Colle del Saraceno
Francesco Botti è una persona cristallina, conoscerlo è stato un grande privilegio. Ma non chiamiamolo solo vignaiolo, perché ridurre il suo essere unicamente alla dimensione enologica, per quanto sia meraviglioso il suo Sagrantino, sarebbe ingiusto. Parafrasando Savage, diciamo che i suoi vini sono lui, ma lui non è loro.
Al mio arrivo in cantina vengo accolto come un vecchio amico che non si vede da tanto tempo. Una stretta di mano e poi subito nei vigneti a parlare di potature, di come ha interpretato le esposizioni e i vigneti che sono presenti sulle sue terre e del perché ha fatto queste scelte. Affondiamo le mani in questa terra scura, dove trovo ciottoli, sabbia e lombrichi, buon segno: è viva. Annusiamo i grappoli, mangiamo qualche chicco, gli faccio mille domande per capire la creatura Sagrantino. Sento la brezza sul volto, mi perdo tra vigneti di una bellezza sconvolgente, sono immerso nella natura.
Questo è il primo segreto della cantina Botti. La posizione strategica, a 400 metri di altitudine, lungo un crinale battuto dal vento, su cui crescono vigne sane, robuste, con uve profumatissime, grazie ad una buona escursione termica. Tutti i big del Sagrantino hanno i vigneti qui intorno, stiamo parlando di una vallata-cru, del mondo Sagrantino che può esistere solo qui.
Francesco si esalta tra le vigne come tra le botti, è nel suo elemento. Mi fa assaggiare tutti i vini, anche quelli in evoluzione. Sento materia viva in bocca, un nettare che sussurra la poesia della terra. Con gli anni si impara a riconoscere un vino sincero, una sinfonia della natura guidata da una mano esperta, ma suonata con leggerezza: la tecnica non deve essere percepita. Non è questione solo di lieviti e di quanta solforosa usi. È una dichiarazione di intenti, quanto vuoi lasciare il tuo vino libero di esprimersi. Senti la vivacità dell’annata, se un vino nasce stanco o con l’intenzione di sfidare gli anni. Gli spigoli che con il tempo si smusseranno e quelli causati da una maturazione scostante.
Non è questione d’essere degustatori o nasi da campionato del mondo. È semplice empatia, del tipo “the wine is all around me”. E Francesco ci riesce, è in equilibrio. Da bravo autodidatta ha imparato pagando sulla propria pelle gli errori sia in vigna—solo rame e zolfo—che in cantina—lieviti indigeni—ma adesso non si deve affidare a nessun consulente, non segue le mode e può perseguire la propria idea di vino e i risultati sono incoraggianti, sia in termine di vendite che di visite dall’estero.
Guardo l’orologio. Quasi le 18.00. Tutto il pomeriggio è andato, gli dico. È stato un piacere, mi risponde con un sorriso. È stato un viaggio fantastico nel Sagrantino, nei sogni di questo vignaiolo dall’animo dolce, amante della propria terra, ma anche dell’arte, che cerca di rinchiudere nelle bottiglie. Se volete vedere il lato umano del Sagrantino fate una visita alla cantina Colle del Saraceno. Francesco Botti e i suoi vigneti sono lì ad aspettare, annata dopo annata stanno scrivendo la storia del Sagrantino. Dopo la visita in cantina, è d’obbligo una sosta al museo di Montefalco—a due passi—per estasiarsi davanti agli affreschi di Benozzo Gozzoli, in cui si esaltano le gesta di San Francesco. La signora Botti è stata la direttrice del museo per anni, nessuno lo conosce meglio di lei.
Grechetto
Dorato sia nella veste che nel bouquet: acacia, miele di castagno, pesche mature, passiflora, arancia quasi candita, ginestra. Lo stesso piglio austero si ripresenta in bocca, dove il vino si sviluppa in un crescendo di acidità e sapidità esaltante. Equilibrato, con suggestioni di fiori d’arancio. Persistente. Un Grechetto piacevole da abbinare a tortelli di zucca oppure zuppa d’orzo e ceci alla umbra.
Rosso Galdino
Al naso sembra biologico, nel senso buono, ha una nota selvatica-erbacea di sottofondo che rende affascinante questo blend di Sagrantino, Sangiovese, Merlot e Cabernet, che fa un passaggio veloce in legno per arrotondare un frutto comunque vivace, pepato. More, amarene, cannella, chiodi di garofano, per arrivare ad un finale dove ribes, terra e cacao si alternano con una certa eleganza. Per questo rosso dal tannino grintoso scegliete vitello tonnato, pollo al curry, hamburger, filetto alla Wellington.
Sagrantino di Montefalco
Parola d’ordine profondità. Questo è un Sagrantino che si concede molto lentamente. Il primo profumo è l’anice stellato, fresco, quasi mentolato, a cui si mescolano caffè, funghi, sottobosco e cioccolato. Il succo è scuro, con riflessi rubino da luna rossa. Denso. Poi emerge il frutto, amarene cotte, confettura di more, è un crescendo emozionante che culmina dopo qualche ora con note eteree e prugne sotto spirito. All’assaggio è concentrato, tre settimane di macerazione e poi rifinito da otto mesi di barrique. Il corpo è possente, ancora in divenire, ma i tannini sono di grana fine e tra 5-6 anni sarà un piccolo capolavoro. Un Sagrantino che esige tartufo: tajarin, battuta al coltello con tartufo bianco di Alba, ma anche con agnello arrosto.
Sagrantino di Montefalco Passito
Uno dei migliori che abbiamo degustato durante il nostro tour umbro. Il segreto? La freschezza. Fa solo acciaio, il legno non deve aggiungere nulla ad un vino simbolo di queste terre. Non a caso il Sagrantino nasce passito, come vino pasquale, per accompagnare l’agnello. E questo è particolarmente seducente perché, pur essendo concentrato, pieno di sfaccettature e dolce, riesce a mantenere la freschezza intatta, pulitissima, austera. Pepe rosa, ginepro, sciroppo d’amarene, cioccolato, after-eight si alternano scanditi da un tannino vellutato che dona persistenza a questo nettare dalle sfumature quasi aranciate. L’abbinamento classico sarebbe la torta di formaggio pasquale umbra, ma ottimo anche con fois gras, agnello, tiramisù o cheesecake ai lamponi e cioccolato.
Olio extra vergine di oliva
Le olive vengono raccolte a mano, subito spremute a freddo, nessuna filtrazione. Il prodotto finale è verde intenso con riflessi dorati, molto fruttato, con acidità piacevole e persistenza finale in cui emergono pinoli, carciofo ed erbe di campo. Un olio delicato, ma dal corpo pieno, da usare rigorosamente a crudo, per condire zuppa di farro e scampi. € 12
Se volete acquistare i vini e l’olio dell’azienda Colle del Saraceno o visitare la cantina, contattare Francesco.
Email: [email protected]
Telefono: 0742 379500
Dov’è la cantina Botti: località Pietrauta, via Todi, 37/C, Perugia
Ettari vitati: 10
Bottiglie: 19000
Enologo: Francesco Botti