Chianti Classico Riserva 2015 Vigna Barbischio di Maurizio Alongi
Il Chianti Classico Riserva 2015 Vigna Barbischio di Maurizio Alongi è un vino splendido, roccioso, puro, sfacciato che non guarda in faccia a nessuno. Ve lo diciamo subito: è uno dei migliori Sangiovese che abbiamo assaggiato negli ultimi tempi, è un vino naturale, ma non ci sono puzze, riduzioni o altre imperfezioni.
Ci piace da morire perché è ancora altamente imperfetto, ma nasce nella maniera più pulita e nitida possibile. È un vino tannico che ti aggredisce, ma sotto sotto c’è la polpa del Chianti di spessore, c’è tutta la nervosa esuberanza del Sangiovese di razza, è un vino che va ancora domato.
Ma come è un Chianti Classico annata 2015 e ancora non è pronto?
Non solo non è pronto, ma se frega e questo è un vino che tra 10 e 20 anni sarà un capolavoro, perché nasce da una materia incredibilmente concentrata, l’estratto morde e taglia la lingua, ma l’impostazione tende all’eleganza.
È un compromesso che accettiamo volentieri: giovinezza scorbutica e ribelle, che poi diventerà grande ricchezza aromatica con gli anni.
Non è un vino per tutti, non è un vino per chi non sa aspettare, non è un vino per chi vuole bevute immediate o non vuole pensare il vino prima di berlo. Questo è un vino vero e vivo che va trattato come tale. Appena bevuto ti allontana, ma poi lo assaggi ancora e noti che la stoffa c’è, la persistenza è pazzesca, i tannini cercano di piegare la tua volontà e ti tengono in ostaggio la bocca, ma poi si apre e intravvedi un futuro radioso.
Ok, ma qualche illuminato potrebbe dire: tenetelo in cantina ancora e poi vendetelo quando è pronto. Maurizio Alongi è un enologo, un produttore artigiano e non può fare stoccaggio, questa è la realtà, ma non cambia di una virgola il valore dei suoi vini.
Ci è piaciuto molto, è un vino coraggioso che si candida come esempio di grande Chianti Classico alla faccia delle spremutine di ciliegie e viole che si trovano in giro e che ammorbano il Chianti Classico con la loro anonima prevedibilità gustativa, questo ha una consistenza e una superbia graffiante che molti soltanto sognano. Un vino con gli attributi.
Il bouquet
Naso austero, terroso, con ciliegie che affogano in liquirizia, rabarbaro, rocce e menta. La dominante oscura e terrosa è preponderante, ma lascia spazio ad un frutto cristallino e già etereo. Persistenza ottima, varietà buona, pulizia senza la benché minima sbavatura.
Il sapore
In bocca è coerente con il naso, la sapidità e la freschezza sono guizzanti, il frutto è tagliente, appena maturo, ma mai muscoloso, anzi il tono è asciutto e squillante. I tannini sono senza pietà, al limite del sadomaso, prendono d’assalto il palato, ma poi il vino si apre e lascia trasparire tutto il suo potenziale aromatico, fatto di freschezza rocciosa, di strati di frutta che si mescolano a mille sapori di terra, bosco, funghi e tè. Le spezie sono in sottofondo, appena accennate, donano un tocco morbido, ma non fanno del make up pesante. L’equilibrio è ancora lontano, ma ciò non toglie che questo sia un grande vino, nato per sfidare i decenni, di vecchia impostazione forse, la piacevolezza deve ancora arrivare, ma il potenziale è molto alto. Finale infinito di rabarbaro.
Abbinamenti consigliati
È un vino carnivoro e il rapporto con i tannini migliora se lo stappate per cibi succulenti, pizza margherita, vitello tonnato, pollo al curry, costine con salsa barbecue, lasagne al forno, pulled pork, hamburger, filetto alla Wellington, paella.