L’Umbria, l’unica regione del centro Italia a non aver alcun contatto con il mare, è un piccolo gioiello. Ad est il confine con le Marche coincide con gli Appennini, che si allungano fino ad abbracciare la regione anche a nord, dove sfuma lentamente nella Romagna. A sud abbiamo una zona montuosa di mistica ed incontaminata bellezza, ricoperta di lecci e querce tra cui sgorgano numerose cascate—colossali quelle delle Marmore—dove San Francesco era solito ritirarsi in solitudine per pregare, meditare ed entrare in contatto il divino. Ad ovest il panorama cambia nettamente: alle minacciose guglie dei Monti Sibillini si sostituiscono dolci pendii su cui si alternano vigneti, foreste, ulivi, terme naturali e laghi, creando un panorama idilliaco con il lago Trasimeno incastonato tra le colline, non lontano da Montepulciano.
Vista dall’alto—basta inerpicarsi fino all’Eremo delle carceri di San Francesco, poco fuori Assisi—l’Umbria è un’immensa pianura verde, circondata dalle montagne, con in mezzo tanti cocuzzoli su cui sorgono deliziosi borghi cinti da possenti mura medievali, che all’interno conservano testimonianze romane come acquedotti, mosaici e basiliche. È il sogno di ogni viaggiatore, si potrebbero trascorrere mesi esplorando cantine, passeggiando per uliveti millenari, visitando chiese, musei, eremi nascosti nelle montagne, e ad ogni nuovo villaggio dovreste ricominciare da capo, perché, per quanto siano vicini, ognuno fa storia a sé.
Il tutto è accompagnato da una cucina gustosa, sincera, di origine contadina, che si basa su materie prime eccezionali come il tartufo nero di Spoleto; quello bianco, sopraffino, di Gubbio, che si trova in autunno; i salumi della secolare tradizione di Norcia; la cipolla di Cannara—da non perdere la sagra a settembre—le lenticchie e tutte le zuppe di legumi; la cacciagione; lo zafferano di Cascia e potremmo continuare per ore… I sughi sono casarecci, irrobustiti da spezie e abbondante pepe, gli umbricelli al sugo d’oca sono una delle tante specialità culinarie, ma non dimentichiamoci del maialino al forno con finocchietto, la pizza al testo, gli strangozzi, un pasta povera preparata solo con acqua e farina e poi condita con sugo di selvaggina o tartufo. Per finire in bellezza un pasto non c’è niente di meglio che la rocciata di Assisi e il brustengolo abbinati ad un calice di Sagrantino passito.
Un capitolo a parte è l’olio extra vergine umbro, insignito della DOP e che vede come protagonista la cultivar Moraiolo. Onnipresenti su ogni pendio, anche sui più impervi, questi alberelli tozzi, caparbi, dalle chiome verdi e il corpo argentato, sorvegliano la terra dall’alto, impassibili e silenziosi come guardiani. Ancor più della vite è l’ulivo il simbolo e il frutto prediletto dell’Umbria e finché il vostro sguardo si poserà su queste foreste paffute che ondeggiano al vento, avrete la certezza d’essere in Umbria. E per quanto la produzione sia modesta come numeri, contando solo per il 2% a livello nazionale, è una delle più illustri e raffinate in Italia, con la zona storica che va da Assisi a Spoleto a Trevi come fiore all’occhiello.
Passiamo ai vini. Le DOC attualmente sono 13, due le DOCG: Torgiano Rosso Riserva e Sagrantino di Montefalco. A Torgiano, il vino omonimo è prodotto con uve Sangiovese, al 70%, e un saldo di Colorino per mantenere viva la tradizione e i colori intensi. Il vino riposa in grandi botti di rovere per un anno e solitamente due in bottiglia, ridando vini molto complessi e ricchi di sfumature ed estratti, dalla notevole longevità. Interessante la produzione di metodo classico che sta migliorando mano a mano che si perfezionano le tecniche di produzione.
A Montefalco, Gualdo Cattaneo, Castel Ritaldi, Giano dell’Umbria e nella parte sud di Bevagna regna incontrastato il Sagrantino, il re dei tannini, che deve sostare per un minimo di 31 mesi in botte di legno, per affinare la massa tannica e arrotondare l’esuberanza alcolica del vino, che solitamente raggiunge l’apice non prima dei 10 anni. Si ha un vino corposo, con estratto alle stelle e profumi di more, mirtilli, prugne, anice stellato e terra che lo rendono un vino non facile, ingombrante, spigoloso e ribelle ma con una complessità che, se domata dal giusto invecchiamento, può regalare vini immortali. Ottimo, e molto più semplice, il Rosso di Montefalco, con prevalenza di Sangiovese a cui si aggiunge Sagrantino e Merlot.
Sempre nei pressi di Montefalco, i Colli Martani eccellono nella produzione del Grechetto di Todi, che qui—Collazzone, Deruta, Montefalco, Spoleto e Todi—riesce a trovare condizioni ideali per raggiungere un’eleganza piena e matura.
Intorno al Lago Trasimeno, a Castiglione del Lago e Magione, grazie ad un clima temperato dovuto alle acque del lago, non mancano le cantine da visitare. La vicinanza della Toscana condiziona molto sia il tipo di vigneti coltivati che lo stile dei vini, che comunque riescono a mantenere una certa indipendenza. Da assaggiare Sangiovese, Cabernet Sauvignon e Vin Santo a base di Trebbiano toscano.
Intorno ai comuni di Amelia, Terni e Giove la viticoltura sta facendo progressi verso una produzione più consapevole e mirata alla qualità, con il Sangiovese e il Ciliegiolo a dominare tra i rossi e la Malvasia toscana tra i bianchi. I vini rossi dei Colli Amerini stanno crescendo in intensità e pregio, con una certa struttura che emerge e trova conferma negli assaggi. Sapidità, gusto pieno e profumi netti sono le caratteristiche da segnalare. Meno potenti i bianchi, che si assetano su un registro di pulizia e buona carica aromatica, ottimi con piatti di antipasti o per il piatti a base di pesce. Se passate da Castelluccio Amerino, una sosta al Castello delle Regine è doverosa per assaggiare la Selezione del Fondatore, un Sangiovese in purezza dallo stile moderno, dato da un anno di maturazione in barrique, ma molto elegante.
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