Chianti Classico Riserva DOCG Il Poggio 2013 Castello di Monsanto: prova d’assaggio
Il Chianti Classico Riserva DOCG Il Poggio 2013 Castello di Monsanto è un buon vino, polposo, intenso, speziato, pensavamo che fosse un po’ meno esplosivo e più austero, ma alla fin fine siamo nel Chianti Classico, baby! Una terra solare e famosa per la rotondità del frutto che assume il Sangiovese in queste ridenti colline, ogni cosa è illuminata e molto cigliegiosa.
Forse è complice l’annata calda, tuttavia ci si aspettava qualcosina in più per finezza e meno stilizzazione data dal legno. Il vino è buono certamente, a tratti ottimo, non ci sono sbavature, ma rispetto al fratello Poggio 2012 Castello di Monsanto, questo ci sembra molto più muscoloso. Da un lato siamo contenti che i vini seguano l’andamento dell’annata, è segno di artigianalità, dall’altra tutta questa fisicità tende alla marmellata in maniera esagerata e la sottigliezza del vino ne risente.
Attenzione non vogliamo essere critici o sputare nel calice a tutti i costi è solo che quando una bottiglia inizia ad avere un costo non proprio popolare, 42-45 euro, anche le aspettative levitano di pari passo. Siamo sinceri: se trovate l’annata 2012 di questo vino fatela vostra e mettetela pure in cantina, ha un potenziale di invecchiamento molto maggiore rispetto al 2013, sicuramente più rubicondo e focoso.
Il vino proviene dai rinomati vigneti della Val d’Elsa, dove il Castello di Monsanto produce con grande successo dagli anni 60 del secolo scorso, un terra splendida dove boschi, vigneti, ulivi si alternano in una paesaggio favoloso, se non fiabesco. E tra tutti gli splendidi vigneti della cantina spicca “Il Poggio”, da cui proviene questa nobile riserva, prodotta solo nelle annate più favorevoli. È un blend sapiente che si compone di 90% Sangiovese, 7% di Canaiolo e 3% di Colorino; affina per 20 mesi in botti di rovere francese. Come vedete è una piccola opera d’arte, non il solito Chinati spensierato da stappare per i pici al ragù e quindi anche il prezzo è giustificato. La qualità è innegabile.
Il bouquet
Naso classico con alloro e ciliegie che si perdono in una danza frenetica. I toni del frutto sono maturi, densi con prugne cotte che emergono da un mare di viole con in sottofondo note di spezie dolci e altre splendide più balsamiche e pungenti. Finale pulitissimo, terroso con grafite. Persistenza notevole.
Il sapore
In bocca ha gusto ampio, ancora molto fresco e tenace con sapori di agrumi, la sapidità è deliziosa, i tannini fanno presa e non scherzano, ma sono di grana fine. Nel complesso è pieno, che si muove con spirito vivo e solare; il frutto è maturo e coinvolgente, leggermente ingombrante, ma l’eleganza del tratto è indiscutibile.
Concludendo è un ottimo Sangiovese, paffuto, ma dal taglio tipico, dotato di grande naturalezza espressiva, anzi quasi unplugged come vino. Bevuto adesso è buono, ma con qualche anno di affinamento in bottiglia saprà trasformare tutto questo estratto e questa vivacità fruttata in eleganza e sapori più evoluti.
Prezzo
42-45 euro.
Abbinamenti consigliati
Piatti succulenti e saporiti come stracotti, selvaggina, crostini toscani, pizza margherita, vitello tonnato, pulled pork, hamburger, filetto alla Wellington, paella.