Sangiovese Campiume Vigne di San Lorenzo 2012: un grande vino naturale di Romagna
Il Campiume Vigne di San Lorenzo 2012 è uno dei migliori vini Sangiovese di tutta l’Emilia Romagna. È un’affermazione pesante, roboante e fragorosa, molti storceranno il naso, ma è pura tautologia, dopo l’assaggio ogni cosa è illuminata.
È uno dei migliori Sangiovese perché è di incredibile franchezza, tutto il fascino ribelle e selvatico del Sangiovese si manifesta senza filtri, senza arabeschi, senza manipolazioni, in tutto il suo splendore.
Ma ciò non significa che sia un vino rude, anzi è stato cesellato, pensato e rifinito dalla mano di un sapiente vignaiolo, Filippo Manetti, persona solare ed entusiasta, convinto di quella che fa, che non si piega alle mode, un grande interprete del Sangiovese.
Il Campiume è un grande Sangiovese perché offre tutto quello che di buono ha questo vitigno così anarchico, ma in maniera incredibilmente elegante, se fossimo nell’advertising diremmo che con il Sangiovese: “La potenza è nulla senza controllo…”. Quegli incredibili profumi di erbe, fiori, rocce e muschio, la freschezza così solleticante, la finezza del sorso, sottile, che assume mille volti, definiti da tannini di superba fattura.
Ma tutto questo ha un costo, non tanto per noi consumatori, ma per la cantina Vigne dei Boschi, il costo di lavorazione, ma soprattutto di stoccaggio, perché l’annata che potete bere oggi, 25 Settembre 2017, è l’annata 2012. Questo vino ha 5 anni di affinamento. E questo lungo periodo di meditazione ha permesso ad una notevole materia, così ricca di estratto, acidità e tannini, di maturare ed evolvere, facendo insorgere quelle note eteree del Sangiovese, per cui ogni appassionato è pronto ad aspettare anni e spendere anche notevoli cifre.
Abbiamo già parlato di come i vini naturali in sé non esistano, anzi sono vini umanistici che rispecchiano territorio e produttore, quindi non vi ammorbiamo oltre con la retorica del naturale e passiamo alla recensione di un Grande vino di Romagna. Che casualmente è fuori dal consorzio del Sangiovese di Romagna e si presenta come “semplice” IGT Ravenna. Cosa che fa molto riflettere e dovrebbe far riflettere altre persone preposte a questo organo di controllo e tutela.
Il bouquet
Essendo un vino vivo ha bisogno di almeno 1 giorno di apertura in anticipo. Appena lo aprirete è oscuro e burrascoso, ma subito si sente tutta la fiamma animale del Sangiovese. Ma parliamo del giorno dopo. Il frutto è caldo con ciliegie e prugne sotto spirito, i rimandi di fiori ed erbe alpine è sottile, crea dipendenza e aggiunge finezza rutilante. Le note terrose, di funghi, foglie e nocciole di mescolano a rimandi iodati e tutta una serie di radici come rabarbaro, liquirizia con contorno di note eteree di lacca. Se considerate che è di una franchezza unica e di una leggiadria irresistibile, non ci sono molti altri Sangiovese che possono competere per espressività. Il terroir di Brisighella (gesso, fossili marini e argille) è tradotto con grande sensibilità.
Il sapore
In bocca è ancora fresco e guizzante, nonostante una bella struttura, con slancio sapido, sospinto da tannini austeri e vigorosi, che seppur buoni, hanno bisogno di altro tempo in forno per essere gustati al meglio. E il bello di questo Vino è la sua capacità di scorrere con naturalezza, non è schiavo di un rovere opprimente o di fallacie o mancanze, ma verticale, cresce, accarezza il palato crescendo di intensità con un finale imperioso di assolo di tannini.
La piacevolezza è tanta, viva, entusiasmante, rara per un vino che comunque ha un impianto e un fascino austeri. Infatti non ci sono indecisioni, morbidezze o frutto cotto tendente al marmellatoso, ma solo sostanza, spessore e eleganza che lascia aperta la porta a (piacevoli) sapori selvatici.
Prezzo
20 euro in enoteca, un affarone da non lasciarsi scappare.
Quali piatti abbinare
Piatti dal sapore pieno come stracotti, selvaggina, pizza margherita, vitello tonnato, pollo al curry, pulled pork, hamburger, paella.