I vini umbri più buoni: in viaggio per scoprire le migliori bottiglie da stappare
Questa pagina è un resoconto di viaggio tra le cantine umbre alla scoperta dei migliori vini, sia bianchi che rossi. Abbiamo cercato di tracciare un itinerario di prelibatezze umbre e raccontarvi il nostro viaggio, aggiungendo non solo commenti sui vini, ma anche suddividendo la regione che abbiamo visitato in zone più “navigabili”, mettendo in risalto le bellezze locali. Perché l’Umbria produce grandi vini, soprattutto rossi, questo lo sanno tutti, ma ha anche tanta bellezza da dare, non è seconda a nessuna regione italiana, anzi punta al primo posto e se la gioca tranquillamente con le altre senza timore. E allora prepariamoci a partire con un diario di viaggio in questa terra rigogliosa, dove l’ingegno umano e la generosità della natura si sono intrecciati nei secoli, creando un panorama fiabesco di colline ricoperte di ulivi, boschi, vigneti e piccoli paesini in pietra, che ricorda gli affreschi del Perugino.
Banalmente si pensa all’Umbria come al cuore verde d’Italia, una definizione che va molto stretta ad una regione che in realtà ha un patrimonio artistico e culturale, oltre che enologico e culinario, inestimabile. L’Umbria ha un fascino discreto, nascosto, anche il turismo fortunatamente è meno frenetico: i turisti sono più rarefatti e si aggirano circospetti, quasi non volessero rompere il silenzio che, a parte qualche campana, regna sovrano. Anche su Assisi, e sulle sue folle di pellegrini, cala il silenzio quando il sole tramonta, tutto tace e questa solitudine non fa altro che accentuare la sensazione di essere in una terra dove il passato non ha mai smesso di vivere.
Che questa sia la terra che ha dato i natali ad un esercito di santi, capitanati da San Francesco e Santa Chiara, non stupisce: si respira un’aria mistica, le montagne che circondano la grande pianura umbra sono piene di eremi, pievi e luoghi solitari che ricordano la pace dei monasteri buddisti sul Monte Koya, in Giappone: è facile lasciarsi andare alla meditazione tra queste rocce, alla ricerca dell’Io.
A parte questa parentesi sciamanica, quello che stupisce, e ci interessa maggiormente, è la varietà che ogni zona offre. Scorrendo una mappa dell’Umbria noterete che ad ogni città è legata una specialità segnalata da Slow Food, un piatto di umbricelli al tartufo che vi illuminerà la giornata, un vino bianco in terra di rossi, un aneddoto cruento legato ad uno dei tanti condottieri che si davano battaglia da un castello all’altro, ma soprattutto sarà la semplice bellezza dei borghi a sedurvi.
Terni
Il nostro “itinerario turistico” parte dal sud dell’Umbria, dalle belle chiese del centro storico di questa antica città, che ha subito una repentina industrializzazione, dopo l’unificazione d’Italia, che ne ha stravolto la fisionomia. Sulla riva destra del fiume Nera potrete calarvi in un’ambientazione steampunk che ha pochi eguali, un museo a cielo aperto: vecchie fabbriche, ciminiere, forni abbandonati, scheletri in ferro e acciaio che sonnecchiano malinconicamente tra le case costruite sul finire dell’Ottocento, in quello che doveva essere un quartiere modello basato sui precetti del positivismo industriale.
Dopo tanto metallo, una gita alle cascate delle Marmore vi ritemprerà e poi continueremo verso ovest, costeggiando il confine con il Lazio: stiamo entrando nella DOC dei Colli Amerini, l’ultima nata in Umbria. Avete presente quelle illustrazioni sui libri di favole dove un castello domina su tante colline paffute, ricoperte di boschi e campi di girasoli e tutto sembra così tranquillo? Ecco questo è il panorama che vi attende, piccoli feudi che si alternano seguendo il corso del fiume Nera. Stroncono che emerge da un mare di ulivi, la rocca di Narni e il duomo di Amelia, cinta da mura costruite dai Ciclopi, sono le soste obbligate. Non dovrete fermarvi per giorni, le città sono deliziose nel loro insieme e anche soltanto viaggiare da un borgo all’altro è un piacere.
Vino rivelazione
Majolo della cantina Zanchi, Malvasia toscana in purezza. Un bianco che sembra tagliato nella pietra, pieno e strutturato, con una rotondità calda che si dipana in fiori, burro e susine mature.
Vino top
Il Merlot del Castello delle Regine. Sontuoso, ricco di spezie e sostanza, riesce a tradurre le sfumature di un territorio roccioso in un’eleganza rotonda.
Orvieto
La particolarità di Orvieto, e di tutta la sua DOC, è il tufo di origine vulcanica che “cresce” tra le colline, rendendo il paesaggio unico e il vino inimitabile. Lo spettacolo della città che si erge sopra una rupe rossa, con le guglie del duomo che sfiorano il cielo è commovente; è talmente perfetta che pare irreale, sembra un plastico costruito da gigantesche mani divine.
Un giorno intero è da dedicare alla città, al duomo con gli affreschi del Giudizio Universale del Signorelli e alle raffinate collezioni d’arte disseminate nel palazzo dei Papi, palazzo Faina e palazzo Soliano—una monumentale torre in tufo rimasta incompiuta. Il giorno dopo perdetevi tra i viottoli e le chiese meno famose, fate una scampagnata fino alla necropoli etrusca poco fuori le mura e preparatevi per il tour delle cantine. Immancabile la visita a Decugnano dei Barbi, una delle più antiche, se ne hanno notizie fin dal 1212 quando era possedimento ecclesiastico. Vi aspettano bianchi molto fini, un dedalo di cunicoli scavati nel tufo e il primo spumante metodo classico prodotto in Umbria, nel 1978. Il Palazzone è agli antipodi come filosofia. Si coltivano in prevalenza autoctoni—Grechetto e Procanico—secondo l’antica ricetta dell’Orvieto classico, ma con un approccio moderno e non mancano piacevoli sorprese come Viognier, Cabernet Sauvignon e Franc.
Vino rivelazione
Il Vigna del Sole, della piccola cantina biologica Tenuta di Freddano, è l’ode a questa terra. Pulito, salino, con un bouquet elegante di erbe aromatiche e grande spessore in bocca.
Vino top
È l’Orvieto classico Campo del Guardiano, da un piccolo cru della cantina Palazzone. Un bianco di grande classe, a cui non manca tipicità e armonia: parte con tanta frutta matura, mandorle, melone, ma poi vira alle erbe aromatiche, quasi pungenti, sempre sorrette da una sapidità incredibile. Il più incisivo di quelli provati.
Ficulle: into the Wild
Procedendo verso nord, in direzione del lago Trasimeno, vi imbatterete in una zona meno frequentata, ma incontaminata, dal fascino rustico. I colli occidentali dell’Umbria sono l’ideale per chi vuole natura, escursioni nei boschi, castelli arroccati sulle rocce e cantine difficili da raggiungere, ma che forse sono tra le più originali come produzione. Dopo una sosta nella pittoresca e goticheggiante Ficulle, non vi resta che prepararvi a cingere d’assedio il Castello della Sala, dove nella solitudine di queste vette si coltiva anche Pinot Nero. Il Muffato della Sala è un vino simbolo, uno dei più apprezzati muffati italiani e la sua fama, francamente, è meritata. Anche se con l’annata 2007, il Muffa Nobilis di Palazzone ha lanciato un guanto di sfida, intarsiato di diamanti però.
Se amate i rossi, la cantina per voi è Vitalonga. Si producono solo rossi e con cognizione di causa, visto che i suoli circostanti sono prevalentemente argillosi. Montepulciano, Merlot, Sangiovese e Cabernet Sauvignon. I vini sono opulenti, ammansiti dal legno, molto caldi ed esuberanti, anche se l’obiettivo è creare vini eleganti: siamo sulla buona strada.
Vino rivelazione
Terre di Confine di Vitalonga, un vino avvolgente per le preziose nuance speziate che si perdono in un eco di prugna, cacao e amarene.
Vino top
Cervaro della Sala. Elegante e sapido con note di mandorle e miele che lentamente vanno addensandosi. Spezie e fette di frutta matura dorata in dissolvenza.
Lago Trasimeno
Un paio di giorni per passeggiare lungo le sponde del lago e scoprire i paesini intorno sono sufficienti. Ad est, Castiglione del Lago è il borgo più suggestivo, grazie alla passeggiata sulle mura del Castello del Leone, che costeggiano le acque. Anche Panicale e Magione non sono affatto male se riuscite a visitarle, soprattutto Magione, per il castello dei Cavalieri di Malta e la loro cantina, dai vini sinceri e senza troppe pretese. Siamo ad una passo da Montepulciano, per cui la qualità dei suoli non è in discussione, inoltre le acque del lago contribuiscono a creare un microclima mite, perfetto per la coltivazione delle uve, tra cui spiccano il fake Gamay (che in realtà è un clone di Cannonau), Sangiovese, Pinot Nero e Cabernet.
Vino rivelazione
Il Nero di Cavalieri. Un Pinot Noir nel centro Italia? Prodotto dalla cantina dei Cavalieri di Malta? È uno scherzo? No, e non è affatto male: fresco e nervoso, con ribes, anice e finale mentolato. Da provare.
Vino top
Capofoco, della cantina Madrevita. Un vino delicato che ha la consistenza della seta e la vivacità fruttata del Montepulciano: da sorseggiare davanti alle onde del lago.
Torgiano
Torgiano è la città definitiva per chi ama il vino. Una piccola enclave dove tutto ruota intorno al prezioso succo fermentato: i vitigni circondano come un anfiteatro il colle su cui sorge e all’interno troverete anche il Museo del Vino e quello dell’Olio e una paio di chiesette niente male, dopodiché sarete liberi di visitare le cantine Lungarotti e Terre di Margaritelli. Torgiano bianco a base di Trebbiano toscano e Grechetto, Torgiano rosso a base Sangiovese e per finire Torgiano Saumante, 50 Chardonnay e 50 Pinot Nero. In realtà basta mettere la parola “Torgiano” e la magia è fatta, tutto quello che cresce qui è destinato ad un futuro radioso.
Vino rivelazione
Torgiano bianco Costellato di Terre Margaritelli per la freschezza minerale che accompagna un frutto sempre vibrante.
Vino top
Torgiano rosso Riserva Monticchio 2008. Monumentale per struttura e profondità, con spezie al punto giusto che rendono misterioso un frutto impetuoso, ma domato, ancora gustosamente acido, con rabarbaro e tè in evidenza.
La nostra vacanza in Umbria tra vino, cibo e arte finisce qui, ma vogliamo chiudere con una chiosa al titolo: Rinascimento Umbro. Lo abbiamo scelto in omaggio al glorioso passato di questa regione, ma soprattutto perché sia un augurio per il futuro, per le potenzialità che questa terra ha di diventare una delle mete più ambite, non solo tra i foodie e gli amanti del vino e delle imprese di San Francesco, ma da chiunque voglia scoprire una terra sincera e meravigliosa.