Vermouth del Professore “Rosso all’uso di Torino”: recensione
Il Vermouth del Professore “Rosso all’uso di Torino” è uno dei vini aromatizzati più complessi e seducenti che ci siano sul mercato. Nasce dalle Antiche Distillerie Quaglia in collaborazione con il locale romano Jerry Thomas Speakeasy e quello che promette poi lo mantiene: punta in alto, ma non delude.
Nel firmamento dei vermouth italiani è uno dei più interessanti, è un prodotto molto curato, profumato e avvolgente, ma pieno, molto carico, con un corredo aromatico baroccheggiante, che però rimane sempre piacevole e riesce a trovare un certo equilibrio sia al naso che in bocca. Tutte le suggestioni presenti sono ben dosate, non è ridondante, si muove sicuro.
Ma dopo anni di vermouth scialbi ed esangui, prodotti industriali distillati esclusivamente dalle logiche del profitto, finalmente il vermut torna ad essere protagonista, con bottiglie che osano, con bottiglie ricche e sontuose, affascinanti e misteriosi. Non i soliti vinelli pieni di coloranti con additivi e aromi chimici.
Il vermouth non deve essere un vino naturale che esalta le doti in sé di un vitigno, il vermouth deve andare oltre, spiccare voli pindarici. È sogno, creazione da speziale, un sinfonia dove ogni ingrediente è parte della creazione, suona una nota per contribuire a creare armonia.
E questo Vermouth del Professore “Rosso all’uso di Torino” non si nasconde, nasce come blend di vini rossi e bianchi, che vengono poi aromatizzati con spezie ed erbe aromatiche scelte, di prima qualità, non ci sono sbavature: menta, genziana, noce moscata, assenzio, cannella, rabarbaro. E poi fa anche un affinamento in botte di legno per 6 mesi per concentrare i profumi, assumere credibilità tannica e assorbire ulteriori profumi speziati: il risultato è esaltante.
Soprattutto se considerate che il prezzo di questa piccola opera di oreficeria del gusto è di 18 euro. In linea con i prodotti concorrenti come Mulassano, Cocchi e meno di altri come il Belsazar.
Il bouquet
Naso sfacciato e tagliente, esplosivo, solcato da rasoiate mentolate, richiami balsamici di eucalipto e una miscellanea infinita di erbe e fiori secchi che ricordano le giare di uno speziale del 1600. Le spezie fanno da corredo, ampliano lo spettro, ma lo fanno con eleganza, non sono prepotenti, ma prolungano lo sviluppo aromatico con un tocco più caldo. Tracce di caffè, cacao e canfora che si mescolano a cannella, vaniglia, frutta secca. Frutto sempre pulito e tagliente in sottofondo a dettare il ritmo. Varietà molto buona e ritmo appagante.
Il sapore
Al palato è coerente con il naso, è suggestivo, molto fresco e speziato, le erbe sono pungenti, ma la cosa che più importa è l’armonia delle parti. Dolcezza e freschezza sono ben bilanciate in un gioco di ombre e luci. I tono amari delle radici sono densi, ma si infrangono sulla dolcezza di fondo che lega in maniera impeccabile ogni componente dura e spigolosa.
Nel complesso la struttura è molto ampia, ma regge e si muove con grazia, toccando sapori scuri, altri pungenti, altri più caldi, ma senza mai perdere di vista la pulizia aromatica.
Non è facile fare un vermouth, gli ingredienti sono tanti, come la voglia di emergere, diventa un atto di creazione che ha qualcosa di artistico. Serve sensibilità, ma nonostante questo vermouth sia pieno e molto complesso, riesce nel difficile tentativo di mettere insieme estro, equilibrio e piacevolezza.
Prezzo
18-20, ottimo prezzo.
Quali cocktail fare con il Vermouth del Professore “Rosso all’uso di Torino”
Considerata la buona struttura non abbiate paura ad abbinarlo a gin speziati e forti come l’Opihr, il Plymouth o il Death’s Door per fare indimenticabili Negroni. Come protagonista in solo per l’Americano è da urlo, anche per il Manhattan è assai buono, ma per un abbinamento favoloso provatelo per il Bronx, il succo di arancia lo taglia trasversalmente creando un connubio incredibile. Ovviamente anche liscio con scorzetta, fetta di arancia e soda è da provare.