Emidio Pepe
Non dimenticherò mai la mia prima visita alla cantina Emidio Pepe, a Torano Nuovo, un grazioso paese arroccato su una collina da cui si gode di un panorama mozzafiato sul Gran Sasso. Fui accolto calorosamente dalla figlia di Emidio, Sofia, che mi invitò ad entrare e fare come se fossi a casa mia, intanto lei sarebbe andata a fare una spesa veloce. “Serviti pure, ci sono delle bottiglie aperte.”
E che bottiglie, annate storiche: Montepulciano d’Abruzzo del 2008, 2005, 2000, 1983, 1977 e Trebbiano del 2009, 2002 e 1995. Non voglio tediarvi con delle tasting notes, ma sappiate che poche sono le cantina che possiedono una memoria storica—imbottigliata—paragonabile. Passare da un sanguigno 2008, con un’esuberanza floreale spiccatissima, profumi minerali e iodati, freschezza a non finire e una marea di note erbacee, anche spigolose, alla maestosa maturità del 1977—dove tutte queste note si sono fatte esili ed eteree, ma di una finezza sconvolgente—è un pellegrinaggio che ogni appassionato di Montepulciano, e di grandi vini, dovrebbe intraprendere.
“Qual è il vostro segreto?” chiedo a Sofia di ritorno. Sorride, “Non abbiamo segreti, facciamo sempre le stesse cose, con il rispetto delle tradizioni e dei cicli della natura, anche le etichette sono sempre quelle.” E mi spiega che per il Trebbiano l’uva si pigia ancora con i piedi e per il Montepulciano si fa una diraspatura a mano, praticamente si mettono i grappoli su delle doghe e poi li si pigia delicatamente.
Forse il segreto è che è tutto fatto a mano, semplicemente, da sempre, non per seguire le ultime mode e saltare sul treno del biologico/naturale/biodinamico e siamo tutti contadini come una volta. Il dato di fatto è il vino: non filtrato, non dopato da legni o sostanze chimiche, coraggiosamente e splendidamente imperfetto, con leggeri sentori “naturali” di stalla che vanno via via sparendo mano a mano che il vino si ossigena, pronto a sfidare gli anni con la sua incredibile carica acida e salina, che riassume così egregiamente questo terroir diviso tra montagna e mare. E proprio questa doppia anima in perenne lotta rende tanto avvincenti questi vini, così densi di sapori e contrasti, ma che con gli anni riescono a sviluppare una trama affascinante: sembra che ogni bottiglia abbia una storia da raccontare.
Ultimo consiglio. Una visita in cantina durante la vendemmia merita, ma se riuscite venite durante la sagra di Torano Nuovo, dal 12 al 17 Agosto e vivrete una delle sagre più spettacolari di tutto l’Abruzzo. Tutto il paese è in festa, ci sono le cantine della zona, fiumi di formaggio fritto e griglie stracolme di arrosticini: fa caldo, ma non ve ne pentirete.
Pecorino
L’ultimo arrivato in casa Pepe, continua la tradizione dei bianchi eleganti e taglienti, giocati sull’equilibrio tra freschezza e struttura. Il naso è netto, carnoso con tanta frutta gialla: nespole, albicocche, susina, kumquat. Piacevole in bocca con sapidità e una buona persistenza amplificata da ginestre, camomilla, fiori di pesco e tè verde. Con questa sapidità può essere abbinato a piatti vegetariani, cucina cinese di pesce, pad thai, gamberi alla griglia.
Montepulciano d’Abruzzo
Un vino giovane, proiettato nel futuro, ma fin d’ora piacevolissimo. Il naso è esplosivo, con fiori freschi—rose e peonie—spezie e ciliegie appena colte. Non appena si stappa la bottiglia si sente tutta la sua carica di vino biologico, con erbe a non finire e una nota ribelle-selvatica di cuoio che svanisce in liquirizia, timo, pepe rosa, rosmarino e ancora amarene. La componente tannica è equilibrata—caffè e cacao—rustica e persistente, tuttavia quello che stupisce è l’acidità—zenzero, tè, menta, alghe—vero e proprio elisir di lunga giovinezza, nonostante alcune sbavature che con il tempo si trasformeranno in una complessità straordinaria. Un grande Montepulciano da abbinare a vitello tonnato, pollo al curry, roast beef, hamburger, filetto alla Wellington.
Trebbiano d’Abruzzo
Come ogni vino di Pepe ha bisogno di un po’ di tempo nel bicchiere, anzi sarebbe meglio aprirlo il giorno prima per lasciarlo fiorire in tutto il suo splendore. Il colore è dorato, pieno, seduce con uno scintillio tagliente. I profumi si succedono come una cavalcata nelle campagne, molto intensi, non del tutto maturi: fieno, pesca, mandorle, ginestra, mughetto, acacia, susine, con un sottofondo minerale sensazionale. E tutto il vino è impostato su questa sapidità—pietra focaia—che ricopre la lingua di salsedine e dona slancio ed eleganza al vino per quanto sia rustico. Non mancano le componenti dolci, come accenni di miele di tiglio, nocciole, anche se per ora la rotondità è messa in secondo piano da un’acidità elettrizzante. L’equilibrio è in ogni caso buono, ma non ancora perfetto e dietro questa apparente ruvidità si cela la filosofia di Emidio Pepe: questi vini, che non fanno affinamento in legno, si presentano nudi e naturali, e mai come in questo caso la parola è usata con cognizione di causa: vino naturale, senza manipolazioni, trucchi, lieviti, rattoppi. Con questa acidità è da abbinare ad arrosti di carni bianche, Blanquette di coniglio con senape, Carpaccio di ricciola oppure un classico della cucina cinese di Taipei: Omelette di ostriche.
Cerasuolo d’Abruzzo
Il Cerasuolo di Pepe è uno dei vini più duttili che ci possano essere in circolazione. Sapidità ancora una volta è la parola chiave. Dopo un impatto floreale con geranio, rose, ribes e piccoli fragoline di bosco il vino si distende e lascia emergere tutta la sua carica sapida, che si manifesta con profumi eterei di alga wakame, fungo, muschio, cipria. Una volta aperto è impossibile non finirlo. Un vino semplice che nasconde un’anima rocciosa: bevendolo si ha la sensazione di succhiare chicchi di melograno. Fantastico come aperitivo, ma anche con la Ventricina, Caciucco o Pizza margherita.
Per comprare i vini, chiedere informazioni sui prezzi oppure visitare la cantina Emidio Pepe:
[email protected]
via Chiesi 10, Torano Nuovo (TE)
Telefono: 0861 856493
Ettari: 15
Bottiglie: 60000
Enologo: Emidio Pepe