Gutturnio: vino, vitigni e caratteristiche organolettiche
Il Gutturnio è il vino rosso tipico delle colline piacentine, il vino che ha reso grandi le cantine di questo pezzo di Emilia al confine tra Piemonte e Lombardia, che ha dissetato torme di alpini, soldati, nobili, villici e anche i legionari romani.
Il Gutturnio è un vino dalla natura duale: non è un vitigno, anzi nasce da due vitigni storici di Piacenza, la Barbera e la Croatina, chiamata anche Bonarda. Anche se dovete stare attenti a non confonderla con la vera Bonarda piemontese. Bisognerebbe fare una petizione per proibire l’uso della parola Bonarda per la Croatina, in questo modo si crea solo confusione.
Torniamo al nostro blend. La Barbera è il vino più diffuso tra Emilia e Piemonte, il vino che paga i conti, che sfama e sa di terra, ma è quello che apporta nel Gutturnio la struttura, il frutto carnoso e l’acidità che dà vivacità e solarità. La Croatina porta in dote eleganza, un soffio leggiadro, finezza, profumi delicati e ovviamente la giusta morbidezza per domare la grinta della Barbera. Insieme formano un duo incredibile, si completano e grazie alla crescita della cantine piacentine ormai possiamo bere dei Gutturni strutturati, ma precisi aromaticamente, nati per invecchiare e ambire ad un gloria terziaria più sviluppata.
Non a caso, un tempo il Gutturnio era il classico vinello frizzante, il tipico vino emiliano da pasto e salumi, nato per sgrassare il dominio culinario del maiale, che a Piacenza si sa trova declinazioni uniche in salumi meravigliosi come Coppa e Pancetta piacentina.
Ma per troppo tempo il Gutturnio è stato in posizione subalterna rispetto al cibo piacentino, che invece gode di fama mondiale. Il Gutturnio si è sempre limitato a fare il suo compitino, doveva essere rustico e vivace o scialbo e molliccio se fatto, ancor peggio, industrialmente.
Oggi assistiamo anche al Rinascimento del Gutturnio, con produzioni di spessore, ambiziose, nate da cantine artigianali sempre più interessate a produrre con criterio e per esaltare cru particolari che rendono il Gutturnio diverso da zona a zona. Vuoi per il blend, vuoi per piccole differenze di microclima, vuoi per la maturazione, la vinificazione, il caro vecchio terroir insomma.
Caratteristiche organolettiche del vino Gutturnio: frizzante o fermo?
Partiamo dal frizzante, il più venduto e diffuso. Colore violaceo, perlage intenso, ma non eccessivamente fine, profumi di frutta rossa polposa, viole, amarene a profusione, erbe aromatiche e poi chiude con un tocco pepato e speziato molto, ma molto leggero. Nel complesso è diretto, semplice, goloso. Al palato è acido, ben modellato da tannini docili e ottima bevibilità. La persistenza non è da record e neanche la complessità: è un vino che nasce per accompagnare la tavola di tutti i giorni e la cucina ricca di grassi e sapori di Piacenza. Salumi, tortelli, ma il Gutturnio è ottimo anche con i sughi di pomodoro, come ad esempio quello dei famosi pisarei e fasò.
Se è fermo è tutta un’altra musica. Ci sono i vini d’annata freschi e beverini da bere subito, ma sono i Gutturni più strutturati che offrono gli spunti d’assaggio più interessanti. La Barbera si sa che è ricchissima di frutto e acidità e con la Barbera piacentina non si scherza: ha una polpa che si prende a morsi. Così lo spessore aumenta, diventa ampia, più austera, meno pompata nel frutto, ma più misurato e concentrato in grado di invecchiare felicemente anche per 10-15 anni. I tannini sono potenti terrosi, donano rigore e raddrizzano l’apporto sensuale e morbido della Croatina. Profumi terziari, le spezie date dall’affinamento in legno e i fiori appassiti aumentano il suo fascino, ampliando una sinfonia suonata con grande maestria.
Storia del vino Gutturnio
I colli piacentini sono da millenni dedicati alla coltivazione della vita, già al tempo dei Romani Piacenza era capitale del vino e dei commerci grazie alla sua posizione strategica, ma anche alle sue ridenti colline, dove si alternano condizioni climatiche e suoli molto differenti. E nel Piacentino Barbera e Croatina sono i protagonisti incontrastati, i due vitigni che dominano l’enologia locale con l’80% della produzione totale del territorio. Il nome Gutturnio viene dal Gutturnium, una grande coppa in argento di epoca romana, ritrovata nel 1878 da un pescatore nel fiume Po. Da quel momento il vino frizzante e rustico che si produceva ai tempi venne chiamato in onore della preziosa coppa. Ma di strada questo vino ne ha fatta ed è con grande piacere che constatiamo che ormai il nome Gutturnio si sta scrollando di dosso la fama
di smunto vinello frizzante, emulo del Lambrusco e si sta affermando come icona della rinascita piacentina.
Classificazione del Gutturnio
Lo trovate in varie interpretazioni che ricadono sotto etichette poco invitanti e che non fanno molta chiarezza per il consumatore: frizzante, Superiore, Classico Superiore, Riserva e Classico Superiore.
Abbinamenti consigliati per il Gutturnio
Se è un vino da battaglia frizzante stappatelo per accompagnare salumi e gnocco fritto, tortelli alla piacentina, pisarei e fasò. Se è fermo e ben strutturato abbinatelo a paella mista, vitello tonnato, pollo al curry, pulled pork, empanadas, hamburger, filetto alla Wellington.