La classifica dei migliori vini naturali da bere almeno una volta nella vita
Vogliamo parlare di vini naturali come se piovessero, vogliamo ammorbarvi con una bella classifica dei vini naturali da non perdere. Prenderemo in considerazione eleganza, tipicità e rapporto qualità prezzo. Troppo facile mettere tutti i vini di Radikon, Castellada e Gravner: i vini imperdibili li conosciamo tutti. Certo ne metteremo alcuni, ma ci vogliamo concentrare sulle new entry, sui piccoli produttori (emergenti e già stagionati) e su giovani naturisti artigiani del vino vero (frase che tra un po’ troverete in bocca anche a Malgioglio).
A parte gli scherzi, questa non è una lista dei vini da comprare, ma solo un tentativo di farvi conoscere produttori seri che lavorano bene, fanno vini interessanti, tipici, non puzzolenti e che sono venduti ad un prezzo equo. La selezione delle bottiglie non lascia spazio a puzzette, bret o altri flatulenti suggestioni da stalla, solo roba buona senza difetti.
I vini naturali non esistono
Questa selezioni di vini non è solo una ricerca del buono etico e naturalmente sostenibile o del buono estetico e gustativo. No, questa classifica è uno spunto per farvi ribaltare il mondo del vino. Ripartiamo dal vino vero, quello che è davvero succo spremuto e non artificio da cantina patinata o succo trasformato da culturismo enologico con barrique, concentrazioni siderali, lieviti alieni, tannini in polvere, albumina e altre porcherie correttive. Cerchiamo la persona dentro il vino, il gusto di una bottiglia da finire, non solo da annusare, non solo l’estetica o gli esercizi di stile. Cerchiamo anche gli spigoli, l’asimmetria del palato, il coraggio senza però il brivido dell’abisso.
Bene, detto questo, ecco la lista definitiva dei vini naturali che ogni appassionato (e hipster) dovrebbe sciabolare con i mikado. Chiaramente la lista è in continuo divenire e non esaustiva, aggiungeremo vini ad oltranza e non abbiamo la pretesa di scolpire le 12 tavole del vino naturale, adesso andate la fuori e iniziate a stappare!
Al Sole Del Mattino, Vino Rosso di Ferraro Maurizio Vignaiolo
I vini di Ferraro sono tutti buoni, puliti, dotati di precisione, tipicità e grande bevibilità. Non ci sono lavorazioni forzate, il vino è specchio di territorio, vitigni (in questo caso Ruchè e Grignolino) e la sensibilità del vignaiolo. Questo Al Sole Del Mattino ci piace assai, è un tutto in campagna, un vino rosso snello, verace e beverino, ma che ha carattere e profondità aromatica che si dipana su note di fiori, sottobosco ed erbe aromatiche. Struttura media e ottima freschezza, tannini di seta. Un vino naturale da provare per cambiare punto di vista sui vini piemontesi, non esistono solo Barolo, tannini e botti centenarie.
Bamboo Road 2016, Stefano Legnani
Un vino splendido di un piccolo artigiano del vino ligure: Legnani è un mito, uomo appassionato, sempre alla ricerca della tradizione che riesce poi a tradurre in vini piacevoli, complessi, ma mai difficili. Questo Bamboo Road è un blend di Vermentino, Albana, Malvasia di Candia e Trebbiano e la somma è infinitamente superiore alle parti. C’è armonia, pulizia, eleganza, slancio minerale e una profondità aromatica pazzesca. Il vino è denso, ricco di salsedine e richiami di erbe e fiori, ma nel complesso compatto e diretto. Va per la sua strada e non si cura di make up o piaggeria, ma picchia duro e ha tanto spessore. La struttura, la mineralità e la freschezza lo candidano come vino da invecchiamento, ma già adesso è splendido e solare. Uno dei migliori vini naturali che trovate in commercio. 5 giorni di macerazione, lieviti autoctoni, 0 filtrazioni, 0 legno, pochissima solforosa.
Garganuda Soave Vulcano 2016
Più che un vino è un succo rinfrescante, una bevanda appena alcolica, ottima per rinfrescarsi e forse questo ritorno alla semplicità sarà per molti spiazzante. Non è il solito Soave paglierino, strutturato dalla concentrazione spasmodica e pomposa, anzi è un sussurro, un vino efebico e leggero, snello, ma che una volta assaggiato, si finisce la bottiglia. Fiori, camomilla, pera, richiami leggeri di miele e mela. Tutto declinato con delicatezza. Solfiti aggiunti praticamente nulli, corpo snello, bevibilità da urlo. Niente trucco, niente filtrazioni, nessuna aggiunta o chiarifica, solo succo fermentato in maniera impeccabile. Ancora una volta vi proponiamo un vino che non è sconvolgente, ma è da bere e vi farà cambiare punto di vista, soprattutto in una zona stilizzata e statica come quella del Soave.
Arcaica Albana Paolo Francesconi
Il vino più estremo e radicale di Francesconi (aedo ante litteram del vino naturale romagnolo) è un ritorno al passato, alla vecchia maniera, un’Albana che fa 60 giorni di macerazione in acciaio e anfora. Il risultato è un vino tannico, fruttato e molto denso, opulento a tratti, ma mai ridondante. Anzi ha una sapidità splendida che lo mantiene vigoroso e voluminoso. Non di facile approccio, da bere mai freddo, è praticamente un rosso a tutti gli effetti. Se volete un vino dolce indimenticabile, assaggiate il suo Centesimino passito.
Giuseppe Cortese Barbaresco Rabaja 2013
C’è bisogno dirlo? Il Barbaresco Rabaja di Giuseppe Cortese è uno dei migliori Barbareschi, un vino fatto alla maniera tradizionale: etereo, tannico, fine, dotato di eleganza sopraffina e un sinfonia di profumi terrosi che si intrecciano a frutti di bosco e fiori. Botti grandi, in cui fa affinamento per 20 mesi, più dieci in bottiglia, nessuna filtrazione o chiarifica, lieviti indigeni e tanto amore in vigna. Più che un vino è un atto di amore per le Langhe. Un vino strutturato, giustamente tannico, ma fine e tagliente, lontano anni luce dalle mode dei vini pompati e muscolosi. Potenziale di invecchiamento di decenni, un vino immortale. Quando il Nebbiolo diventa arte.
Montepulciano d’Abruzzo Praesidium 2010
Da anni siamo fieri sostenitori della cantina Praesidium, una piccola realtà incastonata tra le vette dell’Appennino abruzzese, nei pressi di Sulmona, a Prezza. Il loro Montepulciano è oro liquido: espressivo, a tratti scorbutico, ma sempre disteso, elegante, pieno, denso di profumi, pieno di estratto. Il tratto però è elegantissimo, i toni balsamici e minerali screziano una concentrazione sostanziosa, ma che punta sempre su naturalezza espressiva e austerità. Non è una cantina per marmellate o barrique: solo botte grande, uva sana di incredibile qualità, lavoro di zappa e tanto amore per l’Abruzzo. Una delle migliori cantine naturali d’Italia per impegno, aderenza al territorio e grande umiltà.
Trebbiano d’Abruzzo 2015 Emidio Pepe
Restiamo in Abruzzo per stappare ancora un altro grande vino bianco: il Trebbiano di Emidio Pepe. Potremmo parlarvi dei suoi profumi di agrumi, di erbe e timo, ma il fatto è che è un vino colossale per pienezza, eleganza e naturalezza di beva. Pigiato con i piedi, senza lieviti, senza filtrazioni, sta qualche mese in cemento e poi rinasce in bottiglia. Senza mezzi termini è uno dei vini bianchi italiani più carismatici e affascinanti che trovate in commercio. Ha tutto: profumi inebrianti, corpo, finezza, bevibilità, aderenza con il terroir abruzzese di mare e montagna e una lavorazione pulita. Non è un caso se i vini di Pepe possono invecchiare per anche 20 anni: la stoffa c’è e rende il vino vivo.
Cappellano Barolo Otin Fiorin Pie Franco 2012
Nel firmamento dei vini naturali Cappellano svetta tra i produttori di Barolo per tipicità, austerità, intensità e naturalezza di profumi e sapori. I suoi vini sono tutto tranne che omologati, vecchio stile, affinati in botte grande per anni, senza fretta. Se volete scoprire il vero sapore del Barolo, provate l’Otin, un campione di terrosità e frutti di bosco. Già etereo ed elegante, non rinuncia a volume e tannini poderosi, pur avendo una beva da paura, anche in piena estate. Il Barolo Chinato Cappellano poi è da applausi.
Casa Belfi Colfondo anfora Prosecco
Da anni non beviamo prosecco, se non alcuni naturali e colfondo. Sinceramente il resto delle milioni di bottiglie sono di una banalità straziante: omologate, piatte, storpiate da lavorazioni intensive e lieviti che sanno di Last al limone e Big Fruit. Una delle poche bottiglie che danno speranza è il vino frizzante di Casa Belfi. Non lo chiamano neanche prosecco… Ha volume e grinta, polpa, sale e beva eccellente.
Teresa Cascina Tavijn
Un Ruchè pulito, semplice, molto fruttato e poco speziato per fortuna. HA bevibilità, freschezza titillante e un discreta varietà. Sempre buona anche la Barbera Bandita.
Merlot 2001 Radikon
Semplicemente uno dei migliori vini mai prodotti. Questo Merlot scardina ogni cliché sulla banalità del Merlot, che follemente viene considerato un vino soffice e morbido. Questo è austero, pieno di pece, tracce terrose e ha un frutto già etero di profondità unica, ma non scivola mai nel surmaturo. Tannini rocciosi, ma di seta, complessità esaltanti, ma che rifugge ogni stilizzazione. In poche parole è un capolavoro, come tutti i vini di questa grande cantina. Se avete la pazienza di far riposare il vino in cantina, saprà regalarvi momenti indimenticabili.
Christian Tschida Laissez Faire 2015
Passiamo ad un talebano del vino naturale, questo Pinot Bianco viene vinificato in tini di legno e poi non subisce alcun intervento. Il risultato di questa annata 2015 è ancora in nuce: è un vino scomposto e spigoloso, ma di grande respiro. Lo inseriamo lo stesso perché il potenziale è molto alto, ma al momento deve trovare ancora equilibrio e un baricentro più calibrato. Certo sapidità e freschezza sono favolose, la gamma dei profumi è esaltante. Pensate ad un banale Pinot Bianco e moltiplicate per mille, aggiungete mandorle tostate, menta, un eden di fiori, erbe aromatiche a non finire. Lo spettro aromatico è vario e sfacciato, appena ossidato, ma con grazia, l’intensità sfida il palato, ma i segni di un grande futuro ci sono già tutti.
Catartico 2015 Longarico
Un vino straordinario, un Cataratto in purezza che scalcia e racchiude in sé tutti i profumi e i sapori della Sicilia, dal mare, alle ginestre, alle mandorle, passando per intriganti profumi di macchia mediterranea. Corpo statuario, sapidità eccelsa, grande respiro aromatico, pulizia incredibile e tanta polpa. Giocato su maturità del frutto e sale. Capolavoro di Sicilia. La recensione.
Trebbiano azienda agricola Casale
Il Trebbiano della cantina Casale è un vino splendido per espressività, intensità ed eleganza. Ha forza, struttura gagliarda e pur non essendo proprio fine, si mantiene sempre pulito e preciso. Diciamo che la lunga macerazione ne ha esaltato il lato aromatico, ma senza creare problemi di equilibrio. Strano, ma neanche troppo, che molte cantine naturali, e questa è anche biodinamica, scelgano di vinificare il Trebbiano, dove in altri lidi invece è un vino di pianura dove fa pochi gradi, è scialbo e non ha nulla di interessante. Sì, stiamo parlando della bassa Romagna, regno della mortificazione del Trebbiano… Ma non temete questo Trebbiano è una bomba e sia il 2014, il 2012 e il 2008 sono uno più buono dell’altro. Cambia lo spessore, ma il cuore è sempre quello: tanta polpa, frutta gialla matura, ma mai surmatura, fiori a non finire, miele, cannella, ma udite udite questo vino non fa affinamento in legno, ma solo acciaio. E ha una struttura e una complessità da urlo. Ce ne fossero di più di questi vini. Il 2008 affina in botte grande di castagno di 20 anni ed è una delle esperienze più belle che possiate fare.
Toccomagliocco L’Acino 2013, Magliocco, vino naturale di Calabria
Buono, sfacciato, fruttato e rotondo senza mai scadere nel surmaturo, bello fresco, solcato da rivoli di sale marino e dotato del giusto piglio tannico. Questo Magliocco, un vitigno quasi del tutto abbandonato anni fa, ma che oggi sta rinascendo, è un esempio di quanto buono possa essere il vino calabrese. Struttura coriacea, buona varietà a cui fanno da altare una certa nota selvatica e buona bevibilità. Sicuramente un vino che apre uno spiraglio nella poco (purtroppo) enologia calabrese.
Kurni 2014, Montepulciano, Oasi degli Angeli
Qualcuno potrà obiettare che mettere il Kurni in una lista è una tautologia enologica, è vero, però è bello tirare ogni tanto un rigore a porta vuota. E nessuno è tanto tracotante da non considerare il Kurni un grande Montepulciano, prima di tutto. Questa annata 2014 è giovinetta, ma già evoluta e cremosa, ma vanta una trama tannica che spinge parecchio e allappa, non ha il solito tono soffice che ti accarezza. Complice anche l’annata 2014, che è stata favolosa questo Kurni è goloso, profondo, molto ampio e affatto cotto. C’è un frutto maturo e caldo, ma non scade mai nella banalità del vino muscoloso. Precisione e profondità ai massimi livelli. La recensione.
Jakot 2013, Dario Princic, Friulano macerato
Un Friulano da manuale: 20 giorni di macerazione a contatto con le bucce, 30 mesi in botte grande e poi è pronto per diventare un concentrato di polpa e aromaticità balsamica. Tannino gentile, ma fermo, frutta gialle, fiori, resina, origano, timo, tiglio, pompelmo e ginepro a man bassa. Potrete trovarci quello che volete, c’è di tutto, ma tutto è scandito con eleganza rara e misura. In bocca è salato e magniloquente. Splendida creatura.
Pacina IGT 2011, Sangiovese Pacina
Quando i vini di Pacina sono puliti, senza brett o ossidazioni sfuggite di mano sono splendidi per coraggio, profondità e sottigliezza. Questo Sangiovese 2011 è pura magia: austero, pieno di profumi di sottobosco, grafite e tartufo. In bocca è asciutto, ma di spessore, fresco, etereo e dotato di eleganza dinamica. Tannini capolavoro: polvere di liquirizia e rabarbaro appena sussurrata.
Pecorino Irata Clara Marcelli
Dalle ridenti colline di Castorano arriva uno dei migliori vini naturali delle Marche: è un Pecorino solido, dal passo svelto e dritto, salato, con profumi definiti e polpa succosa. Prezzo da favola, certificazione biologica e lavorazione senza forzature. Chapeau.