Gaglioppo: vino, vitigno e storia
Il Gaglioppo è un vitigno che risale ancora i tempi della Magna Grecia, quando ancora Cirò Marina, a nord di Crotone, era chiamata Cremissa. E il vino di Cremissa, chiamato Krimisa, era il premio per i vincitori delle Olimpiadi, privilegio non da poco per il tempo. Sì, esatto, gli antichi avevano rinominato questa zona Enotria: la terra del vino.
E ancora oggi questo straordinario vino rosso è il fiore all’occhiello della Calabria, ha corpo, struttura, grande fascino e rotondità, un frutto caldo, ma mantiene sempre una certa austerità di fondo. L’influsso del mare si percepisce nella sapidità del vino, i profumi sono fini e screziati, non è una bomba alcolica tutto muscoli, certo è un vino potente anche grazie ai suoli argillosi dove cresce il vitigno, ma ciò non toglie che sia un vino di estrema eleganza.
I tocchi balsamici, i profumi di sottobosco, eucalipto, iodio e macchia mediterranea aggiungono profondità, fascino, mille sfumature da gustare attraverso il velo roccioso dei tannini.
Oggi questa splendida zona collinare, baciata dal sole e sferzata delle brezze marine è diventata una delle più importanti DOC della Calabria, la DOC Cirò, che può essere rosso, bianco o rosato.
Quando si fa Cirò rosso molto spesso si predilige una vinificazione in purezza del Gaglioppo, ma è consentito da disciplinare l’aggiunta di un piccolo saldo di Trebbiano Toscano o Greco Bianco, i due vitigni usati per il bianco. Una tecnica usata anche in molte altre parti d’Italia per aggiungere un richiamo più delicato. A livello aromatico potremmo dire, perché il vino è sempre molto strutturato.
L’affinamento avviene sia in botte grande che piccola e il periodo minimo di affinamento è di 7 mesi per Rosso e Rosso Classico, mentre il Cirò rosso Riserva deve riposare per 26 mesi.
La storia del Gaglioppo
Come già accennato, il Gaglioppo sembra essere nato qui, a ridosso del mare Ionico, sulle colline di Cremissa ai tempi dello splendore della Magna Grecia, quando la vicina Sibari era una delle capitali mondiali del vino, tanto che erano in funzione dei veri e propri vinodotti per portare il vino fino al porto della città, dove veniva poi spedito in tutto il Mediterraneo.
Il nome Gaglioppo è ovviamente di origine greca e si deve alla forma del grappolo, che assomiglia ad un piede ben tornito, dalla parola, Kalos Pedos, bel piede.
Oggi è cambiata la vinificazione, la coltura e la cultura della vite, i ceppi di vite sono fittissimi e ricoprono le colline con una foresta di alberelli, ma il sole, la terra e il mare sono sempre quelli e rendono unico questo vino che ha millenni sulle spalle.
Abbiamo parlato del Gaglioppo nella sua zona più vocata, dove è nato, ma praticamente è coltivato in ogni angolo di Calabria.
Caratteristiche organolettiche del Gaglioppo, Cirò rosso
Il bouquet del Gaglioppo è molto ampio, fruttato e maturo, ma austero, mai surmaturo o grondante marmellata. Dal frutto si passa ad infiniti profumi di erbe, fiori, poi tracce terrose di liquirizia e suggestioni marine e balsamiche. Il sottobosco è sempre presente e pronto ad aggiungere spessore. Non aspettatevi una marmellata di prugne, insomma.
Al palato il Gaglioppo è un vino strutturato e gagliardo. Molto tannico e infatti l’affinamento a cui è sottoposto è lungo e spesso vengono impiegate barrique di rovere francese, ma con successo, il vino è talmente ricco di estratto che serve un’ossigenazione molto incisiva. E con gli anni sviluppa note eteree, spezie, il frutto si ammorbidisce, lasciando spazio a incredibili note evolute.
Abbinamenti consigliati per il Gaglioppo-Cirò rosso
Ovviamente carne alla griglia e tutti i piatti barbecue a partire da canederli, pollo al curry, costine con salsa barbecue, lasagne al forno, pulled pork, empanadas, hamburger, filetto alla Wellington.