Ca Marcanda Promis 2013 Gaja: uno dei vini più famosi di Bolgheri
Il Ca Marcanda Promis 2013 Gaja è un vino appariscente, muscoloso, tendente al ruffiano, ma tutto sommato ben fatto. Questo è il problema di molti vini toscani che sono caduti preda della mania americana: i muscoli, il belletto e la voglia di stupire a tutti i costi con concentrazioni e sapori di marmellata ad oltranza.
Questo vino è innegabilmente ben fatto, goloso e anche dotato di stile, ma non ha grandissima bevibilità: ha uno sviluppo univoco dettato dal frutto esplosivo e dell’eccesso di barrique, che lo ha formato in primis.
È un vino stilizzato, nato per compiacere i palati che amano i vini densi, i mangia e bevi, ma sinceramente hanno un po’ stancato questi campioni dell’isola che non c’è, dopo un paio di bicchieri non si torna a bere, manca di ritmo e tipicità. Si è piacevole, ma non lascia il segno, non picchia duro, è troppo speziato, marcato da toni troppo netti.
Ma la mania toscana dei blend bordolesi fatti a Bolgheri tutto muscoli e senza anima continua a muovere il mercato, quindi fanno bene loro a produrre così, se riescono a venderlo. È un ottimo affare, come vino è sicuramente anonimo e che sia prodotto a Castagneto Carducci o in Bulgaria non cambia niente, non c’è aderenza al terroir, con tutto quel legno e quella concentrazione potrebbero farlo ovunque.
I vitigni usati per produrre il blend Ca Marcanda Promis 2013 Gaja: Merlot 55%, Syrah 35%, Sangiovese 10%.
Il bouquet
Naso tempestato di spezie e richiami di cioccolato, caffè, vaniglia ed espresso, a cui fa contraltare un frutto marmellatoso e denso, che quasi si prende a morsi. Nel complesso è molto intenso e scuro, con netti richiami di goudron e pepe. Persistenza notevole, intensità, ma siamo lontani dalla finezza, il rovere è ancora troppo prepotente.
Il sapore
Al palato è caldo e sontuoso, molto speziato, con un frutto cotto che fa fatica ad emergere pulito da questa selva oscura di spezie dolci e rovere. È un peccato, è un vino che avrebbe una bella vigorosità, i tannini e la struttura sono gagliardi e graffiano con stile, ma dura poco, non si apre, non ha verticalità o traccia dell’austerità del Merlot, anzi punta su una maturazione esasperata. Il Sangiovese poi è messo proprio per dare un filo di freschezza, ma i suoi toni eterei non si sentono. E questo pregiudica l’armonia generale del vino, non ha equilibrio è troppo compiaciuto e tronfio.
Più che un vino sembra quasi di mangiare un moncherì e un pocket coffee insieme da tanto che è ipertrofico. Peccato, una bella occasione persa per fare un vino con un grande potenziale per conquistare palati dal gusto facile e molliccio.
Tra 4-5 anni sicuramente avrà smaltito una buona dose di legnosità e riuscirà a comunicare qualcosa in più, ma al momento non è un vino esaltante.
Se state cercando un vino caldo e strutturato per una grigliata di carne, piatti di cacciagione può andare, se invece cercate nel vino anche un certo carattere, tipicità e pulizia lasciate perdere.
Prezzo
27-30 euro.
Abbinamenti consigliati
Con tutte queste spezie è un vino che si presta all’abbinamento con i grandi classici da barbecue, pasta ben condita e carne di maiale: pizza margherita, vitello tonnato, pollo al curry, pulled pork, hamburger, paella.