Vespolina: vino, vitigno, caratteristiche
La Vespolina, conosciuta anche come Ughetta o Uvetta de Canneto, è un vitigno a bacca rossa tipica del Piemonte, coltivata da secoli nella provincia di Novara, soprattutto nelle zone più a nord, a ridosso delle Alpi.
Il vino che ne ricava è snello, fresco, saporito, di struttura leggera e grande piacevolezza, grazie ad un frutto rotondo, un elegante corredo aromatico speziato e floreale.
La buccia degli acini non è molto sottile e le uve vengono comunque vendemmiate presto, al massimo a fine settembre. Ha un ottimo contenuto zuccherino, tuttavia, struttura e tannini non sono massicci, anzi punta tutto sulla finezza del tratto e non sui muscoli e su un estratto concentratissimo.
Infatti, basta guardare questi vini e già dal colore scarico e della trasparenza si riesce ad evincerne la natura delicata.
Storia e zona di produzione del vitigno Vespolina
Se ne hanno traccia nel Novarese fin dal 1700 e da quel momento è sempre stata coltivata nella zona prealpina di Vercelli e Novara, anche se sono le colline intorno a Gattinara la sua culla naturale. A riprova dell’importanza del vitigno, oggi in declina purtroppo, spesso Nebbiolo, Freisa, Barbera, la Spanna e l’Uva Rara erano, e lo sono ancora oggi in parte minore, tagliati con la Vespolina per trovare più eleganza, profumi ed espressività.
Il nome Vespolina è legato alla grande dolcezza delle uve, che attira vespe e api, una caratteristica comune anche al Moscato, quello che Plinio il Vecchio chiamava “uva apiana”.
Nell’Ottocento la Vespolina era l’uva da taglio per eccellenza di molte zone di Piemonte e Lombardia, era la prezzemolina che non doveva mai mancare. Oggi, visto che si predilige produrre (Nebbiolo) in purezza, la situazione è molto cambiata ed è sempre più rara, anche se oltre alle zone classiche, sta riscuotendo un discreto successo nell’Oltrepò Pavese. Basti pensare che uno dei vini più immaginifici di tutta Italia, il Barbacarlo di Lino Maga, è proprio un blend di Vespolina, Uva Rara e Croatina.
Le DOC
È prevista nella DOC Boca, DOC Bramaterra, DOC Colline Novaresi, DOC Coste della Sesia e DOC Sizzano. In purezza è raro trovarla, tuttalpiù è usata come uva da blend, anche in piccole dosi: un 5-10 % è già sufficiente per “ammorbidire” il duro Nebbiolo di Montagna.
Caratteristiche organolettiche
Come detto, freschezza e zucchero non mancano, ma il corpo è snello e i tannini non ruggiscono. I profumi hanno un timbro particolarmente floreale, speziato e “dolce” come richiamo, senza però arrivare ad essere un vitigno aromatico. Il finale è di rosmarino e salvia, delicato.
Non sarà un grande vitigno immortale, ma basta assaggiare i vini della cantina Le Piane di Boca e il Barbacarlo per capirne il potenziale. Non solo aromaticamente, ma anche per la varietà della gamma produttiva e per non perdere le proprie tradizioni, dopo tutto non si vive di solo Nebbiolo (il mantra del monovarietale a tutti i costi andrebbe rivisto) e perdere questi vini semplici, ma gustosissimi, sarebbe follia pura. Soprattutto quando ci sono cantine come questa che producono vini naturali pieni di carattere e sapidità. Il Mimmo costa 15 euro ed è un vino straordinario.