilibrio è impresa ardua: serve una mano esperta, tanta esperienza e la voglia di fare un grande vino. Il potenziale c’è tutto, i profumi pungenti, il fascino sottile, la freschezza che ti prende a sciabolate il palato con sfrontatezza, la personalità, lo spessore della trama tannica che rende il vino turgido e strutturato, nonostante si presenti con un colore quasi innocuo.
Da dove viene il nome Grignolino?
Il nome caratteristico deriva da grignole, il nome dialettale dei vinaccioli, presenti a dismisura negli acini del grappolo. Molto più suggestiva (ma meno probabile) la teoria secondo cui il nome deriverebbe dal verbo grigné, digrignare: il vino è talmente acido che fa digrignare i denti…
Caratteristiche organolettiche del Grignolino
Il bouquet è elegante e fine, dominato da frutti di bosco, sambuco, fiori e splendide note di pepe bianco. Non è maturo o prepotente, ma gentile e intrigante.
Al palato è pirotecnico, istrionico e tagliente come un rasoio quando è giovane, ma con gli anni tende a mostrare tratti evoluti, uno sviluppo variopinto dei tannini, che assumono sapori terrosi e di liquirizia fenomenali. Se volete un vino burrascoso scegliete le bottiglie di pronta beva, d’annata, se trovate vini più strutturati metteteli in cantina e lasciateli cullare dal tempo: il risultato sarà splendido.
Zone di produzione del Grignolino
La sua patria, nonché dove è stato avvistato la prima volta, è la fascia collinare compresa tra Casale Monferrato e Asti.
Se volete un consiglio spassionato, assaggiate il Grignolino, cercatelo, non è un vinello, è un pezzo di storia e un giorno sarà un grande vino, il potenziale c’è tutto: eleganza, personalità, spavalderia, gli serve soltanto qualcuno che stia a sentire la storia che ha da raccontare.
Abbinamenti consigliati per il vino Grignolino
I tannini ci sono, non è un vino da costata, ma è ottimo con carni bianche, anatra, piatti indiani non piccanti, pesce grasso come rombo, pasta al pesto e molti piatti della cucina piemontese, dove serve acidità per ripulire il palato. Piatti consigliati: paella mista, vitello tonnato, pollo al curry, pulled pork, empanadas, hamburger, filetto alla Wellington.