Se osservate la cartina della Valle d’Aosta vi accorgerete che la Dorea Baltea taglia tutta la regione trasversalmente da sud-est a nord-ovest. Da Pont St. Martin fino a Morgex è tutto uno scorrere di montagne, boschi e vigneti che si abbarbicano tenacemente sulle rocce, in un gioco di colori di bellezza straordinaria.
E la vite è da sempre compagna dell’uomo in Valle d’Aosta, dove fino a poco tempo fa il vino era ancora un alimento, ottimo per rifornirsi di calorie per affrontare l’inverno.
La viticoltura valdostana è eroica. L’immagine del contadino che lotta con bosco e neve tra le cime delle Alpi non è un cliché, ma uno cristallino esempio di attaccamento alla propria terra. Le vigne punteggiano le montagne e si inerpicano su irti pendii e la lavorazione non permette l’uso di macchine, ma solo di forza manuale. I muretti che sorreggono i vigneti devono essere costantemente restaurati: un lavoro infinito, ma che sa ripagare con grandi soddisfazioni.
Difficilmente berrete male in Valle d’Aosta. Mediamente la qualità è molto alta e il motivo è presto detto non esiste la produzione di massa, non ci si spezza la schiena in montagna per per fare quantità, ma per esaltare le qualità di questo terroir così particolare. E tutto sommato anche le cantine sociali non sono malaccio.
Gli ettari sono pochi, circa 700, e le vigne godono di un clima freddo, montagnoso che aiuta l’aromaticità del vino. I suoli minerali conferiscono sapidità e l’escursione termica assicura freschezza. Non troverete vini caldi né muscolosi, ma finezza, struttura elegante e tipicità, soprattutto grazie ai vitigni autoctoni.
Ma continuiamo a seguire il fiume. È attorno alla Dora Baltea che si sviluppa il territorio vitivinicolo della Valle d’Aosta. Le DOC sono 8 e si susseguono mano a mano che si procede verso la Svizzera, un tempo il principale consumatore dei vini valdostani. Oggi per fortuna anche in Italia non è così raro imbattersi nei piccoli capolavori.
La prima DOC è la Donnas, base Nebbiolo, con il vino rosso più corposo e caldo, con frutta rossa, spezie, tracce di pepe, tannini fini e un finale ammandorlato molto piacevole.
A seguire la DOC Arnad-Montjovet dove si coltiva un Nebbiolo affilato ed etereo con ottima mineralità.
Procedendo troviamo la DOC Chambave con Rosso, Moscato e Moscato Passito. Il Moscato non ha bisogno di presentazioni e trova condizioni ideali ed escursioni termiche che sviluppano profumi floreali intriganti. Il rosso è un Petit Rouge, mentre il Passito rappresenta il fiore all’occhiello, dolce, stratificato con sfumature di frutta, confettura e spezie dolci e di una profondità inebriante, sempre vivace però, sorretto da buona freschezza che non lo rende mai fine a sé stesso.
A Nus troviamo una piccola oasi dove il vitigno chiamato Vien De Nus offre vini caratterizzati da sapori montani, erbacei misti a fiori e con tannini di grana fine. I bianchi, Nus Malvoisie, sono a base di Pinot Grigio, molto eleganti, un roseto sbocciato al chiaro di luna. Strepitosa la piccola produzione di Nus Malvoisie Passito, un piccola gemma, finissima nei richiami aromatici a cui si intrecciano datteri, marzapane, spezie dolci e scorza di arancia candita.
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