Qui si inizia a fare sul serio. I veneti sono dei bevitori formidabili e la ragione sta nel legame tra terra e vino che si riflette anche nell’arte e nel gusto: Treviso e Prosecco, Amarone e Verona, Vicenza e il Garganega, Padova e i vini dei Colli Euganei. Ogni terroir riesce a conferire caratteristiche distintive, un marchio ad ogni sua creazione. Una qualità che è emblema dell’operosità dei veneti e di un territorio che riesce a differenziarsi tanto nel giro di così pochi chilometri.
Il vino in Veneto ha origini antichissime, databili intorno al II millennio a.C. stando ai più antichi reperti trovati sulle sponde del Lago di Garda. Ma fu dopo la conquista romana che la produzione di vino in Veneto decollò. I Romani non tardarono a comprendere l’enorme potenziale di queste terre, già lavorate dagli Etruschi e dai Reti, tanto che il vino Retico, prodotto in Valpolicella, era tra i preferiti dell’Imperatore Augusto. Come in tutto il resto d’Europa, dopo la caduta dei Romani, vi furono anni bui, a cui seguì la rinascita monacale. Anche se la tecnica dell’appassimento sui graticci, non venne mai meno e un tempo, come oggi, rappresenta la caratteristica più originale dei vini veneti.
Oggi il Veneto è una delle regioni italiane che produce più vino, ma a fianco di tanta quantità è indubbia la qualità, con vini di pregio come l’Amarone, il Recioto, il Soave e il Prosecco. I vitigni coltivati sono principalmente autoctoni con la triade di Corvina, Molinara e Rondinella per l’Amarone; il Garganega per il Soave; il Raboso per la produzione del Piave e il Prosecco, oggi chiamato Glera.
A riprova di quanto il vino sia radicato nel territorio veneto, possiamo notare le somiglianze tra terroir e vino. Per esempio Venezia. La città utopica. Galleggia sulle acque e sembra debba sprofondare da un momento all’altro, eppure continua a lottare contro le onde, non si piega, anzi si offre in tutto il suo splendore. Vi invita a esplorarla, collezione dopo collezione, calle dopo calle, fino a quando non arrivate in una piccola piazzetta inesplorata che è stata risparmiata dai turisti e vedrete il suo vero volto, un po’ decadente, ma sincero e potrete sedervi e ordinare un’ombra come un vero veneziano e accompagnare il bicchiere con i famosi cicchetti, squisiti spuntini offerti con l’aperitivo.
E così è il Prosecco. Arioso, raffinato nell’architettura che si dipana su tante piccole isole di gusto collegate da rimandi che si perdono in un mare di bollicine che rinfrescano e invitano alla contemplazione serena: nato per stupire.
Verona, possente e orgogliosa, circondata dal verde dell’Adige, talmente piena di gioielli che ha dovuto concederne alcuni alle colline circostanti. In qualunque punto di Verona voi siate, non vi sentirete mai soffocare, i palazzi, la casa di Giulietta, le chiese, le torri, i ponti romani e l’Arena stessa sono tutti inseriti in un tessuto urbano ampio. Il centro è immenso, pulito, scandito da strade luminose dove non mancano negozi, musei e ristoranti di classe per chi si vuole concedere qualche pausa golosa.
L’Amarone è il signore di queste terre. È la quintessenza dell’opulenza, con un equilibrio sfaccettato che richiama spezie e aromi balsamici che conferiscono al vino una struttura elegantissima e persistente. L’Amarone viene prodotto con i migliori grappoli da vendemmie tardive messi poi ad appassire nei graticci (arele), in modo da concentrare gli zuccheri e i sapori. Vi ritroverete ad annusare il bicchiere anche dopo parecchi minuti, anche quando il vino sarà finito e ancora avrete la gioia di ritrovare tracce di frutta e di confettura di prugna.
Finiamo con il Soave, storico borgo poco lontano da Verona, che merita una visita non solo per lo splendido castello Scaligero, ma anche per le piccole stradine in cui è bello passeggiare senza meta, dove il tempo si è fermato. Il vino qui prodotto è l’omonimo Soave, dall’antichissimo vitigno Garganega, famoso già ai tempi delle invasioni barbariche. Entrambi di rara bellezza, quasi eteri. Un inno alla bellezza.
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