La guida definitiva: le differenze tra Scotch whisky single malt, blended, irlandese, giapponese, Bourbon americano e Rye


Il mondo del whisky e del whiskey è molto vario e sfaccettato, anzi più che un mondo è un caleidoscopio di profumi, sapori e stili totalmente differenti.
Ma non temete, questa pagina nasce proprio per fornirvi uno strumento semplice ed efficace per comprendere tutte le differenze e le sfumature di sapore (e produttive) tra i principali whisky e whiskey. Perché sebbene tutto sia nato dalla uisge beatha, l’acquavite gaelica celtica di Scozia e Irlanda, il nostro amato distillato ha viaggiato tutto il mondo e preso forme assai diverse e soprattutto viene prodotto con materie prime che non sono mai le stesse.
E un ventaglio così ampio non si riscontra in nessun’altro distillato, forse il rum si avvicina, ma stiamo parlando più di interpretazioni e di clima che di vere e proprie scuole di pensiero.
In ogni caso oggi parleremo di tutti, anche lo stesso whisky scozzese, lo Scotch, può essere single malt o blended, in realtà Scotch non significa molto e sotto il suo ombrello si cela molta confusione.
Scotch whisky
Single malt Scotch whisky
Lo Scotch Single Malt whisky, come dice eloquentemente il nome, è prodotto esclusivamente con malto, 100%, orzo maltato, tramite un processo lungo e suggestivo. Il disciplinare è severo, ma in alcuni casi neanche così tanto, ci sono luci e ombre, sebbene sia il re dei whisky. L’orzo ad esempio può essere coltivato ovunque, solo il processo di trasformazione in malto deve essere fatto in Scozia. E ci mancherebbe. La distillazione deve essere almeno doppia, con alcune distillerie che si spingono anche ad un terza distillazione. L’affinamento in botte deve essere di almeno 3 anni e come logica vuole in etichetta è segnalata l’età del distillato più giovane, perché come per brandy, Champagne, Cognac e Armagnac il single malt è (quasi) sempre un blend di single malt della stessa “casa”.
Affinamento e imbottigliamento devono avvenire tassativamente in Scozia. E ve lo diciamo non per fare i puntigliosi, ma solo perché è dal 2009 che l’imbottigliamento è regolato da legge statale. Un’altra nota negativa è il permesso di usare il caramello, il famigerato E150, quello dell’aceto balsamico e della Coca Cola, che contiene ammoniaca ed è cancerogeno. È presente in piccole dosi e le distillerie più serie non lo usano, ma resta il fatto che permettere una porcheria del genere nel re dei whisky sia follia pura. Ci sono i Vintage, ma sono rari e riportano in etichetta l’anno di distillazione o imbottigliamento. Dopo l’affinamento base di passa ad un affinamento in botti ex bourbon e gran finale in botti ex Sherry per arrotondare tutta la fragorosa esuberanza del nostro amato distillato. Il sapore va dal torbato d’assalto di Islay ad una passeggiata in un roseto fiorito in puro stile Speyside.
Scotch Blended Malt whisky
È un blend pregiato, visto che nasce una miscela di Single malt, i più famosi sono il Johnnie Walker etichetta verde e il Big Peat, tanto per dirne due a caso. Solitamente è il Caol Ila 12 il più usato, grazie alla sua piacevolezza, alle note erbacee e alla media torbatura in blend con altri whisky più morbidi e profumato come il Cardhu e il Glenkinchie. In realtà non sono male e nascono come prodotti molto equilibrati o molto torbati come il Big Peat, rinunciando alla purezza iniziale si trovano soluzioni assai interessanti. Una volta erano chiamati anche Vatted Malt, ma dal 2009 è un nome che è stato messo al bando.
Single Grain Scotch whisky
Scendiamo di un gradino, per produrre questi whisky si usa una base di malto, a cui si aggiungono altri cereali. La distillazione viene effettuata in alambicchi a colonna Coffey e il risultato è un distillato più fresco e leggero.
Blended Scotch whisky
Al livello più basso troviamo ovviamente il distillato più venduto per quel che riguarda lo Scotch: un blend di 1 Single malt Scotch whisky e 1 Single Grain Scotch whisky. Non sono specificate percentuali, ma se per i vatted si parla di whisky di qualità, in questo caso il concetto di miscela viene snaturato per creare distillati adatti per un mercato di massa.
Irish whiskey
Il distillato irlandese è molto diverso rispetto al fratello scozzese: prima di tutto non (quasi) è mai torbato, nonostante i giacimenti di torba abbondino in Irlanda, quanto in Scozia. La seconda fondamentale differenza è il numero di distillazioni, che solitamente sono 3 e questo comporta un assetto diverso di sapori e profumi. La distillazione può essere “mista”, fatta con alambicchi continui e discontinui. Terza grande differenza sono le materie prime: per fare Irish whiskey serve una base di malto a cui può essere aggiunta segale, avena o grano. Come vedete il disciplinare è molto meno stringente e ciò provoca non pochi problemi con le etichette. Gli anni di affinamento in botte sono 3 come per lo Scotch. Il sapore è mieloso, morbido, delicato, floreale e sicuramente molto più vellutato rispetto allo Scotch whisky.
American Whiskey
Cosa significa Straight Bourbon, Straight Rye e Kentucky Straight Bourbon
Uno straight Bourbon, uno straight Rye e un Kentucky straight semplicemente sono stati affinati per almeno due anni in botte e non contengono nulla se non cereali e acqua, non ci sono altri “ingredienti”. Se non sono specificati gli anni sono almeno quattro, proprio per questo molti distillatori tendono ad affinare il bourbon per almeno 4 anni, per non venire penalizzati “visivamente” in etichetta.
Bourbon whiskey
Rye e wheat
Le regole sono le stesse anche per il rye whisky: 51% di segale, invecchiamento di botti di quercia americana carbonizzata. Il gusto del rye è molto più austero, meno abboccato, con note speziate, pungenti di oliva e menta al limite dell’amaro e si fa strada menando fendenti e pugni in faccia, ma merita un assaggio. Per il wheat (grano) cambia il cereale, ma non il metodo.
Kentucky bourbon
Grazie alla purezza delle acque e all’operosità dei suoi abitanti, il Kentucky è diventato la capitale del whiskey americano. Sostanzialmente stiamo parlando di distillati che sono in pratica tutti bourbon, visto che vantano una qualità abbastanza alta.
Tennessee whiskey
Come detto è un bourbon tecnicamente parlando, tuttavia la filtrazione finale in carboni di acero lo rende particolare e ancora più stilizzato volendo. Il sapore è quello di un bourbon. La filtrazione sui carboni non è che sia una novità è già usata da secoli anche per la vodka, ma in questo caso rende il prodotto più carico di sapori affumicati. I più famosi sono il vecchio Jack Daniel’s e il delizioso George Dickel whisky.
Whisky giapponese
Banalmente si crede che il whisky giapponese sia un semplice emulo, sia geografico che stilistico, dello Scotch whisky, ma se ciò è vero per la nascita, gli sviluppi sono stati inaspettati e i single malt e blended giapponesi hanno raggiunto livelli di altissima qualità. Difficile tracciare un profilo univoco, come lo Scotch whisky ci sono molte interpretazioni. Nikka, Suntory e Yamazaki sono tra le più notevoli espressioni della produzione del Sol Levante. Alcuni sono anche torbati, visto che in Giappone la torba non manca. In ogni caso non è mai aggressivo, anzi è delicato, morbido, caratterizzato da un equilibrio zen e grande eleganza. Non pensate ai blended giapponesi come a dei prodotti di serie B, ci sono dei whisky prodotti con Coffey da urlo, vedi Nikka.
Canadian whisky
Il Canadian è molto lassista e poco cristallino: ci deve essere del malto, ma poi è permessa l’aggiunta di grano. Invecchiamento di 3 anni minimo, ma poi cade sull’aromatizzazione, dir poco sconvolgente: in pratica si può aggiungere il 10% di vino, sherry, Porto…
E con questa perla chiudiamo. Ci sarebbero anche whiskey australiani, neozelandesi, vietnamiti, ma in un modo o nell’altro seguono la strada dei fratelli maggiori e la differenza la fa la sensibilità del distillatore. Per fare i nomi delle due distillerie più famose, la Amrut, indiana, e la Kavalan, taiwanese, producono principalmente single malt, sebbene la maturazione in questi climi sia totalmente diversa e quindi rende unici questi distillati.
Servirebbero altre centinaia di pagine per descrivere il mondo del whiskey e whisky, ma se volete consultare le pagine specifiche di ogni distillato, troverete informazioni più dettagliate. Alla salute!