Ratafia: che cos’è e come si fa
Ratafia è termine generico per definire un liquore prodotto con alcol e succhi di frutta, ma il più rinomato è tipico del Piemonte, fatto con le amarene ed eventualmente spezie e altri botanicals. Diciamo che la Ratafia piemontese è stata la prima e poi ha assunto mille volti. Il termine Ratafia è di genere maschile, quindi si dovrebbe dire usare l’articolo “il”, ma vede voi. Declinarla al maschile suona troppo strano…
Con il tempo questo liquore ha viaggiato ed è arrivato anche in Abruzzo, dove ha incontrato il Montepulciano d’Abruzzo, un vino rosso corposo, strutturato, ma anche uno dei più ricchi di antocianine, sostanze responsabili della sua grandissima carica fruttata.
Ed è così che dopo un lungo viaggio la Ratafia è diventata pura magia nella bottiglia.
Come viene prodotta la Ratafia d’Abruzzo e quali sono le sue caratteristiche
La Ratafia abruzzese è dolce, succosa e sierosa, piena di rimandi speziati e carnosi, con in sottofondo i tannini del Montepulciano che si sono ammorbiditi nello zucchero. Per produrre la Ratafia si parte da una base di vino Montepulciano d’Abruzzo, a cui si aggiungono amarene, zucchero e poco alcol, ma non necessariamente, a volte l’unico ingrediente alcolico è il vino.
Con il/la Ratafia potrete fare grandi cocktail, rendere unico un banale gelato alla vaniglia oppure tingere di rosso un calice di spumante. Potete usarlo come lo Chambord e la crème de cassis, la funzione è identica, solo che la vera ratafia artigianale spesso ha dei tannini rocciosi, quindi assaggiate sempre, prima di aggiungerla allo spumante o Champagne per fare un cocktail Kir in stile abruzzese.
Differenze tra Ratafia piemontese, abruzzese e francese
Come abbiamo visto, se diciamo Ratafia indichiamo molti liquori, si fa fatica a riconoscerli al volo. Ma se vogliamo sintetizzare quella piemontese è un liquore classico, una soluzione idroalcolica in cui macerano amarene, spezie ed erbe ed è molto più alcolica. Arriva anche a 28-30 gradi, dipende dal grado di diluzione. La Ratafia abruzzese parte è una soluzione di vino e (poco) alcol in cui macerano le amarene, a cui vengono aggiunti zucchero e spezie. La differenza è sottile, ma spesso la gradazione è minore, anche 18 gradi e di fatto diventa un vino liquoroso, non un vero e proprio liquore. In ogni caso ci sono varie interpretazioni in Abruzzo, quindi diffidate dei prodotti molto economici, che solitamente sono spremute di zucchero. Servono ingredienti di grande qualità e anche il vino di base deve essere decente, quindi 6-8 euro sono un po’ pochini per una Ratafia accettabile.
Attenzione a non confondere questi liquori con il Ratafia francese, che in realtà è un brandy, un distillato prodotto con le ultime pressature-torchiatura delle vinacce, addizionate di alcol e poi distillate. Quello italiano l’alambicco non lo prevede.
Come servire la Ratafia?
Servitela in piccoli bicchieri da liquore o amaro, non troppo fredda, diciamo che a 12 gradi è ottima. Se la servite troppo fredda accentuerete i sapori duri e i tannini, se la servite calda i profumi carnosi sono esaltati, ma risulta molto dolce.
Cosa significa Ratafia e qual è la sua storia?
La leggenda popolare vuole che il nome Ratafia deriva dalla formula “ut rata fiat”, visto che mercanti e notai suggellavano contratti e vendite con un bicchierino di liquore di buon auspicio.
Le migliori Ratafie
Se volete provare una bottiglia di grandissimo pregio, il/la Ratafia della cantina biodinamica Praesidium, di Prezza, è un’opera d’arte, dolce, ma vigorosa, calda in bocca, con una serie di profumi che vi sbalordiranno. Anche la Ratafia Tollo non è affatto male, polposa, speziata e calda, con gusto vellutato, ma mai troppo dolce.