Nibio 2014 Stefano Bellotti: uno spettacolare vino naturale piemontese
Il Nibio 2014 Stefano Bellotti è il trionfo contadino del gusto, un vino che ti riporta ad una dimensione più umana e comprensibile del vino. Pur essendo un bistrattato Dolcetto, ha forza, tempra e polpa a volontà. Scorre sincero, semplice, ma mai banale. Ha struttura, ma grande bevibilità, naturalezza di sorso, ma anche pulizia aromatica e profondità.
Il bello di un vino naturale che non si nasconde, ma si offre con tutto quello che ha è questa pienezza di gusto, il ritmo serrato, il gioco di equilibri, la facilità di beva.
Ed essendo un vino fatto senza nulla aggiungere né togliere, ha una pienezza assai rara per un Dolcetto; quindi, dategli una possibilità e scoprirete che non esistono solo vinelli in questa “categoria” di medio-leggeri.
Come viene prodotto
In campo si pratica la filosofia biodinamica e quindi ogni diserbante, pesticida o prodotto chimico è bandito. Le vigne hanno un’età di 20 anni e affondano le radici in terreni ricchi di argille rosse, calcare e ferro, ottimi per dare vigore alle uve di questo antico biotipo di Dolcetto dal raspo rossiccio, conosciuto da secoli in queste colline. Dopo la vendemmia, i grappoli vengono diraspati e pigiati e macerano e fermentano per 42 giorni, grazie ai lieviti naturali presenti sulle uve. Sia la fermentazione che l’affinamento di 1 anno avvengono in botti di rovere di 25 ettolitri di capienza.
Caratteristiche organolettiche
Il bouquet è intenso, scuro e austero, già evoluto e tendente al maturo. Frutti di bosco, mirtilli sotto spirito, crostata di lamponi alla cannella. Tutto è disegnato con forza e ogni profumo si intreccia inesorabilmente a echi terrosi di splendido respiro. Non è profondissimo o particolarmente pirotecnico, ma quello che c’è è ben scandito e pieno di carisma. Il legno ha modellato, ma non ci sono forzature, marmellate o spremute di vaniglia all’orizzonte.
Al palato è molto fresco, ruggente per i tannini, ampio di bocca e molto penetrante. La struttura è notevole per un Dolcetto, tuttavia, la grana e la stoffa ci sono e il piglio è quello giusto. Il tono è rustico-agreste, ma non si concede sbavature. Finale etereo con fiori viola e un ritnorno di cacao. Bel fraseggio tra sale e acidità. Persistenza discreta. Nonostante la potenza tannica, non pensate ad un vino muscoloso, pompato o dal frutto esplosivo, quanto ad un peso gallo che picchia a ripetizione come un martello.
Un vino didascalico e dall’alto valore culturale, che ribadisce il valore del territorio e dell’uomo come custode e pastore di vigne e non tanto dello snobismo enologico da monocoltura piemontese in stile Barolo.
È buono perché è fatto qui ed esalta questo fazzoletto e la sua biodiversità e non vuole scimmiottare nessuno.
Prezzo
26,30 euro sul sito Triple-a. Per molti Dolcetto sarebbe un prezzo folle, ma non per questo gioiello di miniatura contadina.
Abbinamenti consigliati
Pizza margherita, vitello tonnato, pollo al curry, costine con salsa barbecue, lasagne al forno, pulled pork, hamburger, filetto alla Wellington, paella.