Renudo Marche Sangiovese 2018 Tomassetti: un vino naturale di grande finezza
Il Renudo Marche Sangiovese 2018 Tomassetti è un vino dalla purezza disarmante. Un Sangiovese che vuole essere cristallino ed elegante, ma soprattutto espressione intransigente del terroir marchigiano di Cesano, una landa dolce, fatta di splendide colline dell’entroterra anconetano. È una terra di confine di infinita bellezza, sonnacchiosa, a ridosso del mare, dove la vita scorre tranquilla, a metà strada tra il prestigioso Verdicchio dei Castelli di Jesi e il Bianchello di Metauro che domina nella zona del pesarese.
L’epica dietro la cantina dei fratelli Tomassetti è di quelle che fanno la felicità di ogni winelover hipster in cerca di terroir e vini artigianali di nicchia che pochi conoscono. Vini naturali, vigne vecchie recuperate, produzione con lieviti indigeni, senza filtrazioni né chiarifiche, nessun additivo chimico. Insomma, il vino buono si fa in vigna.
Un ritornello che abbiamo sentito centinaia di volte, solo che questa volta il progetto è solido e queste parole sono il manifesto della cantina Tomassetti e non solo slogan da dare in pasto a qualche wineinfluencer.
Li abbiamo conosciuti tre anni fa a back to the wine e sono stati la rivelazione della giornata. Vini allegri e solari, scanzonati, precisi, netti, taglienti, ma di facile beva. Senza fronzoli né forzature, tuttavia, gustosi e dotati di buona profondità.
Ma veniamo a noi, questo Renudo Marche Sangiovese 2018 Tomassetti è il rosso che ha dato il via al progetto di questa cantina. Prodotto da una vigna vecchia di 40 anni, condotta in agricoltura biologica. La tecnica usata per la produzione è la macerazione carbonica a grappolo intero, ma non pensate neanche lontanamente ad un vinello autunnale, quanto a fulgidi esempi del Beaujolais.
Caratteristiche organolettiche
Il bouquet è fine, sottile, pungente e solcato da note floreali ed erbacee. Il tutto è declinato con sicurezza e rigore. Non ci sono sbavature e il tono è leggero, ma mai banale. Niente volgarità legnose da barrique. Ancora una volta torniamo al discorso che conta. Non è una bomba supertuscan, tutt’altro: una semplice e gustosa interpretazione di collina.
Al palato è scorrevole, netto, fresco, ma dal passo lieve con soli 11,5 gradi. I tannini sono soffici, ma ben delineati e insieme alla giusta acidità danno nerbo e spessore al vino. Finale erbaceo con lamponi a non finire. Bello, come deve essere un vino pulito e senza infingimenti, dà gusto e invita a bere, ti apre la bocca, ingolosisce e non delude. Lo potete bere anche a 12 gradi in estate, non teme un po’ di freddo.
Abbinamenti consigliati
Non è un rosso da battaglia corposo, anzi punta tutto sulla finezza del fraseggio tra frutto e acidità, abbinatelo quindi a piatti non troppo impegnativi o al piccante della cucina indiana per esaltare pollo al curry o pollo tandoori.