Chianti Classico: il vino rosso toscano con una storia che risale al 1398
Il Chianti Classico è il vino che ha reso famosa la Toscana in tutto il mondo. In origine, ancora il bando del vecchio Cosimo III de’ Medici, comprendeva solo la zona centrale dei tre piccoli comuni di Gaiole, Radda e Castellina, oggi va da Firenze fino a Siena, dai 250 metri di altitudine fino agli 800 della zona est vicina ai monti del Chianti, a nord ovest di Radda, con una variazione di suoli impressionante: dal calcare al tufo, al famoso galestro, alla roccia.
Gli itinerari enogastronomici nel Chiantishire sono infiniti: in questi 7000 ettari modellati dalle continue guerre tra Firenze e Siena e dai grandi personaggi del Rinascimento, si succedono cantine, castelli, dolci colline dal profilo paffuto e una serie di prodotti simbolo della gastronomia italiana, tra cui ricordiamo solo l’olio di oliva, i cantucci e la finocchiona.
Zona di produzione del Chianti Classico
I comuni in cui è possibile produrre Chianti Classico: San Casciano Val di Pesa, Greve in Chianti, Tavarnelle in Val di Pesa, Poggibonsi, Barberino Val d’Elsa, Castellina in Chianti, Radda in Chianti, Gaiole in Chianti e Castelnuovo Berardenga. Come riconoscere una bottiglia di Chianti Classico? Non potete sbagliare: se vedete lo storico marchio del Gallo Nero, avete tra le mani una bottiglia approvata dal Consorzio.
Caratteristiche organolettiche del Chianti Classico
Come riconoscere un Chianti Classico? I vini prodotti nel Chianti sono rotondi, freschi, leggiadri ma molto equilibrati alla degustazione; con spiccati profumi di ciliegia, mora, sottobosco, con una struttura sfaccettata, ma mai troppo corposi, cosa che li rende incredibilmente versatili nell’abbinamento con il cibo. La parola d’ordine quando si parla di Chianti è freschezza.
Il panorama del Chianti è estremamente variegato per cui è difficile tracciarne un profilo esatto, dipende molto dalle scelte fatte in vigna, dal terroir e dallo stile del vignaiolo, quello che rimane costante è una qualità media abbastanza buona.
Tipologie di Chianti Classico
Con l’intento di rendere sempre più particolare e aderente al territorio questa tipologia di vini, sono stati suddivisi in Chianti Annata, Riserva e Selezione. Il Chianti Classico base è un vino fresco, da bere entro pochi anni, che si distingue per bevibilità, note di viola e amarene e una buona vivacità. Non è richiesto alcun affinamento in legno.
Abbiamo poi il Riserva, un vino più corposo e strutturato, che per disciplinare deve fare affinamento in botti di legno. Il Riserva ha caratteristiche più complesse, un bouquet fine ma intenso, con spezie e ritorni terrosi che si intrecciano ad un frutto evoluto. Potenziale di invecchiamento di 6-7 anni abbondanti. Finiamo in bellezza con il Chianti Classico Selezione, nato dall’esigenza di identificare e valorizzare le zone viticole più vocate, dove vengono prodotti vini di estrema finezza e grande aderenza al territorio.
Quali vitigni sono presenti nel Chianti Classico?
L’antica ricetta del barone Bettino Ricasoli prevedeva che fosse composto da Sangiovese in blend con Canaiolo, Mammolo e una piccola percentuale di Trebbiano aggiunta per addolcire il carattere scorbutico del Sangiovese. L’uso del Trebbiano è stato ufficialmente abbandonato nel 2006 e oggi il disciplinare ammette altri vitigni internazionali, ovvero Merlot, Cabernet Sauvignon e Syrah. Da disciplinare il Chianti Classico deve avere un 80% minimo di Sangiovese e un anno di affinamento, due per il Chianti Riserva.
Sottozone del Chianti Classico
Nel 2021, il Chianti Classico DOCG ha introdotto ufficialmente le Unità Geografiche Aggiuntive (UGA), suddividendo la denominazione in 11 sottozone che esprimono le diverse caratteristiche del territorio e del vino prodotto. Ogni sottozona ha un’espressione unica del Sangiovese, influenzata da suolo, clima e altitudine.
Ecco una panoramica delle principali UGA e le caratteristiche dei vini che vi si producono:
- Greve in Chianti: Situata nel nord della denominazione, questa zona produce vini equilibrati e fini, con una spiccata freschezza. I vini di Greve sono eleganti e di medio corpo, perfetti per chi cerca un Chianti più accessibile in gioventù.
- Gaiole in Chianti: È una delle aree più ampie e variegate del Chianti Classico. I vini di Gaiole tendono ad essere più robusti e strutturati, grazie a suoli più complessi, con note marcate di spezie e tannini ben definiti. Ottimi per l’invecchiamento.
- Radda in Chianti: Radda è rinomata per la produzione di vini freschi e aciduli, caratterizzati da una notevole finezza aromatica. Questa zona produce alcuni dei Chianti più longevi, con un’acidità che supporta perfettamente il loro potenziale di invecchiamento.
- Castellina in Chianti: I vini di Castellina sono noti per la loro potenza e intensità aromatica. Situata in una zona di transizione tra le influenze marittime e continentali, Castellina offre vini con profondità e ricchezza di sapori, particolarmente adatti a un lungo affinamento.
Altre UGA
Le altre sottozone comprendono Panzano, nota per i suoi vini complessi e densi, e San Casciano, che produce vini più morbidi e fruttati grazie a un clima più mite.
Abbinamenti cibo vino con il Chianti Classico
Il bello del Chianti è la sua grande capacità di abbinarsi al cibo. Il segreto è la freschezza, che permette di accompagnarsi a svariate pietanze, dalla carne al pesce.
Anche un Chianti senza pretese è ottimo se abbinato non solo ad una bistecca alla fiorentina, ma anche a sughi di pomodoro, grigliate di pesce azzurro e ovviamente ai classici piatti della tradizione toscana come caciucco alla livornese, zuppa di fagioli bianchi, peposo, trippa alla fiorentina e un bel piatto di pici al ragù di Chianina.
Se avete stappato un Chianti Riserva potete abbinarlo a piatti sostanziosi come pollo al curry, pulled pork, empanadas di carne argentine, hamburger. Se vogliamo restare in Toscana per assaporarne la splendida e pepata cucina, scegliamo una bella fetta di Pecorino di Pienza, salumi come la finocchiona o il cibreo, la famosa zuppa di fegatelli e creste di gallo tipica di Firenze.
Temperatura di servizio del Chianti Classico
Se dovete servire un vino leggero e giovane optate per una temperatura di 18 °C, che possono arrivare a 16 °C in estate. Per i vini complessi e strutturati con affinamento in legno, la temperatura di servizio è quella classica di 20 °C. Se dovete servire un vino di pregio di oltre 15 anni stappatelo in anticipo, ma non decantatelo, la repentina ossigenazione rischierebbe di stroncare il vino.
Storia del Chianti Classico
Il Chianti Classico ha una storia antica che risale al XIII secolo, quando la regione del Chianti, situata tra Firenze e Siena, era contesa tra le due città-stato per il controllo delle sue terre fertili e strategiche. I primi riferimenti al vino Chianti risalgono al 1398, quando i mercanti fiorentini iniziarono a citare il vino prodotto in questa zona.
La Lega del Chianti
Nel 1384, la Lega del Chianti venne formata per regolare la produzione del vino e difendere il territorio. Simbolo di questa associazione era il celebre Gallo Nero, che oggi rappresenta il marchio ufficiale del Consorzio del Chianti Classico.
La Definizione Ufficiale del Chianti
La storia moderna del Chianti inizia con il bando del 1716 del Granduca Cosimo III de’ Medici, che delimitò per la prima volta l’area di produzione del Chianti Classico. Questo decreto è considerato il primo tentativo di creare un sistema di denominazioni protette in Europa. La zona originaria del Chianti comprendeva i comuni di Radda, Gaiole, Castellina, e Greve.
La Formula di Bettino Ricasoli
Nel XIX secolo, il barone Bettino Ricasoli, uno dei pionieri dell’enologia toscana, creò la famosa ricetta del Chianti, basata principalmente sul vitigno Sangiovese, integrato da Canaiolo e altre uve locali. Questa formula gettò le basi per il Chianti moderno, facendo di Ricasoli uno dei padri fondatori del vino toscano.
Evoluzione Moderna e DOCG
Nel 1932, il termine “Chianti Classico” venne utilizzato per distinguere il Chianti prodotto nella zona storica rispetto a quello delle aree circostanti. Il Chianti Classico ha ottenuto la DOCG (Denominazione di Origine Controllata e Garantita) nel 1984, la più alta classificazione del vino italiano. Negli ultimi anni, con l’introduzione delle Unità Geografiche Aggiuntive (UGA), la denominazione ha ulteriormente valorizzato il legame con il terroir.