Falanghina: vino, vitigno e caratteristiche organolettiche

La Falanghina è un vitigno a bacca bianca tipico della Campania, soprattutto dei Campi Flegrei, dove è coltivata da millenni, fin dai tempi dei primi coloni che fondarono le prime colonie della Magna Grecia. I vini da Falanghina sono molto acidi, eleganti, ingentiliti da splendidi profumi di fiori e spezie come vaniglia e cannella, ma non pensate alla veemenza aromatica di Gewurztraminer che ti prende a frustate, quanto ad un fascino sottile, delicato. Ma soprattutto le spezie sono intrecciate a dei gentili sentori floreali di glicine e ginestra, quindi non è un assalto, ma un invito.
La Falanghina campana è un vino che lascia interdetto il consumatore medio: potrete trovare bottiglie scialbe da pochi euro o grandi vini bianchi da invecchiamento che non hanno nulla da invidiare al Fiano di Avellino e al Greco gli altri due grandi vini bianchi della Campania.
Ma il problema è proprio la presenza di questi due pesi massimi, che hanno soppiantato la Falanghina, la quale in realtà è un vino storico dell’Italia Ma non stiamo parlando di secoli, ma di millenni. Pensate che un tempo la Campania era piantata a maggioranza Falanghina e anche la stessa Puglia ne produceva a valanghe. Poi venne la Fillossera e distrusse tutto.
Come viene prodotto la Falanghina: stili di vinificazione
Sostanzialmente per fare Falanghina serve un vignaiolo attento e capace: bisogno moderarne la produzione, visto che una pianta generosa. Bisogna poi raccoglierla quando è matura al punto giusto a metà settembre, ma stando attenti a bilanciare l’acidità (che è tanta) e gli zuccheri. E poi bisogna darle tempo. Ok, i vini di pronta beva sono facili e snelli, profumati e immediati. Ma quando la concentrazione, la mineralità e l’acidità iniziano ad essere egregie e spingono sul palato, serve un invecchiamento meditato. Infatti, molti stanno sperimentando anche con affinamenti lunghi in barrique oppure con versioni di Falanghina spumante o con dei passiti dolci incredibilmente vellutati ed eleganti. Ancora una volta merito dell’acidità: con tutta questa vitalità, con questo spessore si possono fare ogni tipo di vino: spumante, dolce, da antipasto di pesce o il grande vino bianco da lasciare dieci anni in cantina. Senza contare che i suoli vulcanici conferiscono una mineralità pazzesca a questo vino: sia nel Taburno che nei Campi Flegrei.
Storia del vitigno Falanghina
La Campania Felix era la zona più rinomata ai tempi dei Romani, il luogo mitico dove si pensava venisse prodotto il Falernum. Ma dobbiamo andare ancora indietro nel tempo perché, si pensa che la Falanghina e l’Aglianico siano arrivati nei Campi Flegrei con i primi coloni greci che fondarono la Magna Grecia. E guarda caso i Campi Flegrei furono tra le prime zone colonizzate. Il fatto che nella provincia di Caserta la Falanghina sia conosciuta come Falernina e Uva Falerna ci spinge a fantastica che fosse uno dei vitigni usati per produrre il più grande vino dell’antichità. Ma rimangono solo ipotesi fantasiose, perché non esistono citazioni, prove o documenti scritti.
Caratteristiche organolettiche della Falanghina
Quello che sappiamo è che la Falanghina è un vino con un grande avvenire. Per ora il presente lascia ben sperare, è un vino in ascesa, speriamo che un domani diventi radioso. Le sue caratteristiche di finezza e sottigliezza sono uniche: il bouquet è avvolgente, ma pulito, cristallino e mai invadente, non è un vitigno aromatico, ma sa come farsi amare. Pera, mela, glicine, erbe aromatiche appena accennate, pepe, cannella, noce moscata, ginestra e fiori a non finire. Le note si selce e talco sono pure tipiche, ma spesso vengono dai terreni ricchi di minerali e basalto lavico.
Gusto della Falanghina
Al palato la Falanghina ha una personalità acida e minerale notevole, tessuto gustativo ampio e fitto, ritorni di pepe e a volte leggermente affumicati, quasi torbati nel finale.
Gradazione della Falanghina
Abbiamo detto vino leggiadro e fine, ma non pensate che sia leggero, visto che la gradazione raggiunge i 14 gradi tranquillamente. Diciamo che è la percezione sul palato che risulta delicata e mai prepotente. Non è un vino grasso o pesante, ma teso e vibrante.
Zona di produzione della Falanghina: un vitigno con due volti
Non molti lo sanno, ma il vitigno Falanghina ha due biotipi ben distinti, che si sono insidiati in zone separate, non solo da caratteristiche stilistiche, ma anche geologiche. La più antica è la Falanghina flegrea, tipica di Napoli e Caserta, quella coltivata da millenni nei Campi Flegrei a nord di Napoli e la troviamo in purezza nella DOC Falerno del Massico Bianco, Galluccio Bianco e Campi Flegrei Falanghina, mentre è in blend nelle DOC Campi Flegrei Bianco, Costa d’Amalfi Bianco, Capri Bianco, Penisola Sorrentino Bianco e Lacryma Christi del Vesuvio Bianco.
L’altra Falanghina è la beneventana, più strutturata come vino, sempre acida ed elegante, ma più sostanziosa, grazie anche ai suoli vulcanici del Taburno. In ogni caso sia la beneventana che le altre provengono dalla Flegrea, che è la capostipite. La troviamo nelle DOC Guardia Sanframondi, Guardiolo, Taburno, Solopaca, Sannio, Sant’Agata dei Goti.
Altra zona da esplorare per la Falanghina e tutti i bianchi è la Costa d’Amalfi, dove spesso si producono grandi vini bianchi con uvaggi tra Falanghina e Biancolella, come la cantina Furore Marisa Cuomo ci ha dimostrato da anni. Il Costa d’Amalfi Furore Bianco è un vino splendido per profondità ed eleganza. Non ci sono vulcani, ma il mare ha un influsso incredibile, rendendo le uve salate e piene di sfumature marine.
Prezzo medio della Falanghina
Il prezzo medio di una buona Falanghina è di 12-15 euro.
Abbinamenti consigliati per il vino Falanghina
I vini più semplici ed immediati sono ottimi con pesce, sushi, antipasti di mare, carbonare di pesce, bottarga in generale, salumi e formaggi freschi con pinzimonio. Le bottiglie più strutturate sono da abbinare a piatti di pesce alla griglia, vitello tonnato, spaghetti alle vongole, spaghetti alla carbonara, pad thai.