Sagrantino di Montefalco DOCG: il grande vino rosso dell’Umbria
Il Sagrantino di Montefalco è il vino rosso che ha reso famosa l’Umbria in tutto il mondo. Ed è anche il vino autoctono che ne rispecchia i profumi e i sapori più veri. Il vitigno Sagrantino cresce solo qui, o meglio è nelle verdi colline attorno a Montefalco e Bevagna che raggiunge i risultati migliori, grazie ad una combinazione di fattori come territorio, clima e la cura dei vignaioli umbri. Siamo in provincia di Perugia.
Un po’ di storia del Sagrantino di Montefalco
La storia di questo grande vino rosso italiano è avvolta nel mistero. Non esistono documenti ufficiali in cui sia citato prima del 1500, anche se ai tempi si trattava ancora di un vino dolce. Come sempre è stato, uomo e vigna hanno convissuto e ogni casa aveva una vigna (anche una sola pianta) di Sagrantino per la produzione di vino per le grandi ricorrenze. Se leggiamo Plinio il Vecchio, scopriamo che la zona di Mevania era famosa per la varietà hirtiola, ma questo a parte indicarci la bontà del luogo per la viticoltura, non ci dice null’altro e ancora non è stato dimostrato che la hirtiola sia il Sagrantino.
Alcuni pensano che sia un vitigno giunto dall’Oriente (Siria) con i pellegrinaggi dei frati Francescani e che i solerti frati si siano accorti subito di quanto fosse eccezionale come vino dolce. Non dimentichiamo infatti che il Sagrantino nasce come vino della festa, da abbinare all’agnello e alla classica torta pasquale umbra. Ma tutto quello che abbiamo è l’assonanza tra sacro e Sagrantino.
Negli anni 80 si inizia a produrre la versione secca e solo negli anni 90 scoppia la moda Sagrantino, abbandona le vesti del vino rustico per assurgere al ruolo del grande rosso. Sono gli anni delle bombe fruttate e il mercato americano si innamora subito. Le colline si riempiono di ceppi fittissimi, la concentrazione del vino si taglia con il coltello e grazie alle sua intrinseca sontuosità cavalca l’onda dei vini muscolosi. Oggi i produttori stanno ritornando ad uno stile più austero e aderente alle caratteristiche del vitigno, meno esasperato. Nel 1992 il Sagrantino di Montefalco, sia secco che passito, ottiene la DOCG.
La zona di produzione del Sagrantino di Montefalco
Nonostante il nome, Montefalco non ha l’esclusiva e il Sagrantino è prodotto anche a Bevagna, Gualdo Cattaneo, Giano dell’Umbria e Castel Ritaldi. Stiamo parlando di 660 ettari, pochissimi per un vino diffuso in tutto il mondo, e questo dimostra quanto il Sagrantino sia legato a questo territorio. Oltre alle grandi cantine storiche, il panorama è molto variegato, con una qualità mediamente apprezzabile e varie interpretazioni, con alcuni vignaioli che osano e stanno virando al biologico. La zona merita più di una gita!
Il disciplinare
Come si diceva il Sagrantino è un vino tannico, tanto che l’invecchiamento è obbligatorio per un periodo di almeno 33 mesi, con almeno 12 mesi in botti di rovere per la versione secca. A cui deve seguire un ulteriore periodo di affinamento in bottiglia di almeno 4 mesi. Ecco il disciplinare.
Caratteristiche organolettiche del Sagrantino di Montefalco DOCG
Il Sagrantino è un vino solenne, pieno, alcolico, dai tannini poderosi: uno dei vini più tannici che esistano al mondo, ma come si fa a riconoscerlo?
Il colore. Quando giovane è rubino scurissimo, inchiostro, da perdercisi dentro. Invecchiano tende al granato.
Al naso offre amarene, piccoli frutti di bosco, note terrose, fiori rossi, china, ma soprattutto anice stellato.
Al palato è pieno e ampio, caldo e di ottima persistenza. Quando lo assaggerete non lo dimenticherete facilmente, la sua trama tannica è tonante, ma seducente. La freschezza non è il suo forte e la mineralità la troverete solo in rari, fortunati casi.
Sagrantino il vino della Pasqua
Queste caratteristiche di potenza e struttura tradiscono la sua natura eucaristica-pasquale. Per quanto l’affinamento sia lungo e riesca a scolpire i tannini e a renderlo morbido, la versione più intrigante rimane sempre il passito. In grado di dare origine a vini immortali, di una complessità inebriante, pieni di sfumature speziate, ricordi di incenso e dal frutto rotondo che passa dalle ciliegie sotto spirito alle prugne mature. Il tutto incorniciato da un tannino vivo che mantiene il vino dinamico.
Temperatura di servizio del Sagrantino
Servitelo in calici ampi, dove possa ossigenarsi lentamente, così non ci sarà bisogno di decantare il vino, ad un temperatura di 16-18. Per le bottiglie molto vecchie, diciamo di 20 anni, si può pensare di arrivare fino ai 20°C.