Pietramora 2008 Fattoria Zerbina: il miglior Sangiovese di Romagna?
Il Pietramora 2008 della Fattoria Zerbina è uno strepitoso, un vino rosso colossale e ambizioso, nato per sfidare gli anni. Talmente denso e stratificato che soltanto oggi, dopo 14 anni, inizia a mostrare tutta la sua opulenza e il suo potenziale.
Non che 5 anni fa fosse cattivo, certo che no!
È solo che con questo estratto e questa concentrazione il tempo diventa un ingrediente fondamentale per lo sviluppo e la piacevolezza del vino. Se state cercando un vino rosso leggero da abbinare al filetto di salmone o una bevuta spensierata, cambiate pagina: questo è un monumento al Sangiovese romagnolo, una delle migliori annate della Fattoria Zerbina.
Come viene prodotto
Non è un proprio in purezza, infatti oltre al Sangiovese, troviamo un piccolo saldo di Ancellotta, poca roba: 3%. Le uve provengono da tre cru aziendali, tutti dislocati ovviamente nelle colline di Marzieno, che si estendono intorno alla tenuta. L’allevamento scelto è il classico alberello, con una densità di impianto che dalle 10000 piante alle 8400. Se non avete mai fatto una passeggiata nelle vigne della Zerbina, vi siete persi uno degli scorci più evocativi di tutta la Romagna.
Dopo la vendemmia le uve vengono diraspate, fermentano e macerano per 15 giorni. L’affinamento avviene in barrique per un anno, con il 70% di botti usate, e poi per un altro anno in bottiglia.
Caratteristiche organolettiche
Il bouquet è austero, un cuore di tenebra impressionante: pece, ritorni balsamici, sventagliate di eucalipto e cacao, frutta matura che gronda succo di arancia, ma non scade mai nel surmaturo. Il tono è severo, intenso e il legno fa solo da spalla, arricchendo, ma non marcando.
Al palato è ampio e sontuoso, di struttura mastodontica, ma ancora fresco e scattante.
La nervosità del Sangiovese è ancora lì che serpeggia in questo bosco ombroso, ma il fuoco si è placato, lasciando spazio ad una evoluzione carnosa e seducente.
La polpa è ancora buona e duetta con i toni maturi, i tannini danno consistenza al sorso, senza mai mordere, nonostante siano fitti e disegnati con tagliente precisione. Finale terroso di commovente leggiadria.
Appena stappato, va lasciato riemergere al presente con calma. Dategli un paio di ore e si sveglierà, perdendo la riduzione iniziale.
È un vino dal piglio narrativo che sa ricalcare un terroir e tradurlo in emozioni liquide, anche se ancora stenta ad essere riconosciuto come grande.
Non è un vino immediato: la concentrazione e il calore sono ficcanti, ma nonostante questo, la bevibilità è ottima. Non pensate ai muscoli e alla prepotenza, ma alla profondità, alla tridimensionalità aromatica. Lo spessore si morde, strato dopo strato.
Abbinamenti consigliati
Pizza margherita, vitello tonnato, pollo al curry, costine con salsa barbecue, lasagne al forno, pulled pork, hamburger, filetto alla Wellington, paella.