Alto Adige Kalterersee Classico Superiore DOC Pfarrhof 2016
L’Alto Adige Kalterersee Classico Superiore DOC Pfarrhof 2016 della cantina di Caldaro (Kaltern) è una Schiva di ottima fattura. Non è la solita Schiavetta sciatta e slavata, questa è ambiziosa, beverina certo, profumata e slanciata, ma ha un carattere pepato, profondità e spessore gustativo. Non è un vino strutturato, ma tutte le caratteristiche che ci portano ad amare la Schiava come vino da aperitivo o da abbinare ai salumi, in questa bottiglia sono state esaltate.
Il classico bouquet di bosco e petali rossi è ancora più profondo, muschiato e oscuro, i mirtilli e i ribes quasi si mordono, i tannini danno vigore e consistenza al sorso, sono setosi, delicati. Insomma si candida come vino da aperitivo dell’anno 2018! O anche come vino da abbinare a salumi, cotechino e tapas varie.
Ma come siamo solo all’inizio dell’anno e già spariamo fuori questi premi prestigiosi?
Ebbene sì, in barba a tutti i Lambruschi che assaggeremo, questa Schiava del meraviglioso Lago di Caldaro per ora è regina indiscussa.
Ma diciamo due parole su questo Alto Adige Kalterersee Classico Superiore DOC “Pfarrhof” 2016. Vendemmia fatta a mano con amore, da vigne vecchie poste a 500 metri sul livello del mare. Il clima è molto fresco, ventilato con la giusta escursione termica per favorire acidità ed intensità di profumi. I suoli sono misti: argilla, ciottoli con calcare inframezzato.
Vinificazione non proprio classica per la Schiava con una macerazione di ben 10 giorni, malolattica e poi affinamento in cemento e botti grandi di legno per 6 mesi.
Diciamo che tutto il potenziale di intensità, struttura ed estratto è stato infuso nel mosto. Di più non si può chiedere ad una Schiava.
E il risultato è un vino piacevole, ben fatto, certo un po stilizzato, ma con punte di sapidità, eleganza e una semplicità che non risulta mai banale.
Il bouquet dell’Alto Adige Kalterersee Classico Superiore DOC “Pfarrhof” 2016
Naso classico e pulito con ribes, mirtilli, lamponi, tracce minerali di rocce, geranio, viole e poi il marchio dei fabbrica della Schiava: mandorle come se piovessero. Nel complesso è semplice, ma sa come titillare il naso. Buona persistenza.
Il sapore
In bocca stupisce, come abbiamo già detto non è la solita Schiava leggera, certo non è un Lagrein, ma ha un comunque un bel piglio, freschezza accentuata da rimandi rocciosi e frutto austero e mai ruffiano. Una spremuta di bosco incorniciata di petali di fiori potremmo definirlo. Equilibrio già buono, ma forse ancora 6-12 mesi di bottiglia non gli farebbero male per arrotondarsi un filo. Persistenza ok, precisione stilistica ok, insomma promosso.
Abbinamenti consigliati
Porcini, arrosti di maiale, cucina indiana o thai, ottimo come aperitivo o per tortino di riso venere e basmati con curry di verdure al latte di cocco, vitello tonnato, pollo al curry, pulled pork, empanadas, hamburger, paella.
Prezzo
12 euro, un prezzo calibrato.