Islay è la più grande delle isole Ebridi scozzesi, uno splendido e brullo fazzoletto di terra delle dimensioni di 34 X 27 chilometri, abitato da sole 3500 persone, eppure è la patria indiscussa del whisky torbato scozzese. Anche altre zone storiche producono Scotch single malt affumicando il malto con un fuoco di torba, ma solo Islay è la regina, tanto che il suo nome in gaelico è Banrìgh nan Eilean, ossia la regina delle Ebridi.
La leggenda vuole che il primo whisky scozzese sia nato su Islay, isola da sempre rinomata per la fertilità della sua terra, dall’abbondanza di corsi d’acqua e terzo ma non ultimo fattore per importanza, su Islay troverete quantità incredibili di torba. Queste sono le condizioni ideali che ogni distilleria cercava un tempo: le terre fertili fanno crescere orzo di buona qualità in grande quantità. L’acqua pura era un altro ingrediente fondamentale, anzi uno dei più importanti prima dell’industrializzazione, visto che un tempo non esistevano carboni e filtri attivi e bere acqua era un azzardo. Tornando alla torba, cosa dire se non che è un magnifico combustibile, non tanto per la scarsa resa energetica, ma quanto per i sapori e i profumi affumicati che riesce a concedere al malto durante l’essiccamento. E se ci fate caso su Isla, ma anche su tutte le isole Ebridi, gli alberi scarseggiano, a causa della violenza dei venti che implacabilmente frustano la terra.
Le Ebridi sono sempre state uno stato importante e si pensa che siano state colonizzate da genti dell’Ulster, visto che hanno una posizione strategica molto importante. Ricordiamo che l’Irlanda dista circa 30 chilometri. Islay è sempre stata il centro dei commerci, grazie alla sua forte agricoltura, tanto che nel 400 d.C. si unisce al regno Dál Riata, che comprendeva le isole e parte alta dell’Irlanda. I monanci, come sempre, sono i primi a colonizzare, bonificare la terra e a portare sapere e tencologia, e infatti sono loro a dare il via ai primi esperimenti di distillazione su Islay. Ricordiamo che per tutto il medioevo la distillazione era appannaggio dei monaci, i quali distillavano per creare oli terapeutici e non fare alcolici da bere. Dopo secoli di scorribande e vicissitudini veniamo al 1700, quando le testimonianze dei primi viaggiatori ci dicono che Islay è un covo di distillatori abusivi, poco socievoli e inclini alla guerriglia e all’ebrezza molesta.
Tuttavia il whisky prodotto a Islay, anche se in condizioni precarie e approssimative, diventa famoso. Ma questa attenzione alla fine del 1800 attira l’occhio e l’avida mano dello stato, che manda esattori e soldati per sanare il problema contrabbandieri e farli entrare in un regime più civile. Vengono aggrediti dai barbari dell’isola che li ricacciano a sprangate sulle loro barchette e dovranno passare ancora anni, prima che le distillerie entrino in un regime di legalità. Già a metà del 1800 gli ordini fioccano da tutta la Gran Bretagna e anche i reali fanno compere a Islay, da dove proviene un nettare delizioso, torbato e forte come una palla di cannone in faccia. Le distillerie vanno in crisi, vuoi per le guerre, vuoi per il calo di interesse del whisky torbato, arrivano i commercianti, i grandi imbottigliatori come Johnnie Walker e fanno incetta. Dopo la Seconda guerra mondiale il whisky di Islay risorge e ritorna in auge, riaprono e sorgono nuove distillerie. Oggi ci sono 9 distillerie su Islay: Bowmore, Ardbeg, Lagavulin, Bruichladdich, Caol Ila, Kilchoman, Bunnahabhain, Laphroaig e la nuovissima Ardnahoe inagurata nel 2019 e ognuna ha trovato uno stile proprio. Ormai non esiste più solo il whisky torbato duro e puro che ti scartavetra la gola: ogni distilleria sperimenta con legni, affinamenti e diversi gradi di morbidezza o al contrario freschezza. Il sale e il mare contraddistinguono tutti gli Scotch whisky single malt di Islay, ma i volti sono tanti.
La Bowmore è la più grande, una vera e propria corazzata e produce whisky intensi, abbastanza accessibili e con una buona varietà e un ottimo rapporto qualità prezzo.
Laphroaig è un’ottima distilleria che produce single malt molto torbati ed erbacei, intensi, pungenti e con svariate tipologie di interpretazioni. Alcuni più maturi, altri più pungenti, ma sono sempre fumo, sale e malto ad emergere.
Ardbeg è sinonimo di torba che ti prende a pugni sul naso, i whisky sono rocciosi, scolpiti nel sale, affumicati come un incubo di Goya e pieni di cera e tendenzialmente molto secchi, a parte alcune edizioni appena ammorbidite. Sicuramente è la più drastica e aggressiva come torbatura.
La distilleria Lagavulin è un marchio ormai iconico, classico, spezie e torba si rincorrono in perfetto equilibrio. Il frutto è terso e affilato, ti avvolge e ti schiaffeggia, è deciso, ma anche intrigante e i profumi-sapori erbacei emergono sempre. Quello che stupisce dei whisky Lagavulin è l’eleganza, la pienezza carnosa e sontuosa, che non vuole dire che sono morbidi, anzi tutto il contrario. Sono figli di una complessità rocciosa, profonda, non subito facile da digerire: c’è tanta materia, tanta intensità, ma tutto è declinato con sensibilità unica. Fa parte del gruppo Diageo, ma la produzione e le scelte stilistiche si decidono in casa.
Caol Ila è un’altra splendida distilleria, dalla produzione imponente, sempre di proprietà Diageo. Ve lo diciamo perché è all’opposto della Lagavulin come filosofia, non come qualità. Qui si producono più di 6,5 milioni di litri di whisky ogni anno, ma con uno stile più sottile, meno ricco-baroccheggiante, dove sono toni più sottili ad emergere. In ogni caso il Caol Ila 12 è un prodotto eccezionale: costo abbordabile, torba, erbe, fiori e toni medicinali sparati in sequenza micidiale che non lasciano scampo. Il grosso della produzione va a finire nel Johnnie Walker, ma quello che imbottigliano è distillato strepitoso.
La Bruichladdich è una distilleria passata in pochi anni da derelitto abbandonato, vera e propria barzelletta a grande protagonista del whisky, ma anche del mercato del gin, visto che è loro il delizioso e tonante The Botanist Gin. Il merito è di Jim Mcewan, vero e proprio idolo degli amanti dello Scotch whisky, un manager che ha portato al centro della distilleria concetti innovativi presi dal vino. Il concetto di terroir, di legno invasivo e non che deve modellare, ma non stravolgere. Con Jim Mcewan la distilleria Bruichladdich ha iniziato a lavorare su nuovi malti di provenienze diverse, botti di Sauternes, Barolo e vini preziosi. Il packaging è bellissimo, tutta la grafica e la comunicazione è stupenda e anche la distilleria stessa è splendida. Quando ci sono le idee dietro, si riescono a fare davvero dei capolavori.
La distilleria Kilchoman ricorda Davide, ma solo che questo deve lottare contro altri 7 Golia che picchiano molto duro. E allora come si è preparato alla lotta questo combattente? Andando alla fonte: la Kilchoman è una delle poche che coltiva, fa il maltaggio dell’orzo e poi distilla. Tutto fatto in casa, in maniera agricola ed è per questo che questa piccola distilleria nata nel 2005 è già entrata nell’Olimpo dello Scotch, grazie a whisky affilati come sciabole, fresche, puliti e dall’eleganza cristallina.
Bunnahabhain è mitica, anticonformista, è l’unica per scelta a produrre poco whisky torbato. Fino al 1970 non lo faceva proprio, prediligendo whisky salati, maturi, pieni di sale e miele. Ma non è che non siano in grado di produrre whisky torbato, era una scelta stilistica, perché con il Bunnahabhain 12 anni ci hanno dimostrato che sanno fare anche ottimi torbati. Se vi piacciono i whisky sontuosi, rocciosi, ma poco torbati la Bunnahabhain è la vostra distilleria.
Ardnahoe è la nona e nuovissima distilleria che ha iniziato a produrre nel 2018, ma è stata aperta solo nel 2019. Non abbiamo ancora nulla da bere, ma la distilleria in sé è stupenda, con quattro washback in legno e due enormi copper pot still che guardano il mare da una enorme vetrata. La conduzione è familiare, il malto viene da Islay e l’acqua da un lago vicino. Le condizioni di partenza sono ottime, attendiamo fiduciosi.
Riassumendo, Islay è il paradiso dello Scotch torbato, la zona più suggestiva da visitare se siete degli appassionati di whisky di carattere. Non solo per la magia, la storia, l’atmosfera e il whisky torbato, ma anche perché è facilmente raggiungibile da Glasgow. E poi considerate che tutte le distillerie sono abbastanza vicine. E vicina è anche Arran, Campbeltown e Jura, che è praticamente adiacente. Ma anche uno sbarco ad Oban con passaggio a Ben Navis e poi risalire la costa ovest è fattibile, anzi è un viaggio stupendo.
Dei 3000 abitanti di Islay, tutti lavorano nel whisky o ci gravitano attorno in un modo o nell’altro. C’è chi produce orzo, chi taglia la torba o chi lavora nel turismo del whisky. La gente è cordiale e ancora i turisti non sono visti come polli da spennare, ma evitate di fare gare di bevute, se non siete di Islay non potete competere.
La capitale è la città di Bowmore, il porto principale Port Ellen e l’attrazione più visitata, dopo le nove distillerie ovviamente, è la chiesa al centro del paese.
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