Il wine tour perfetto: 8 consigli utili prima di partire
Un tour di degustazione di vini può essere un’esperienza divertente ed educativa per gli amanti, sia che siate dei degustatori pro sommelier con il tastevin placcato in adamantio che dei semplici amanti del Tavernello. Davvero, non c’è da fare gli snob, anche una visita alle distilleria Vecchia Romagna, che produce prodotti industriali di bassa qualità, sarà un’esperienza suggestiva che non dimenticherete tanto facilmente.
È un ottimo modo per esplorare diversi vini e conoscere il processo di vinificazione, nonché incontrate gente interessante, appassionata, ma soprattutto legata alla propria terra.
Che tu sia un principiante che sta appena iniziando a esplorare il mondo del vino o un intenditore dal naso da segugio, c’è sempre qualcosa di nuovo da imparare in un wine tour.
Sia che la cantina sia grande, commerciale e turistica come Coppo sia che visitiate un vignaiolo anarchico che produce rifermentati sulle Ande. In ogni caso, assaggerete un pezzo di territorio, entrerete in contatto con tradizione, magnificenza e storia nel primo caso, che con amore e follia creativa, nel secondo.
Ma per preparare il wine tour perfetto, serve pianificazione, attenzione e studio. Certo, potete fermarvi a caso in qualsiasi cantina di Termeno quando tornate dalla settimana bianca, ma non tutte le regioni sono dei paradisi come l’Alto Adige, per cui un minimo di pianificazione è necessaria.
Ecco otto suggerimenti per aiutarti a sfruttare al meglio il tuo prossimo viaggio enogastronomico per degustare vini e prodotti locali.
Una regola da rispettare sempre: mai guidare dopo aver bevuto. Non rischiate e prendete una guida o fate a turno se state via più giorni e condividete la corvée della guida. Un sacrificio si più fare. Se proprio siete socialmente disperati e non avete amici con cui condividete la passione del bere vino in maniera consapevole e moderata, diventate sommelier e andate in giro con i pulmini della vostra delegazione. Gite e occasioni per degustare non mancano mai.
1. Fate delle ricerche e siate curiosi
Prima di prenotare un wine tour, fai qualche ricerca sulle diverse cantine della zona. Volete fare un’esperienza turistica completa, comoda, con degustazioni tenute in sale eleganti e comfy oppure volete andare all’avventura e raggiungere la cantina in bici sulle cime delle Dolomiti?
Leggi le recensioni cum grano salis: non prenderle per oro colato. Le recensioni di siti ridicoli come TripAdvisor sono per la maggior parte finte o scritte da concorrenti acrimoniosi, quindi non leggetele neanche. Quelle di Google sono leggermente più affidabili: in ogni caso, controllate i loro siti Web.
Chi investe nella propria immagine è da lodare. Un investimento in foto, siti, testi e social di qualità, nel far capire cosa fanno, è davvero encomiabile. Anche se la cantina è piccola, non significa che debba aver un sito vix o fatto dal cugino smanettone di 55 anni che vive con la mamma e fa le rievocazioni medievali.
Anche un semplice blog con un diario di vita contadina con foto fate con uno smartphone sono più che sufficienti per dare l’idea. Quintarelli non ha mai avuto il sito web fino a qualche anno fa, ma non tutti i vignaioli sono delle leggende…
Controllate il sito del vignaiolo che vi interessa e guardate se offrono qualcosa di interessante, scavate, guardate i loro social.
Cosa raccontano e come comunicano? Come si pongono? Fanno social con reel tipo feudatario a cavallo in mezzo ai campesinos o hanno le mani da contadino nere e incise dalle intemperie?
È stata del tutto inaspettata e non progettata, ma una delle visite più divertenti che abbia mai fatto fu quella da San Leonardo, cantina esclusiva, di nobile lignaggio, ma di innegabile fascino, gestita dagli eredi dei Gonzaga.
Il conte, vestito di un completo lino ceruleo cucito a mano, ci portò personalmente in giro in jeep in mezzo ai filari infangati in mezzo ad un temporale estivo di inaudita violenza.
Tra raffiche di vento che sradicavano alberi, lampi, appassionate spiegazioni agronomiche, aneddoti di origine millenaria, assaggi dei chicchi, sgommate e derapate nel fango, è stata una delle giornate più divertenti e folli della mia carriera di viaggiatore vinoso. Quindi niente pregiudizi.
2. Pianificate come un castoro che deve costruire una diga
Ma torniamo al nostro obiettivo: il wine tour perfetto. Tutto parte da un piano ben studiato in stile colonnello John “Hannibal” Smith.
È una visita guidata o volete fare il rinfresco di matrimonio a Bolgheri?
Ci sono sotterranei scavati nel tufo oppure la cantina è il garage della nonna? Potete fare scampagnate nei vigneti?
Volete fare un giro a cavallo nella fazenda? A Santa Cruz in Cile, feci una visita di un giorno intero, con galoppata into the grapes, pranzo, giro in treno, festa dell’uva, vendemmia e grigliata serale con camerieri della gleba che ti portavano l’ombrello per non farti prendere il sole.
Un’esperienza da pappone narcos che oggi non farei più, ma ai tempi e con l’euro che valeva quasi il doppio del dollaro è stata una giornata spettacolarmente sui generis.
Quali vini degusterete? Quanti tipi di assaggi offrono?
Basic prosecchino con rape rosse, intermedio con Barbaresco e pecorino di grotta degli unicorni oppure spumanti e sushi servito da geishe ninja?
Non sottovalutate mai le cantine piccole. Sono produttori e naturalmente conoscono il tessuto produttivo più di nicchia, quindi altri produttori di simile caratura.
Altro aneddoto. Siamo da Redondel, produttore eccelso di Teroldego. Passiamo un pomeriggio tra assaggi e vigne, poi ci consigliano agriturismo spettacolare che produce anche miele e un ristorante da urlo: la Vecchia Sorni.
In ogni caso, siate chiari quando telefonate, informatevi e dite cosa volete fare, quanti siete, se la degustazione è sostanziosa o quanto dista un buon ristorante. Sono persone come voi e vivono tutti i giorni il loro territorio. Se possono, vi consiglieranno un buon posto per gustare la cucina locale.
3. Non siate timidi e fate domande: state pagando un servizio
Altro punto fondamentale: abbiate le idee chiare per evitare delusioni. Potreste spendere 50 euro per degustare 3 vini pallidi e assorti e grissini di segatura oppure potreste stare simpatici al vignaiolo e vi inviata e cena e diventate migliori amici. Oppure no. In ogni caso, state andando in spedizione per divertirvi, ma attenzione alle proposte. Molti siti danno la possibilità di prenotare o scegliere online la degustazione che preferite.
Abbiate chiaro cosa volete ottenere dall’esperienza. Stai cercando di conoscere un tipo specifico di vino e vuoi fare una verticale da Emidio Pepe su Trebbiano e Montepulciano a partire dagli anni 70 fino ad oggi? O sei semplicemente interessato a provare quanti più vini possibili durante un addio al celibato di tuo cugino Vincenzo?
Conoscere i tuoi obiettivi in anticipo ti aiuterà a scegliere il tour giusto e ottenere il massimo dall’esperienza.
Un unico consiglio al riguardo. La cantina non è un wine bar, quindi non pretendete il servizio di un locale dotato di tutti i comfort. Senso della misura e cortesia sono necessari per fare una visita in cantina. Siete lì per toccare con mano e conoscere come nasce un grande vino, ma non potete pretendere di assaggiare tutti i vini dalla botte o di organizzare un banchetto nella barricaia con le spogliarelliste.
4. Piccolo è bello, ma non per forza.
Non è lo slogan di noi invidiosi di Rocco Siffredi, ma una grande verità. Non tutte le grandi cantine sono ecomostri che producono spremute di solfiti in stile Valdoca e Santa Margherita e non tutti i piccoli produttori sono artigianali, puliti, sostenibili, anarchici, carismatici, “naturali ed eroici in stile Nigel Pinguet.
Alcuni piccoli usano diserbo e fanno vini orrendi; quindi, non vivete di pregiudizi e siate aperti.
Ancora tiriamo in ballo l’Alto Adige. Non andrete mai a fare un wine tour alla Cevico per sciabolare dei brik sul Rubicone, ma San Michele Appiano, Terlano e molte altre cantine sociali altoatesine offrono esperienze entusiasmanti, ottimi vini tra le Riserve, sale di degustazione e visite fantastiche. Ancora parliamo di Coppo: la visita è su un binario, ma il posto (LOCATION) è a dir poco stupendo.
5. Fai molte domande, ma non fare il sommelier sapientino
Tutti ci fidiamo del nostro medico, amiamo i consigli del nostro personal trainer quando ci scoppiano i quadricipiti sotto la pressa, seguiamo alla lettera i consigli della dietologa quando soffriamo davanti ad una pizza con i cavetti della batteria attaccata ai capezzoli. E di certo non ci mettiamo a discutere su quale tubo, giunto o filo vada usato quando abbiamo idraulici ed elettricisti in casa, ma non si sa come, tanti (troppi) si sentono in dovere di insegnare il lavoro ai vignaioli.
Forse perché producono un bene voluttuario suscettibile di mille interpretazioni e quindi si sentono partecipi del processo, perché magari se usi i lieviti indigeni è più caratteristico, perché se filtri il vino gli togli l’anima, perché la chiarifica con l’albumina uccide il vino.
E poi la malolattica il vino bianco la deve fare, altrimenti gli manca lo spessore ed è una limonata. Insomma, neanche sugli orripilanti brettanomiceti c’è consenso, qualche esperto pensa che sì sono un difetto se presenti in massa, ma danno tridimensionalità e volume più epico-artigianale-bucolico, tipicità e quindi un pelo di brett non è un difetto, quindi tutti si sentono liberi di sparare scellerataggini senza senso.
Ma molto è da attribuire alle manie di protagonismo, alla voglia di essere tutti Gardini per una serata da orgia da Monfortino a Dubai o fare gli scrocconi su Instagram. E una piccola parte di colpa è del metodo di insegnamento schematico e spocchioso dell’Ais italiana, che ha messo i degustatori su un piedistallo e dato una toppa ai bimbominkia e gli ha fatto credere di essere i giudici del vino. Anche se non è colpa tanto del metodo, ma della falsa percezione che si ha del metodo Ais.
Fare il corso ais non dà diritto di critica né ti rende un professionista, non è un lavoro, ma un punto di partenza o un momento perfezionamento per un venditore, un cameriere, un giornalista o un appassionato.
Poi non generalizziamo, ci sono ottimi professionisti, ma è innegabile che negli ultimi anni si pensi solo a fare cassa con corsi e tessere per sfornare pusillanimi che appena hanno fatto il terzo livello, si lanciano in sciorinate da urinale olfattivo, note di degustazione ridicole, che quando sentono una nota ematica evocano “profumi di pioggia pomeridiana su tombino umettato di rugiada alla periferia di Asti”.
Non a caso nel mondo anglosassone, dove si frequenta il WSET, questo problema non esiste e si parte da una posizione di studio e non di giudizio o di interpretazione.
Quindi, prima di tutto rispetto e cortesia. Se c’è una cosa che ho imparato in 15 anni di visite è che un sorriso, umiltà e curiosità sono le chiavi per aprire la porta di un vignaiolo.
Dopo tutto condividete la stessa passione.Uno che fa vino da una vita, non ha bisogno dei tuoi consigli, ma gradirà sicuramente un punto di vista laterale o una critica costruttiva o una domanda stimolante e premierà la tua sete di sapere con la sua esperienza sul campo.
Se è nerd non vedrà l’ora di parlarti delle prove che ha fatto, dei macchinari che usa o non usa, di come è andata l’annata, delle scelte che ha dovuto compiere durante 365 giorni di lavoro, di come la pioggia scorre in 23 modi differenti nel vigneto che hai di fronte, a causa della composizione geologica, di come il bosco influenzi con il proprio respiro le vigne, di come tanti piccoli fattori modifichino le caratteristiche organolettiche dell’uva. Andate a trovare il mitico Bordini di Villa Papiano e incontrerete una delle persone più incredibili e sapienti del mondo del vino.
Il vino vero cambia ogni anno con l’annata e non è sempre facile fare un prodotto impeccabile, ma il bello del vino è questa sua imprevedibilità e si chiama vita.
E queste persone, di solito, sono più che felici di parlare di “dettagli sulla vinificazione”. È la loro passione e ciò che “vivono” giorno per giorno. Quindi non essere timido, chiedi, ma non spingerti in interpretazioni astruse, non sfoggiare la tua sapienza, criticando le sue scelte, l’uso di lieviti selezionati che appiattiscono o minchiate varie. Siete in casa loro e serve rispetto. Nessuno si sognerebbe di venire in casa tua per dirti che le scatolette di tonno si aprono con la forchetta e non con l’unghia del mignolo che ti sei fatto crescere da 5 anni.
6. Degusta con lentezza
Non fate troppe degustazioni di vini in un giorno solo. Lascia un po’ di tempo tra una visita e l’altra di ogni azienda vinicola.
Incontrerai molte persone interessanti e ti ritroverai in ambienti incantevoli; quindi, non correre da un posto all’altro per guadagnare tempo. La degustazione è immersione in una realtà a 4 dimensioni formata da cibo, vino, cultura (paesaggio) e gente, la chiave mancante per godere appieno di un luogo.
Pensate al Piemonte e togliete il vino: sarebbe sempre così affascinante? Certo, architettonicamente sarebbe sempre immaginifico, i paesaggi balsamici, il cibo great, la gente ospitale, ma senza il vino sarebbe come vivere in un mondo senza colori, senza speranza.
Avete presente la serie tv Y: The Last Man (dove tutti gli umani di sesso maschile muoiono), questa sarebbe la variante grottesca e distopica dal titolo W: The Last Wine. Anche solo l’idea di mangiare bagna cauda e plin senza Nebbiolo fa venire i brividi.
Poi se vogliamo fare una critica alla monocoltura vorace e cieca, alla desertificazione, all’impoverimento della terra, all’erosione, alla disboscazione, all’inquinamento delle acque, al piattume imposto dalla monocoltura della vite e alla mancanza di un piano compensativo che favorisca biodiversità e tutela della terra, ok, è vero, soprattutto nelle Langhe, che sembrano la Gardaland del vino.
Ma quello del vino è un settore facile, vive di ossimori, non è sempre facile mediare. Basti pensare allo scontro di interessi e filosofie dietro il consumo stesso del vino…
Sta di fatto, che problemi a parte, il mondo del vino è entusiasmante. Una delle cose grandiose del vino è che è prodotto in zone splendide, ricche di cultura e tradizioni incredibili. E capita molto spesso che il vino sia specchio di chi lo produce, quindi cercate vini carismatici e ci troverete dietro persone carismatiche o almeno molto competenti e appassionate.
7. Prendi appunti e non correre
Il vino bevuto in cantina è più buono, è la prima regola del wine club. L’atmosfera, l’accoglienza, le botti e la temperatura fresca, tutto concorre a creare l’esperienza definitiva, per cui prendetevi un po’ di tempo. Ragionate e sognate, gustate e parlate e lasciate parlare.
All’ultimo Modena Champagne ho assaggiato 100 vini. Una volta per ottimizzare feci una speed run da 200 per fare foto e raccogliere materiale. Dopo il decimo vino nell’arco dei 10 minuti non avevo più sensibilità né lucidità né freschezza nella lingua.
Ogni vino sembrava uguale e ripetitivo. L’assuefazione e la noia imposta dalla ripetizione meccanica sono il peggior nemico della degustazione, sia in cantina che fuori. Sei stato in quattro cantine e hai assaggiato 32 Sagrantini e 10 passiti e poi a pranzo ti fai un panino con porchetta e Grechetto? A fine giornata avrai un foie gras da 15 chili.
Probabilmente risalteranno sia i vini veramente buoni che quelli davvero pessimi, ma che dire di quelli che avevano una caratteristica che ti piacerebbe approfondire? Un’annata piovosa ha dato un vino più acido e leggero, ma magari anche più snello e facile, meno denso. Non tutti vini devono essere delle super nova pronte ad esplodere.
Per questo è importante prendere delle buone tasting notes. Solo note di base, non sto parlando di recensioni che richiedono molto tempo. Solo descrizioni di base delle caratteristiche del vino come l’aspetto, l’aroma, il sapore, la struttura, il finale.
8. Non bere ogni bicchiere: sputa, nessuno si offende
Anche se può sembrare controintuitivo, sputare il vino dopo ogni assaggio è uno dei modi migliori per assicurarti di goderti il tuo tour (e non finire ubriaco ed esposto al pubblico ludibrio).
Sputare può sembrare scortese, ma in realtà è previsto (e incoraggiato) durante le degustazioni di vini. Sputare il vino dopo aver bevuto un sorso ti aiuterà ad evitare di ubriacarti troppo e ti permetterà anche di degustare più vini senza sentirti sopraffatto.
Quindi agita il vino in bocca prima di sputare in un secchio. Questo ti aiuterà a liberare tutti i sapori e gli aromi in modo che tu possa goderti appieno ogni bicchiere.
Non sto dicendo di farlo con ogni vino (dai, dobbiamo bere un po’ dopo tutto), soprattutto se state assaggiando grandi annate, passiti rari e preziosi come i Sauternes o il Madeira del 1777 prodotto in onore del capitano pirata Lazarus Spindike III.
Suggerimento finale: non finire tutto il bicchiere, mai. Tieni un po’ di vino per fare confronti tra annate e vini diversi. Quello che prima ti sembrava grasso o burbero o legnoso, magari adesso è disteso. L’ossigenazione nel bicchiere è fondamentale per dialogare con un vino.
Ascolta il vino: il vino nel corso degli anni cambia, i tannini decadono, l’acidità scema, le spezie aumentano, ma il vino magari è cambiato anche a livello produttivo con un blend diverso. Hanno aggiunto del Merlot ad un uvaggio? Adesso è più morbido oppure hanno puntato di più sull’etratto mano a mano che le vigne invecchiano?
Ad essere onesti, non c’è davvero un modo giusto o sbagliato di fare un wine tour. Approcciate queste attività con un approccio socratico, rispettate il lavoro altrui e siate curiosi e soprattutto e non spendere troppi soldi! Farsi prendere la mano, quando si degusta è un attimo.
E a tal proposito: la degustazione si paga, sempre. Non fate gli scrocconi! Ovvio che se comprate 5 cartoni di vino, il vignaiolo ve la offrirà, ma non fate scenate.
Concluderò con un importante suggerimento bonus, sempre quello: se bevi non guidare. Se fate una gita di un giorno, assicuratevi di aver un pilota sano oppure formate una comitiva o controllate le attività di Onav e Ais della vostra città.
Fare un tour in giornata di 400 chilometri con ritorno di notte, con dell’alcol e la stanchezza in corpo non è un’idea brillante.
Se riuscite state via due giorni oppure organizzate un week end, così vi alternerete alla guida oppure potrete arrivare in loco, parcheggiare e muovervi in taxi. Alcune cantine forniranno i propri minibus se siete in zona, ma in caso contrario potrebbe essere una buona idea informarsi in anticipo sulla disponibilità dei taxi.