Barolo Giuseppe Mascarello Monprivato 2013: uno dei migliori mai prodotti
Barolo Giuseppe Mascarello Monprivato 2013: ossia la quintessenza del Barolo. Spesso si spendono parole mirabolanti per un vino mitico come il Monprivato, ma la realtà è che è quello che è perché è figlio della tradizione, di rigore, duro lavoro e scelte drastiche.
Viene prodotto solo nelle annate migliori, le uve provengono interamente da uno dei migliori cru delle Langhe, nel comune di Castiglione Falletto, dopo aver subito una selezione spietata. Il terreno è composto da marne limoso-argillose, con abbondanza di calcare, l’esposizione è una ottima sud-ovest e l’altezza sul livello del mare è di 280 metri. Macera per 30 giorni in acciaio e poi affina in legno grande per 30 mesi.
Tante parole, ma se vogliamo ridurre all’osso questo Barolo Giuseppe Mascarello Monprivato 2013 è in vino capolavoro per un motivo molto semplice. Non solo è espressivo, ma riesce anche a tradurre in profumi e sapori il territorio da cui nasce. A tutto questo aggiungete una straordinaria complessità che rimane ancorata alle Langhe secondo dopo secondo e avrete tra le mani lo spartito di una sinfonia unica. Appena lo assaggi senti la terra, va per la sua strada e non ti forza, ma tu lo segui, ti lasci trasportare da infiniti richiami. Ti incalza, apre spiragli su paesaggi delle Langhe, un fuga perenne tra bosco e colline, avvincente come nessuno mai.
Ma non pensate che sia un vino difficile, anzi si legge con estrema facilità, è diretto e armonico, i tannini sono di seta eppure vigorosi, la persistenza è da paura, dura anche 10 minuti sul palato. I toni eterei sono ipnotici, lacca e piccole fragole sotto spirito. Ma il bello è che tutto si muove con una naturalezza espressiva unica, senza intoppi, il volume aromatico è un arcobaleno, tocca corde nascoste di piacere, un continuo gioco di luci ed ombre, ma la sinfonia è suonata con mano da maestro. Ecco il suo essere grande è la sua capacità di stupire, senza mai scadere in tecnicismi.
Ci sono buoni Baroli a due dimensioni, ci sono ottimi Baroli tridimensionali nella loro forza espressiva e poi c’è il Monprivato che ha scoperto la quarta dimensione e non vorreste più uscirne, ma purtroppo alla fine finisce. Ma non temete se avrete la fortuna di assaggiarlo lo ricorderete per sempre, come chi ha visto Michael Jordan giocare i playoff dei sei titoli dei Bulls: sono momenti che hanno segnato la storia. E Mauro Mascarello fa altrettanto con le annate del Monprivato.
Il bouquet
Il quadro aromatico è limpido, soave, austero, ma espansivo. Naso intenso pieno di piccoli frutti sotto spirito, fiori appassiti, chinotto, profumi di radici e terra, tartufo, i richiami terrosi si sprecano. Il ritmo è serrato, impeccabile nella declinazione, di rara eleganza.
Il sapore
Al palato il fraseggio è fine, si articola intorno a dei tannini evoluti, cesellati con arte. Il sapore è amaro e ricorda gli agrumi, non ci sono marmellate o spezie: la pulizia è impeccabile. La sapidità dona profondità e progressione. Struttura ampia, ma dai contorni precisi, potenza estrattiva notevole, ma mai prepotente. Già adesso è godibile, ma il suo potenziale di invecchiamento è infinito.
Prezzo
170 euro: non è una cifra da spendere tutti i giorni, ma per questo capolavoro ne vale la pena.
Abbinamenti consigliati
Non siate timidi, basta che il piatto sia ricco e succulento: paella mista, vitello tonnato, pollo al curry, roast beef, pulled pork, hamburger, filetto alla Wellington.