Cascina Schiavenza
Il patron della cantina Cascina Schiavenza, Luciano Pira, è un vignaiolo riservato, pacato, quasi timido, ma non appena si inizia a parlare di vino, vigneti, Barolo e Piemonte gli si illuminano gli occhi, la sua voce cantilenante si accende e si sente tutto l’orgoglio del vignaiolo che lavora sodo la propria terra—ha una stretta di mano che sbriciolerebbe un sasso—non solo per campare, ma per mantenere viva la tradizione della cantina, nata nel 1956. Ma è soprattutto il desiderio di vivere la campagna, queste colline, vendemmia dopo vendemmia, con tutte le fatiche, le paure e le aspettative che comporta questo lavoro, a spingerlo a ripetere anno dopo anno il rito della vigna, perché alla fin fine, il frutto di questi sacrifici sarà la soddisfazione di aver prodotto grandi bottiglie. Ma non per prendere qualche effimero premio dalle guide, ma per poter essere sicuro di aver fatto il proprio dovere di vignaiolo.
Una visita in cantina è una tappa obbligatoria se si passa da Serralunga, per due motivi: le splendide botti e il ristorante. Non solo vino, ma dedizione totale al Piemonte e al Nebbiolo. La cucina è gustosa, tutti piatti della tradizione sono cucinati con quella semplicità che mette in risalto la bontà delle materie prime. Salumi, battuta al coltello di Fassona, brasato al Barolo, vitello tonnato, bagna cauda, tajarin al ragù, agnolotti del plin e un classico bonet: non manca nulla nella bibbia-menù di questo ottimo ristorante langarolo.
Ma torniamo ai vini. La produzione è artigianale—35000 bottiglie circa—e non si ricorre ad artifici in cantina: uve perfettamente sane e mature, botti grandi, macerazioni lunghe e chiarifiche per sedimentazione. I vini devono essere territoriali. Ad ogni vigneto corrisponde un vino preciso che ricalca terreni e vendemmia: sono testimoni della bontà del suolo e delle scelte fatte dal vignaiolo, molto semplice come filosofia.
Abbiamo alcuni dei più prestigiosi cru di Serralunga, come Prapò, Broglio e Cerretta, e un altro vigneto a Perno, vicino Monforte: nel complesso sono otto ettari in tutto, sufficienti per avere una certa varietà, ma non troppi da non poter essere curati personalmente. Ma anche la classica Barbera è fatta con amore, da provare.
Dolcetto d’Alba Vughera
Per giudicare una cantina bisogna sempre partire dal vino base. Il Dolcetto—solo acciaio—è emblematico: semplice, immediato, con una componente tannica possente che riempie la bocca, ma ben integrata nel corpo del vino, che scorre seducendo con confettura di prugna, mirtillo, gelso e sbuffi di anice. Un Dolcetto intenso da abbinare alla bagna cauda, ma anche a tagliatelle al ragù di lepre.
Barbera d’Alba
Un inno alla freschezza, questa Barbera. Felce, muschio, zenzero avvolgono un bel frutto carnoso che sta maturando. Il tannino è morbido e rende questa bottiglia perfetta per un abbinamento con dim sum al vapore, doppio cheeseburger oppure gnocchi al Castelmagno.
Barolo Serralunga
È il Barolo base della cantina, con un rapporto qualità prezzo eccezionale e una bevibilità stupefacente. Sicuramente è il meno nobile della selezione Schiavenza, ma non per questo meno interessante. La concentrazione è buona, intensa, accarezza la bocca con fiori ed erbe officinali che stanno lentamente appassendo, mentre al naso ci delizia con note terrose ed eteree di lacca. Il frutto è modulato da 36 mesi di botte grande: cioccolata amara e liquirizia incorniciano ciliegie e ribes. Persistenza, equilibrio ed eleganza per soli 25 €. Un Barolo da abbinare a piatti di cacciagione con una salsa di frutti di bosco per esaltare il frutto del vino: capriolo con salsa ai mirtilli.
Barolo Bricco Cerretta
Questo Barolo viene da un cru argilloso, con tracce di calcare e infatti nel vino si riconosce una certa durezza che conferisce al vino nerbo, mineralità e ottima persistenza. Il colore è rubino trasparente, il bouquet ricco, floreale con tracce di menta, cuoio, peonie e zenzero. In bocca però è tutta un’altra musica: i tannini sono vivaci, si sentono tutti i 20 giorni di macerazione. Gelatina di fragole, ciliegie, foglie secche, sottobosco, pietre e muschio anticipano una finale ammandorlato estremamente appagante e lungo. Chiudete gli occhi e godetevi il retrogusto di caffè e cioccolatino all’amarena. Un Barolo che esige raffinati piatti a base di carne come filetto alla Wellington.
Barolo Prapò
Il Barolo più denso e spigoloso, ma anche quello più longevo grazie a dei tannini molto vibranti che rendono il vino deciso, forte. Prugne secche, gelatina di ciliegie, pepe, tabacco, cioccolata e liquirizia nel finale. Un Barolo molto terroso che con qualche anno in bottiglia affinerà l’austerità attuale per regalare una complessità fantastica, per ora però un po’ chiusa. Da abbinare a piatti con tartufo o porcini: risotto con finferli e scamorza.
Broglio
Il capolavoro della cascina Schiavenza. Un Barolo austero, terso, cristallino, che non esita e non concede nulla alle mode del gusto internazionale: non c’è la minima traccia di grassezza, di sentori di barrique, non gronda di marmellata né di vaniglia né di crostata alle prugne, insomma solo per amanti del bello. I profumi sono eterei e pungenti, quelli che rendono immortale un Barolo: terra, ribes e fragoline di bosco immerse nelle erbe di montagna, tè, muschio, ciliegie sotto spirito e menta, con viole, corteccia e radice di liquirizia. In bocca è monumentale, di una profondità in cui è facile perdersi, affilato, con un’alternanza di strati minerali che passano sulla lingua come tanti lame di sapore, dal ferro alla ruggine alla selce. La lunga macerazione e i terreni pieni di calcare hanno donato una corpo statuario a questo Barolo, ed è proprio il tannino a guidarci in questo sottobosco di profumi e meraviglie. Equilibrio già buono fin da ora, ma può evolvere per 10-20 anni e vale la pena di aspettare. Un Barolo che non ha bisogno di piatti elaborati, tajarin al tartufo o vitello tonnato, pollo al curry, filetto alla Wellington.
Per visitare la cantina, chiedere informazione o comprare i vini della cascina Schiavenza a prezzo di cantina contattare Walter.
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Telefono: 0173 613115
Dov’è la cantina-ristorante Schiavenza: via Mazzini, 4, 12050, Serralunga d’Alba, Cuneo
Bottiglie prodotte: 35000
Enologo: Luciano Pira e Walter Anselma