Subsidium Dosaggio Zero Riserva Cherubini
Il Subsidium Dosaggio Zero Riserva Cherubini è lo spumante metodo classico che non ti aspetti di trovare proprio fuori dalla blasonata zona del Franciacorta. Tanti anelano questo sfavillante marchio, ma non Mattia Corbellini, che va per la sua strada, spinto da una ricerca estetica di purezza e naturalità a discapito del marketing più appariscente.
Per quanto possa sembrare paradossale, questo vino è uno degli spumanti più evocativi, eleganti ed intransigenti che troverete non solo nella zona del Lago d’Iseo, ma anche in tutta Italia.
Come viene prodotto il Subsidium Dosaggio Zero Riserva Cherubini
È un blend di cru aziendali di Pinot Noir e Chardonnay, i quali vengono vinificati separatamente e con stile differenti. Il Pinot Noir ovviamente subisce una pressatura leggerissima, mentre lo Chardonnay va sul classico con pressatura soffice. I mosti vinificano in cemento senza aggiunta di lieviti selezionati, ma solo grazie ai lieviti indigeni. Il riposo sui lieviti è di 60 mesi. Segue sboccatura e poi si usa il medesimo vino per rabboccare le bottiglie.
Se parlate con Mattia forse vi apparirà un po’ ritroso, quasi recalcitrante, ma basta che parli della sua terra e si aprirà in un sorriso smagliante e le sue parole diverranno un fiume in piena. E i suoi vini sono della stessa pasta. Rocciosi, duri e austeri al primo approccio, ma poi vi fanno scoprire un mondo fatto di mille sfumature. Le stesse sfaccettature che troverete in questi spumanti, nati grazie ad un terroir unico, dove escursione termica e l’alternanza di argille e calcare concorrono a formare condizioni uniche per la produzione di spumanti di grande respiro.
Ed è per questo che tutti i suoi spumanti sono a dosaggio zero, senza aggiunta di zucchero. Quello che c’è in vigna finisce nella bottiglia senza lubrificanti sciropposi e senza neanche l’aiuto di vini della casa (che sono molto più marcanti dello zucchero, quando si tratta di spumanti metodo classico). Si usa solo quello che si produce in quella annata e punto. E se non è una dichiarazione di amore questa…
Caratteristiche organolettiche del Subsidium Dosaggio Zero Riserva Cherubini
Ma perché parliamo tanto della terra, perché tutti questi preamboli? Perché la descrizione del vino è secondaria e subordinata alla presentazione del terroir e del personaggio che li ha creati. Non è un caso che in questo caso, ci sia piena armonia tra uomo, terra e vino. E Mattia è giustamente solo al comando e produce solo 10000 bottiglie, perché è lui l’autore, il traduttore che sa interpretare vigne e condizioni climatiche per produrre questi piccoli capolavori italiani.
Non abbiamo paura di dire che quelli della cantina Cherubini sono tra gli spumanti migliori che abbiamo in Italia, ma non perché Mattia sia un fenomeno, ma per il semplice fatto che si è fatto testimone di un pezzo di terra e la sa interpretare meravigliosamente. Certo, le condizioni di questo fazzoletto sono ottimali, ma non è piovuta sulla testa e il lavoro di ricerca del cru perfetto è solo il primo passo. Se non fosse diventato tedioso e inflazionato potremmo dire che è un artigiano del metodo classico, ma poi sembra la pubblicità dei divani.
Ma veniamo al vino. Il colore è un giallo Giamaica dalle sfumature ambrate. Il bouquet è dominato dalla ricchezza dei lieviti: sembra di entrare in una pasticceria di notte, nel pieno del lavoro. Crema pasticcera, crostate, vaniglia, i profumi si alternano senza fine. E poi c’è quel gioco sottile tra il burro dello Chardonnay e i piccolo frutti di bosco del Pinot Noir con decise note ossidative in stile sherry a tagliare e dare pienezza. La complessità è siderale, ma mai pesante, ci sono tanti spunti di lettura, ma tutti chiari, scanditi con cristallina eleganza.
Al palato è maestoso, ben sorretto da acidità, tuttavia ampia, morbido, lunghissimo nel sorso che poco alla volta vi porta ad un finale di frutta secca, sherried come pochi. La struttura è notevole, ma il lavoro dei lieviti ha scolpito e articolato il vino, smussando l’aggressione degli agrumi, trasformando tutta questa energia verticale in volume aromatico, in una fioritura stupefacente.
Non aspettatevi il solito Franciacorta limoncino che ti pialla la lingua, questi spumanti sono dei piccoli concentrati di luce e ombra, di freschezza e opulenza, anche se va detto che la bevibilità è incredibile. Basta rinunciare al paracadute e diventare vignaioli veri, credere in un progetto e poi i risultati arrivano.
Ed è un bene che ci siano persone così coraggiose e restie ad abbracciare i riflettori e le DOCG piene di lustrini. I veri spumanti nascono dalla certosina conoscenza della propria vigna e da condizioni uniche sia umane che climatiche, che difficilmente possono coprire grandi zone e centinaia di ettari. E la dimostrazione è la crisi stilistica dei grandi consorzi e la nascita di nuove stelle (pronte a scardinare tediosi stereotipi dal sapore industriale) tra cui annoveriamo Mattia Corbellini, Nicola Gatta, i ragazzi di Ca del Vent, Cortefusia, Casa Caterina, Arcari e Danesi e altri ancora.