Vino per gli arrosticini di agnello: le migliori bottiglie
Sapete qual è il bello di avere parenti sparsi in tutta Italia?
È che ad ogni visita scopri qualcosa, un città, un posto dimenticato, ma dalla storia millenaria come Alba Fucens, una cantina nuova che visiti mentre sei in viaggio, un ristorante che ogni volta ti stupisce con nuovi piatti fantasmagorici, un forno che fa ancora le ferratelle come una volta con quintali di noci e miele dentro oppure un cugino che ti prepara una grigliata colossale di arrosticini per 20 persone.
Abbinare arrosticini e vino è molto semplice: negli spiedini dominano la succulenza della carne, poco grasso, ma è pur sempre presente, e il richiamo primordiale dell’agnello che oscilla tra il dolce e il rustico. E per chiudere il cerchio dell’amicizia ci deve essere sempre la carezza della brace, quel tocco affumicato dovuto alla cottura alla brace, suggellato dalla reazione di Maillard che caramella la carne esternamente e la rende deliziosamente smoky.
Quindi la scelta per gli arrosticini ricade su un vino rosso che deve avere almeno una di queste caratteristiche: struttura, corpo, acidità, sapidità o frutto.
Poi però si aprono mille strade: volete sottolineare lo smoky e il frutto e allora prendete un Cabernet Sauvignon.
Preferite contrastare la carne con un tannino vigoroso e richiami selvatici anche nel vino? La scelta ricade sul re dell’Abruzzo il Montepulciano, sai che scoperta….
Volete spaccare in due il gusto rubesto degli arrosticini con un vino sapido e affumicato, basta stappare un Fumin della Valle d’Aosta.
Siete più propensi a creare armonia tra vino e carne, bene, un Pinot Nero è quello che ci vuole, spessore, sapidità e tannino delicato, ma avvolgente.
Volete mettere alle stretto il grasso degli arrosticini? Provate ad abbinare un Schioppettino del Friuli e farete faville: i tannini sono delicati, ma ha un’acidità che taglia anche il grasso di foca.
Anche un buon Lambrusco Grasparossa è perfetto per gli arrosticini, non è necessario per forza spendere 50 euro in un Merlot stiloso di Bolgheri o per un Rosso di Franciacorta. Certo è che se avete qualche bottiglia dai tannini potenti, come Barolo, Sagrantino, Tannant, Burson, Aglianico o Primitivo di Manduria, l’occasione è perfetta.
Mancano le birre, ma per quelle faremo un’altra volta, non vogliamo mescolare i due piaceri o fare confronti, visto che sono mondi completamente avulsi per caratteristiche e prezzo e sarebbe sciocco fare una gara tra birra e vino per decidere chi è meglio con gli arrosticini.
Lagrein Riserva 2013 Maturum cantina K. Martini & Sohn
Caldo, avvolgente, con deliziosi profumi di frutto di bosco e un carattere focoso, ma sempre molto fresco. La rotondità c’è, e anche un corredo speziato fine da spalla al sottobosco, ma la freschezza è eccellente. I tannini sono corposi, ma disegnati con eleganza.
Cirò Rosso Classico Ronco dei Quattroventi cantina Fattoria San Francesco
Dalle Dolomiti voliamo a Cirò, per stappare un grande vino rosso, un Gaglioppo 100% di grande spessore. Questo Cirò della cantina San Francesco è un vino caldo, avvolgente, sontuoso, dotato di grande corpo, ma di eleganza ancora più esaltante. Il naso è balsamico e in bocca è tonante, ma morbido, sospinto da tannini vigorosi, perfetti per addomesticare il gusto ribelle degli arrosticini.
Cesanese della cantina Le Quinte
Un classico Cesanese, molto pulito aromaticamente, profumato, dotato di fascino e corpo snello, ma avvolgente. In bocca è sapido, fresco, vellutato, i tannini sono garbati, ma fermi. Spezie, peperone, pepe, fiori, non manca nulla, solo una griglia rovente piena di arrosticini.
Valtellina Superiore Classico 2013 Mamete Prevostini
Lasciamo da parte un attimo e concentriamoci su sapidità e freschezza. In questo Nebbiolo di montagna i tannini sono finissimi, ma l’acidità è glaciale e il sale quasi si morde. È un vino favoloso, ma se abbinato alla carne o alla dolcezza degli arrosticini diventa poesia. Abruzzo & Valtellina together.
Pignolo 2010 Dario Coos
Un vino austero, terroso, fresche o dotato di carattere e profumi sontuosi. In bocca è rigoroso, tannico, ma con eleganza, sapido, pulitissimo e con uno sviluppo verticale toccante. Se volete sgrassare la bocca con un vino tosto, ma prezioso, il Pignolo 2010 di Dario Coos è la vostra bottiglia!
Cannonau di Sardegna DOC Riserva cantine di Dolianova
Poteva mancare il re della Sardegna, il mitico Cannonau? Certo che no, soprattutto quando si ha il piacere di stappare il Cannonau della cantina Dolianova, fruttato, ombroso, caldo, ma dotato ancora di freschezza viva, ma perfettamente incastonata in una struttura poderosa, dominata da tannini di eccellente fattura. Un vino caldo, ma mai troppo maturo e mai arido, anzi ha molto da dire, fatelo conoscere alla vostra griglia e ci sarà da divertirsi.
Novecento Chianti Classico Riserva DOCG 2014, cantina Dievole
Un Chianti favoloso questo di Dievole per ricchezza, estratto e mesmerizzante equilibrio tra rotondità, tannini vigorosi e rotondità avvolgente. In bocca è una susseguirsi di frutti di bosco, ciliegie, muschio, tè e spezie dolci nel finale. Il corpo e il piglio sono quelli giusti per contrastare anche il più selvatico degli arrosticini! La recensione.
Vogadori Valpolicella Ripasso Classico Superiore 2014
E di palo in frasca passiamo al Veneto, con un Ripasso grintoso, molto fresco, sapido, dotato di tannini evoluti, ma tonanti. Spezie appena accennate e frutto invitante e avvolgente aiutano a domare il gusto intenso degli arrosticini. La recensione.