Guado al Tasso 2008 di Antinori: recensione
Il Guado al Tasso 2008 di Antinori è un vino che abbiamo tenuto in cantina per molti anni. Appena assaggiato nel 2013 risultava estremamente legnoso, molto fruttato, intenso con i tannini potenti, ma sicuramente eravamo ancora molto lontani dal suo equilibrio perfetto, dall’armonia, da quelle note evolute che invece oggi riesce ad offrire.
Non è facile tenere in cantina una bottiglia per 5 anni, viene sempre voglia di stapparla per vedere a che punto siamo arrivati e sebbene il vino sia ancora fresco e i tannini saldi e slanciati, sicuramente è riuscito a trasformare tutto quell’estratto, una materia densa e tannica in un sinfonia molto più melodica e armoniosa.
Prima di tutto il colore è granato, si è scaricato. Poi il frutto si è lanciato in una maturazione, sempre molto graduale e mai surmaturo, tuttavia ha perso molto della sua vinosità iniziale. I tannini hanno mediato e si sono affilati, nonostante il vino sia ancora di importante struttura. Poi la freschezza è più attenta, meno spigolosa, ma soprattutto sono i profumi terziari ad affascinare.
Il Guado al Tasso 2008 nasce nell’omonima tenuta, nel nord della Maremma, dista neanche 100 chilometri da Firenze, a due passi dello splendido borgo di Bolgheri. La storia di Bolgheri la conoscete tutti: è la Bordeaux italiana, i suoli sono ciottolosi, leggermente calcarei, c’è il vento che viene dal mare e allora perché non piantare Cabernet, Merlot e Petit Verdot? E dalla nascita del Sassicaia ne è passato di tempo…
Ma torniamo al nostro Guado al Tasso, è un blend tipicamente bordolese di Cabernet Sauvignon e Franc, Merlot e Petit Verdot, quindi abbiamo a che fare con un vino ricco e intenso, berlo subito sarebbe follia, non nasce per essere beverino e pronto. Dopo la vendemmia dei cru separati i grappoli vengono pigiati e poi fatti fermentare per 15-20 giorni con rimontaggi e quindi segue un affinamento in barrique nuove per 14 mesi, più 10 mesi in bottiglia.
Il risultato è un vino che oggi, nel 2018, è molto affascinante, a tratti balsamico, speziato e con un frutto caldo, ma mai surmaturo, anzi c’è una certa austerità di fondo che lo rende affascinante.
Il bouquet
Il naso è ancora molto speziato con note di tabacco, caffè e spezie dolci, ma il frutto inizia a delinearsi con nitidezza: prugne, mirtilli sotto spirito, poi sottobosco, tracce erbacee abbastanza fini, eucalipto, fiori, china e chiude con tutte le suggestioni terrose classiche a base di liquirizia e rabarbaro. Se vogliamo trovare qualcosa da eccepire, ma non un difetto, è la tostatura, leggermente opprimente: come vino è cristallizzato e non molto naturale nella sua espressività, l’affinamento in botte lo ha modellato nettamente, frenando un po’ il suo sviluppo aromatico. È una scelta stilistica ed è questione di gusti, ma se si parla sempre di terroir, terra-vigna-uomo-clima-cosmo-karma e poi si modella il vino così pesantemente il tutto viene ridotto ad una ricerca estetica forzata.
Il sapore
Bocca calda, potente, ampia ma che si muove tra un gioco di equilibri ben riuscito tra acidità ancora vispa, tannini potenti, ma fini e una rotondità che come detto rimane sempre austera e non lascia andare alla deriva del frutto esplosivo che negli ultimi anni ha caratterizzato Bolgheri. Finale lungo, spessore eccellente, il vino è equilibrato, ma con questo spessore è un vino che potrebbe invecchiare ancora per 10 anni tranquillamente. Ma ormai lo abbiamo aperto…
Prezzo
100 euro.
Abbinamenti consigliati
È un vino strutturato e tannico, il Cabernet Sauvignon è dominante, quindi offritegli un sacrificio di pizza margherita, vitello tonnato, pollo al curry, pulled pork, paella. Ma è ottimo anche con il tartufo!