Casa Spadoni di Faenza: l’orgoglio della cucina romagnola
Mangiare al ristorante Casa Spadoni di Faenza è come fare un tuffo nella più verace gastronomia romagnola: troverete piatti golosi e precisi, ingredienti artigianali di grande qualità e un ambiente rustico e confortevole.
Non vuole essere una vera e propria osteria, ma una sorta di hub della cultura-coltura romagnola: i piatti sono di ispirazione classica, ma non manca un tocco creativo e un uso sapiente dei prodotti romagnoli DOP e IGP che ormai hanno conquistato tutto il mondo.
Certo troverete una classica grigliata di carne, ma anche una di sola romagnola di poetica grassezza e sapore. Troverete salumi e affettati che avete già mangiato centinaia di volte spalmati su taglieri di lungo corso, ma in questo caso la qualità della materia prima è indiscutibile, di altissimo livello.
Elevare e aggiungere un pizzico di attenzione territoriale e di misura ad un menu romagnolo è un’operazione azzardata, potrebbe spiazzare il cliente medio che è abituato a grandi colate di colesterolo e piatti abbondanti e straripanti.
Ma ormai i tempi sono maturi, anche in Romagna, per abbandonare il modello da “grande abbuffata” e le proposte gastronomiche turistiche per virare verso la qualità senza compromessi.
Attenzione, abbiamo detto che il mood è rustico-agreste, ma prezzi ed esperienza non sono popolari. Anzi, i prezzi sono abbastanza alti, ma in fin dei conti sono proporzionali alla cura messa nei piatti.
Oltre al ristorante troverete uno spaccio, dove sono venduti i prodotti Spadoni, salumi, farine, marmellate, vini della casa, liquori, aceto e olio, pasta fresca e anche una discreta birra sempre prodotta internamente. La selezione è ampia e ben curata.
Il menu del ristorante Casa Spadoni
Antipasti
Partiamo dagli antipasti, dominati da proposte classiche e appaganti sotto il punto di vista lipidico. Ottimo ed intenso sia come sapore che per le coronarie il tagliere con gnocco fritto con squacquerone e lardo di mora romagnola.
Goloso e corroborante il tagliere “Emiliano” con prosciutto 30 mesi, Mortadella, Parmigiano Reggiano 36 mesi e giardiniera.
I formaggi sono invitanti e ben assortiti, anche svettano su tutti i pecorini, soprattutto quelli fatti maturare nel fieno e nell’erba.
Primi piatti
Tra i primi piatti non potete non assaggiare i cappelletti romagnoli ripieni di formaggio e conditi con ragù alla bolognese. Pasta di buon spessore, ruvida, con ripieno delicato e cremoso. Molto ben fatti. Il ragù era un filo lungo, non molto denso, tuttavia, accettabile.
I cappellacci verdi ripieni di formaggio e poi mantecati al burro artigianale e salvia erano buoni, ma non eccezionali, un po’ timidi come gusto, con un rapporto sfoglia-ripieno non equilibratissimo. Il problema è che mangiati dopo i cappelletti non avevano speranza…
La spoja lorda con ripieno di formaggio Raviggiolo condita con zucchine e guanciale vince il premio come piatto comfort food dell’anno. Passatelli in brodo eccellenti, sodi, saporiti e non si sfaldavano appena li toccavi.
Segnaliamo, ma non li abbiamo assaggiati, la presenza di primi piatti vegani e anche due proposte gluten free.
Secondi piatti
Tra i secondi, abbiamo provato i due pezzi forti, dal profondo valore porcino: la grigliata mista di suino bianco e quella di mora romagnola. La seconda era ottima, cotta a punto, croccante e succulente. Le costine si strappava via senza rimorsi, il coppone era il perfetto complemento del pane, la salsiccia grassottella e saporita e la pancetta anche non deludeva con un’intensità di sapore notevole.
Quella di suino bianco era discreta, ma non altrettanto immaginifica.
Il coniglio alle olive sfumato con il vino Albana era strepitoso, un arrosto di carne bianca fatto come una volta, cotta lentamente nel vino. Gusto complesso e salmastro: piccola perla del menu.
La carne frollata
Altra proposta da vagliare sono le costate, fiorentine frollate con il dry aging, di varie razze di vacca e maturazione, con taglio minimo da 800 grammi. La frollatura va dai 20-30 giorni o dai 30-60 per gli amanti dei sapori da Survivor. Tre le razze in pista: Black Angus Irlandese, Razza Marchigiana e Sashi Finlandese, quella che è considerata la wagyu europea, grazie ad una marezzatura estrema, simile a quella giapponese.
E finiamo di parlare del menu, dicendo che non è facile provare tutto. Infatti, troverete anche hamburger gourmet, la pinsa, la piada-pizza mangiata dai nostri avi Romani, formaggi, piatti vegetariani per le vostre pause pranzo e tanto altro.
A Casa Spadoni riuscirete a trovare soluzioni abbastanza dinamiche per ogni evenienza. Cene di lavoro country, pausa pranzo veloce, cena da cerimonia nel bel parco con piscina. Potrete fare la spesa o mangiare dell’ottima carne.
Uscirete soddisfatti?
Certamente sì, l’idea è molto smart e questa soluzione ibrida è ben studiata. L’ambiente è hipster, ma ammicca ad un pubblico che ama la tradizione. Il locale è rustico come vani: tuttavia, risulta molto accogliente e caldo. Soffitti alti, pietra, pavimento rosso di cotto. La struttura è composta da fienile e stalla ed è stato completamente ristrutturato con un gusto sobrio, ma non modernista, per fortuna. Il parco che circonda la struttura è una piccola oasi e troverete anche una piscina per rinfrescarsi in estate.
Il pane
Non potevamo non parlarne, dopo tutto nasce tutto dalla farina, dal molino Spadoni. Ogni tipo di pane è fatto a mano, con lievito madre e farine biologiche. La selezione è eccellente, troverete pane di ogni genere. Aromatizzato con semi e spezie, pane rustico integrale e il mitico pane sciocco romagnolo, senza sale, ottimo per esaltare la sapidità di salumi, formaggi e salsiccia. Segnaliamo la focaccia ai sette cereali come MVP.
Prezzi di Casa Spadoni
Molti li giudicheranno alti, forse sproporzionati, ma la qualità si paga. La ricerca degli ingredienti, la cura riposta nei piatti e anche solo la qualità del pane sono impeccabili.
Lista dei vini
La proposta dei vini romagnoli è studiata con attenzione e ha qualche piccola perla come Giovanna Madonia, Costa Archi, Francesconi e altre piccole cantine artigianali romagnole. Ovviamente il re della lista è il Sangiovese di Romagna, i bianchi sono un po’ meno coraggiosi, ma di certo non siamo in Alto Adige, quindi ci accontentiamo. Encomiabile la scelta dei vitigni romagnoli minori, tra cui non mancano Famoso e Centesimino di Faenza. Per il resto, la carta è un po’ spenta, non ci sono grandi spunti o una filosofia produttiva, ma bottiglie mainstream. Ottimi i liquori homemade.
Tra i vini dolci Trerè e della Fattoria Zerbina: due sicurezze.