Il Lazio non solo è il centro dell’Italia, ma rappresenta la storia stessa del vino italiano. Vanta una cultura enologica e un patrimonio di vitigni autoctoni molto interessate e finalmente qualcosa sta cambiando con una virata netta verso la qualità. Anche le tipiche vigne a tendone o a spalliera stanno lentamente lasciando il passo al Guyot. Il legame con il territorio si sta rafforzando, il recupero del patrimonio ampelografico locale e la maggior cura nelle tecniche di vinificazione sta portando ad una rinascita del vino romano.
Fu l’incontro degli antichi Romani con gli Etruschi ad accendere la passione per il vino. I Romani erano pastori e guerrieri coriacei, austeri e dediti al lavoro a differenza dei popoli della Magna Grecia e degli Etruschi, popoli più raffinati dove la vite era di primaria importanza e non solo fonte di piacere.
Ma ben presto con la cacciata dei Tarquini e la successiva conquista dell’impero etrusco e della Magna Grecia, i Romani conobbero il vino. E affrontarono l’argomento con la loro proverbiale laboriosità.
I Romani furono i primi a piantare pali di legno per sorreggere le viti e i trattati di Plinio il Vecchio e quello di Columella, dove si insegna a gestire un’azienda agricola del tempo, contengono consigli preziosi che ancora oggi sono seguiti e che sono alla base dei manuali di enologia.
A nord ovest confina con la Toscana, a nord con l’Umbria, con le Marche ad est con Marche, Abruzzo e Molise mano a mano che si scende verso sud.
A sud la provincia di Frosinone sfuma lentamente nella Campania. Altro fattore importante è la collina: il vino del Lazio è prodotto principalmente tra le alture con un 70% delle vigne che si trova su colli.
Il clima è temperato, mitigato dall’influsso marino e la varietà pedo-climatica, con montagne, laghi di origine vulcanica e mare aiuta a creare condizioni ideali per produrre vini tipici e ben definiti. Le condizioni sono ideali!
Le DOC sono 27 in tutto, con 3 DOCG. I vitigni a bacca rossa coltivati sono l’Aleatico, il Cesanese e il Nero Buono. Quelli a bacca bianca comprendono il Bellone, Bombino Bianco, la Malvasia Bianca di Candia, la Malvasia Puntinata (anche detta del Lazio), il Moscato di Terracina e il Trebbiano Giallo.
A nord nella Tuscia, corrispondente alla provincia di Viterbo, dominano i vitigni a bacca bianca. La qualità media dei vini è buona, i vitigni sono ancora quelli coltivati dagli Etruschi, non a caso tutta questa zona corrispondeva al cuore del loro antico impero.
Le DOC più importanti sono quella dell’Orvieto DOC condivisa con l’Umbria, e l’Aleatico di Gradioli un vino dolce squisito, che troviamo anche in versione Liquoroso e Liquoroso Riserva.
Non da meno è la DOC Est!Est!!Est!!! di Montefiascone, a ridosso del Lago di Bolsena, dove si producono leggiadri vini bianchi dai profumi intensi di mela e nocciole, medio corpo, un bel carattere sapido, perfetti per piatti di pesce. I vitigni coltivati sono il Trebbiano Toscano, la Malvasia Bianca e il Trebbiano Giallo.
Se ci spostiamo verso la costa tirrenica, ci attende un’altra zona dalla tradizione millenaria: Cerveteri, quella che ai tempi degli Etruschi era Cere, uno delle principali città dell’impero.
Lo spettacolo delle colline che lentamente si protendono verso il mare, la presenza di laghi splendidi come quello di Bracciano (da non perdere il borgo!) e Martignano, le tombe etrusche, il Castello sul mare di Santa Severa a Santa Marinella, rendono questa terra una meta con pochi eguali. I vini sono quelli classici laziali, buoni, ma con un potenziale di crescita notevole.
Le colline intorno a Roma sono da sempre rinomate per bellezza e la bontà dei propri vini, tanto che i Romani di un tempo erano soliti costruire qui le proprie dimore di campagna per godere di pace e della visione dei laghi di Albano e Nemi. Le DOC sono 9 e le DOCG 2 e le vedremo nel dettaglio.
Quello che ci interessa sottolineare è la particolare composizione dei suoli, di origine vulcanica, particolarmente adatta alla coltivazione dei vitigni a bacca bianca.
I vini dei Castelli Romani da anni stanno vivendo un periodo di rinnovamento, le rese si stanno abbassando, i disciplinari cambiano per garantire un ritorno alla qualità e alla tipicità, impiegando i vitigni autoctoni, ma meno produttivi, come la Malvasia Puntinata, la grande protagonista di questa zona.
Qui troverete vini vivaci, spesso frizzanti, pieni di profumi floreali e di medio corpo, anche se non mancano i vini di maggior peso. Citiamo le zone più importanti: le DOCG Frascati Superiore e il Cannellino di Frascati e la DOC Colli Albani.
A sud est, nella provincia di Frosinone sono i vini rossi a tenere banco con i vitigni internazionali e il Cesanese del Piglio, la DOCG più rappresentativa, riconducibile ai comuni di Piglio, Serrone e parte di Acuto, Anagni e Paliano.
Il Cesanese del Piglio è un vino di carattere, con struttura e tannini che se non ben trattati posso diventare rustici. Ha colore rosso rubino, un bel bouquet intenso con frutta rossa, note terrose, spezie dolci, sottobosco, pepe e ritorni minerali.
I risultati sono buoni, la qualità in aumento: una terra da tenere in considerazione. Da non perdere il centro storico medievale di Anagni e i borgo di Alatri, con chiese di notevole interesse.
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