Fin dall’antichità questo territorio è stato oggetto di contesa, sia per la sua posizione strategica sia per la sua leggendaria fertilità. Le rocche che costellano tutta la regione sono la testimonianza delle guerre e dei popoli che si sono susseguiti nel corso della storia: non esiste un cocuzzolo che non esibisca sulla propria cima un castello o almeno un malinconico rudere.
Per i Romani fu una provincia fondamentale, una delle prime ad ottenere il privilegio della cittadinanza. Nel Medioevo nacquero i primi Comuni indipendenti, molti dei quali ebbero l’ardire di ribellarsi al Barbarossa e muovergli guerra. Bologna vide la nascita della prima università europea e per secoli fu la capitale del sapere giuridico, ereditato dal corpus di leggi romane. Durante il Rinascimento la frammentazione politica in signorie favorì il rifiorire delle arti, grazie alle corti che diedero asilo ad artisti, filosofi e poeti.
Oggi lo spirito belligerante degli emiliano-romagnoli si è placato, ma non spento. Si punta sul recupero delle ricette ataviche, sulla cura dei prodotti ereditati dalla tradizione, come il Culatello di Zibello. Si parla di produzioni limitatissime patrocinate da accademie sorte per garantirne gli elevatissimi standard qualitativi. E la stessa premura è stata riposta nella salvaguardia dei tesori che sono i centri storici cittadini, oasi in cui è possibile rivivere in tranquillità i secoli trascorsi.
Ogni intenditore sa bene che sono i sedimenti, strato dopo strato, vita dopo vita—anche quella di una conchiglia!—che creano un terreno adatto alla crescita della vigna, e difficilmente troverete un luogo in cui l’alternarsi del tempo e dei grandi personaggi della Storia abbia esercitato un’azione altrettanto benefica.
A Ravenna e ai suoi mosaici bizantini fanno da contraltare gli Appennini romagnoli, dove sorgono castelli, terme naturali, ristoranti con stelle Michelin e nebbiosi monasteri in cui i monaci preparano, secondo rituali segreti, elisir a base di erbe medicinali. Il tutto accompagnato da un calice di Sangiovese di Romagna, ovviamente.
La trinità della P, ossia, Parma, galassia del gusto, dell’architettura romanica e dell’antiquariato; Parmigiano, il re incontrastato dei formaggi; e il Prosciutto, unico e inimitabile nel mondo, a cui tradizionalmente si abbina la Malvasia dei colli parmensi.
E ancora potrete passeggiare sotto i chilometrici portici di Bologna, a caccia delle cento torri che le famiglie aristocratiche fecero erigere come residenze fortificate e per dare lustro al proprio nome. Se riuscite, inframmezzate qualche pausa nei ristoranti della tradizione emiliana, che presenta richiami della cucina rinascimentale.
Oppure andate sul classico: semplici, squisiti tortellini accompagnati da un bicchiere di Lambrusco! Intorno a queste specialità c’è ancora oggi una disputa tra Bologna e Modena, che ricorda gli antichi scontri tra i due comuni.
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