Chardonnay Sanct Valentin 2019: recensione
Lo Chardonnay Sanct Valentin 2019 è un vino bianco sontuoso, burroso tutto giocato sull’opulenza di questo vitigno, quando è sottoposto ad un affinamento estremo in barrique. È uno stile, è una scelta di vita per cui non stiamo qui a giudicare se sia giusto abbracciare questa strada con i vini italiani che cercano di imitare lo stile borgognone. Ma ormai è da decenni che questa famosa cantina di Bolzano propone uno stile massiccio e statico che abbisogna di almeno un decennio di riposo in bottiglia per smaltire tutta questa vaniglia e il marchio del legno.
Bevuto adesso è un vino bolso e legnoso che non merita nemmeno il sughero che ha sulla testa. È piatto, stravolto e pompato come un palestrato gonfio che ansima per fare i 200 kg di panca dopo una bella dose di ormone della crescita, ma se gli darete 10 anni, esattamente come gli chardonnay di Borgogna, sboccerà e riuscirà a trasformare tutta questa amalgama informe in profondità e succosità, in sale ed eleganza, in burro e alici, mentre adesso è soltanto un mare lipidico senza forma.
È una bocciatura? Assolutamente no, è solo che è un vino ambizioso che guarda al futuro e non al presente.
Come viene prodotto
Le uve vengono raccolte nei cru più vocati di tutta la zona di Appiano. Esposizione sud ovest-sud est, altitudine massima di 550 metri. Vendemmia, pressatura soffice, fermentazione in barrique e tonneaux, con ulteriore affinamento in legno di un anno. Riposo in bottiglia ed è pronto.
Caratteristiche organolettiche
Colore giallo dorato tipo riccioli da cherubino. Bouquet tutto giocato sul cedro candito, la ginestra, il burro di malga centrifugato a mano da Heidi e mille note speziate. Note affumicate, legnose e cerealicole a volontà. È tutto pompato all’inverosimile, frenetico, sontuoso e pieno. Sembra quasi di vederle tutte queste susine nerborute, i datteri dagli addominali scolpiti e i manghi che fanno squat per avere le natiche di turgide. Piacevole lo è, ma considerato che è un vino, è davvero troppo lisergico e pirotecnico.
Al palato è acido, cremoso, ampio, dalla struttura portentosa e molto salato. La struttura è notevole, le parti dure ancora cozzano e mostrano spigoli vivi che tagliano, ma la stoffa c’è. Questo non significa che il vino sia potabile. Potete girarci intorno finché volete, ma per almeno 10 anni sarà dura berlo con piacere. Per cui lasciatelo in pace fino al prossimo decennio e vedrete che la sbornia da legno e vaniglia sarà smaltita ed emergerà tutta il suo potenziale.
Abbinamenti consigliati
Questo vino è una corazzata, una rompighiaccio, quindi non abbiate paura e dategli in pasto piatti difficili e pesanti, ricchi, speziati e anche piccanti. Evitate solo le carni rosse: riso alla cantonese, pizza margherita, vitello tonnato, pollo al curry, carbonara, cacio e pepe, paella.
Prezzo
26-28 euro: se vi piace il genere è un prezzo onesto.