Vino di Marsala: sapore, storia, caratteristiche
Il vino di Marsala è uno dei patrimoni dell’enologia italiana e nonostante oggi goda di poca fama, tutti dovrebbero tenere una paio di bottiglie di questo vino liquoroso in cantina. E non stiamo parlando del vinello per fare lo zabaione o il tiramisù…
Non è un vino di facile approccio, non è un vino ruffiano o banale, ma dietro la sua splendida e decadente complessità aromatica si nasconde una piccolo capolavoro. Ma soprattutto il vino di Marsala non è un semplice vino dolce: certo c’è il Marsala dolce, ma anche il secco e il semi-secco. Quindi non diciamo che è un vino da dessert, sarebbe una colossale panzana.
Molto banalmente il vino di Marsala lo si considera un Porto italiano, e la storia ci insegna che Mr Woodhouse, attratto da questo vino potente che ricordava il vino Porto, aggiunse dell’acquavite per trasportarlo in Inghilterra dando così origine al mito del Marsala, ma in realtà, vuoi per metodo produttivo, vuoi per sapori e profumi è molto più simile allo Sherry spagnolo. Ma torneremo sulla storia di questo nobile vino, adesso passiamo al metodo produttivo.
Come si fa il vino Marsala?
I grappoli vengono vendemmiati e vinificati, poi ci sono varie strade: si può aggiungere mosto cotto, acquavite o acquavite e mosto cotto oppure, se è un Marsala Vergine, non viene aggiunto nulla: la sua gradazione naturale è più che sufficiente per raggiungere i 18 gradi.
Una volta che il vino è pronto viene messo a riposare in botti da 400 litri, accatastate 3 file poste una sopra l’altra: esatto è il metodo soleras. Mano a mano che le vendemmia si avvicendano il vino passa da un livello superiore a uno inferiore, si riduce, si ossida e si concentra. Ovviamente le botti sono riempite solo per 3/4 per permettere ai cantinieri di riempire le botti con il vino. Quando raggiunge la base ormai è pronto e viene prelevato e imbottigliato. E così il ciclo continua all’infinito e ogni annata si mescola creando una sinfonia incredibile e complessa.
I sapori e i profumi del Marsala vengono definiti marsalati o maderizzati e ciò significa che l’ossigeno ha modificato l’aromaticità del vino: sono quei tipici profumi di nocciole, di frutta secca e di spezie, chiamati nutty in inglese.
E tutto questo grazie alla grande carica zuccherina del vino, alla struttura imponente del vino base, che non sempre ha bisogno di mosto cotto o alcol aggiuntivo. Quindi come vedete il Marsala è un mondo, non un vino, è una tradizione e un modo di vivere e interpretare un territorio. Esattamente come per lo Sherry, il mare con le sue brezze influenza la maturazione del vino e sebbene non ci sia la flor, la famosa muffa che ricopre il vino, il sapore del Marsala è favoloso. Un misto di sapori speziati, maturi, erbacei e salati che turbinano e creano dipendenza. Ma per capire meglio vediamo come sono stati suddivisi i vari tipi di Marsala.
Tipologie del vino e le uve usate per produrre il Marsala
Prima di tutto la suddivisione data dal colore, cambia la pigmentazione ma anche i vitigni con cui sono prodotti: Oro e Ambra sono prodotti con i principali vitigni a bacca bianca, ossia Grillo, Cataratto, Ansonica e Damaschino. Mentre per il Marsala Rubino sono impiegati Perricone, Nero d’Avola e Nerello Mascalese.
Fatta questa distinzione si passa alla lavorazione e all’aggiunta di mistella, mosto o alcol. La mistella è mosto cotto a cui è stata aggiunta dell’acquavite.
Marsala Fine, il primo step: ha 17 gradi e deve fare un invecchiamento minimo di 1 anno. Secco, semisecco o dolce. Il vino è aromatico, speziato, ma non troppo elaborato.
Marsala Superiore, 18 gradi di alcol, 124 mesi di affinamento in botte e anche in questo caso è disponibile in versione secco, semisecco e dolce. Qui si inizia a ragionare: il bouquet è ampio e complesso con suggestioni di agrumi canditi, anice, spezie e una certa eleganza.
Marsala Superiore Riserva, un superiore particolarmente pregiato e strutturato che merita un ulteriore affinamento in legno per esaltarne l’aromaticità: 48 mesi di affinamento in legno.
Marsala Vergine o Soleras: arriviamo al cuore del nostro amato vino, qui il vino ha subito una decisa ossidazione e grazie al passaggio tra varie botti e altri annate sviluppa una carica aromatica pazzesca. I profumi sono intensi, pungenti, floreali, con spezie e liquirizia, cannella. Il frutto che è diventato caramellato, mieloso, ma mai dolce o stucchevole, si percepisce sempre una tensione marina sul palato. Attenzione il Marsala Vergine non è mai dolce, resta sotto i 40 grammi di zucchero per litro. Lo potrete bere anche come aperitivo, con pesce o frutti di mare, esattamente come lo Sherry.
Marsala Vergine Stravecchio o Riserva, quando un vino è particolarmente meritevole si lascia riposare fino a 120 mesi, dieci anni in botte.
Caratteristiche organolettiche del Marsala: sapori e profumi
Abbiamo parlato dei profumi con sono di caramello, miele, canditi e spezie, ma è soprattutto il sapore ad essere intrigante, anzi se non lo avete mai assaggiato è un’esperienza spiazzante. Il termine più calzante è usato dagli inglesi per descrivere lo Sherry e i whisky che affinano nelle vecchie botti di Jerez: nutty. Che potremmo definire noccioloso, di frutta secca come noci, mandorle e tutte quelle del mondo. Ed è questo il suo tratto distintivo: una miscela di profumi e sapori dolci, amari, erbacei con un frutto decadente in soffondo. E non stiamo parlando del Marsala all’uovo per cucinare, il vero Marsala è un altro pianeta. La sua particolarità è la freschezza che si mescola alla ricchezza aromatica, ma non è mai ridondante o pesante, ma si muove pungente, saltella sulle punte come un pugile e ti allunga qualche jab sul naso. Non è un vino banale o codificato, ma un essere vivo, assaggiate il Marsala e allargate i confini del vostro palato.
La storia del Marsala
Il porto di Marsala è sempre stato un nodo cruciale fin dal tempo dei Fenici, che per primi introdussero la viticoltura in Sicilia. Vennero poi i Greci e i Romani, ma i vini di Marsala restarono sempre in auge, grazie alla loro innata forza, dovuta ad un carica zuccherina impressionante. La pratica dei conciare i vini, cioè di aggiungere mosto cotto e poi di farli evaporare risale al tempo dei Romani. Alla fine del 1700 il mercante Woodhouse, decise di spedire alcune botti di vino di Marsala in Inghilterra, ma per evitare che il vino deperisse, aggiunse una buona dose di acquavite. Da quel momento nacque il mito e il Marsala è divenuto con gli anni uno dei vini liquorosi più ricercati e riusciti.
Abbinamenti consigliati per il vino Marsala
Struttura, alcol e suggestioni speziate: tutte caratteristiche che invitano ad abbinamenti difficili come il cioccolato, i tartufi al whisky, i dolci al cucchiaio, ma anche dolci pesanti e ricchi come i cannoli siciliani con ricotta, canditi e pistacchi, cantucci toscani, zuppa inglese, torta di mele.
Se è un Marsala Fino secco abbinatelo alla cucina di mare siciliana.