Verdicchio dei Castelli di Jesi e Matelica: vino e vitigno
Il Verdicchio è il vino più importante delle Marche, ma non solo: sta diventando uno dei migliori vini bianchi italiani, grazie ad una crescita qualitativa spaventosa.
Il Verdicchio è un vino salato, fresco, abbastanza austero e lo riconoscerete per via del suo frutto agrumato, le copiose erbe aromatiche e il finale asciutto e ammandorlato. La trinità del mandorla-limone-sambuco su sottofondo minerale ve lo faranno riconoscere abbastanza facilmente. Se fa barrique, sviluppa note burrose in stile Chardonnay.
Negli ultimi anni i vignaioli marchigiani stanno puntando molto su questo vitigno autoctono delle Marche e sia la consapevolezza, sia una selezione clonale e basse rese lo hanno trasformato in un vino strutturato, longevo, dotato di grande spessore.
Sono ormai lontani anni luce i tempi del Verdicchio scialbo in caraffa da bere in spiaggia con il fritto o quello nella bottiglia a forma di pesce che sembrava un’aranciata. No, oggi il Verdicchio si presenta come vino d’alto rango, prodotto anche in versione riserva, scolpito da un affinamento di 18 mesi in legno e bottiglia.
E con gli anni poi di riposo in cantina diventa ancora più buono, sviluppa infinite suggestione mature ed evolute, profumi terziari seducenti, sempre mantenendo un’acidità stellare.
Vinificazione e stili del Verdicchio
Ormai il livello di maestria è tale che i marchigiani plasmano il Verdicchio a piacimento, in mille modi, anzi in 4, non esageriamo: un base d’annata da bere come aperitivo o per un risotto di mare, la Riserva che proviene dei migliori vigneti, il Verdicchio spumante e il passito.
Il perché di tutto questo amore per il Verdicchio è presto detto: la sua innata acidità è una manna che permette ai vignaioli di lavorarlo senza problemi. Lo volete giovane si vinifica in acciaio. Volete la riserva? Tanta materia che poi affina in legno e non perde un briciolo di acidità. Il passito è dolce, ma tagliente e sempre agile e lo spumante, beh, l’acidità è quello si cerca nelle basi per fare gli spumanti, quindi si capisce perché sia il protagonista dell’enologia marchigiana.
Zone di produzione del Verdicchio
Ci sono due grandi zone: i Castelli di Jesi e il Verdicchio di Matelica, entrambi si fregiano di DOC e DOCG nella versione Riserva. Il vitigno usato nelle due zone è sempre lo stesso, cambia però il clima: più ventilato, marino e dolce quello della costa, dove i produttori sono molti; più aspro quello di Matelica, un piccolo borgo annidato tra le prime propaggini dell’Appennino.
Il vitigno è sempre lo stesso, la caratteristiche dei suoli molto diversi. Il Verdicchio di Jesi è molto vario, marcato dagli influssi iodati del mare, quello di Matelica leggermente più strutturato per via dei suoli più pesanti. Piccole differenze che non fanno altro che aggiungere fascino ad un vino che nel giro di pochi chilometri cambia volto in maniera netta.
Storia del Verdicchio
Il Verdicchio è il vitigno storico delle Marche, l’oro della regione, coltivato da sempre. I primi documenti che parlano ufficialmente di Verdicchio risalgono alla metà del 1500 e da allora è sempre stato protagonista indiscusso dell’enologia della regione marchigiana.
Verdicchio in abbinamento con il cibo
Pesce ovviamente in tutte le sue forme, ma anche carni bianche e vitello: pollo al curry, fish and chips, vitello tonnato, spaghetti alle vongole, tortelli di zucca, spaghetti di riso con gamberi e verdure, ravioli di ricotta, spaghetti alla carbonara, pad thai, paella.