Rossese di Dolceacqua: vitigno, caratteristiche, storia e sapori del leggendario vino rosso ligure
Il Rossese di Dolceacqua è il vitigno a bacca rossa più importante e caratteristico della Liguria. Anzi è molto di più: è un campione in grado di dare splendidi vini, tipici, salati come il mare, nervosi e pieni di sfumature, ma sempre eleganti, dotati di buon passo, stoffa e misura.
Il Rossese di Dolceacqua è un vino nobile, sottile, non ci sono tannini deflagranti o muscoli scolpiti da un uso irruento delle barriques. Non è un palestrato pompato di steroidi e cosparso di olio di cocco che solleva 200 chili di panca. Tutto il contrario: è un Muhammad Alì che saltella come una farfalla e punge come un calabrone grazie a pugni di sapidità e sapori balsamici.
Il Rossese di Dolceacqua è come la Liguria stessa: bellissima, ma ritrosa, va scoperta passeggiando, assaporandola lentamente, con il sole che ti brucia la pelle e il sale del mare sulle labbra.
Il bouquet del Rossese di Dolceacqua
Il naso è fruttato con fragole e frutti di bosco maturi, mai cotti, il tono è austero, con sfacciati sentori di rosa al limite dell’aromatico, ma il tono è disteso, sempre però dritto e pungente. Non ci sono note molto verdi-erbacee, ma la vera sorpresa sono i toni più balsamici di macchia mediterranea, olive e timo. I profumi terrosi e di radici ci sono e fanno il loro dovere. I toni speziati non sono esagerati e se sono accentuati sono sicuramente dovuti all’affinamento al legno. Finale con richiami iodati: in pratica riesce ad unire mare e bosco.
Il sapore del Rossese di Dolceacqua
Al palato è vellutato, fine, non caldissimo, ma con una sobrietà che lo mantiene dritto e fermo. Scorre sospinto da una vena sapida eccezionale, tuttavia la bassa acidità comporta delle scelte drastiche, tanto che spesso è vendemmiato molto precocemente. I tannini sono vellutati, molto delicati, la struttura non è mai troppo prepotente, ma non è di certo un vino magrolino o insipido. Parola d’ordine: “finezza-senza-fine”.
Storia del vitigno Rossese di Dolceacqua
La leggenda più mitica e antica vuole che i primi coloni greci giunti dalla Tessaglia abbiano portato in dote questo vitigno, ma non ci sono prove o testimonianze. Anche se molti fanno risalire la tipica coltivazione ad alberello delle vigne di Rossese all’influenza greca. Ma come ben sappiamo la Liguria è stata un crocevia di popoli e commerci unico e quindi non è tanto chi lo ha portato, ma come lo hanno valorizzato tra questa lingua di terra tra mare e montagna. Quello che è certo è che, a testimonianza della sua bontà, il Rossese di Dolceacqua fu scelto come vino ufficiale per il rancio dei marinai della Repubblica Marinara di Genova da Andrea Doria. Altro che il rum!
Zona di produzione del Rossese di Dolceacqua
Pensate che il Rossese di Dolceacqua è stata la prima DOC ligure, concessa nel lontano 1972. Si produce tendenzialmente in purezza, da disciplinare al massimo con un 5% di vitigni rossi tipici della zona. Zona che lo ricordiamo copre 14 comuni appartenenti alla Val Nervia, con l’epicentro della produzione nell’omonimo, splendido borgo di Dolceacqua.
Abbinamenti consigliati per il Rossese
Grazie alla buona morbidezza e alla gentilezza dei tannini, il Rossese si candida come uno dei migliori vini rossi da abbinare al pesce, risotti, al tataki di tonno, ma è ottimo anche con salumi, paella, vitello tonnato, pollo al curry, pulled pork, empanadas, hamburger.