Bigolla Massa Monleale 2005: un vino rosso immortale
Che bomba questa Bigolla Massa Monleale 2005! Una barbera poderosa e rotonda, ma sempre sul giocata sul filo di un’acidità tonante. Non ammette mezzi termini e mezzi toni, ti invade il palato, lo sovrasta con una rotondità che a primo acchito sembra ruffiana e marmellatosa, ma poi si distende, si apre e si fa largo a colpi di freschezza con i tannini che danno credibilità al sorso. 17 anni di riposo sono tanti dalla vendemmia, per i vini di Walter Massa non sono nulla, solo un battito d’ali, visto che è ancora perfettamente integro, preciso, sinuoso e granitico, nonostante una piacevolezza strepitosa.
Non è un vino succoso e pallido, non è una barbera da ruscello e picnic, ma un grandissimo nettare da invecchiamento. È ancora talmente densa che quasi si morde e fa impallidire la yogurtosità di grandi classici da masticazione come il Kurni, che per certi versi ricorda molto, soprattutto a livello di volume aromatico, non di fattezze.
Il prezzo è ridicolo: la trovate a meno di 50 euro, anche 45. Noi l’avevamo in cantina da un bel po’, quindi era conservata perfettamente. Ma un tentativo si può fare: se è stata conservata in maniera adeguata, il tappo vale la candela e potrete bere un grandissimo vino rosso piemontese.
Come viene prodotta
I vigneti sorgono sulle colline di Monleale a 300 metri sul livello del mare. La gestione della vigna è la più sostenibile e pulita che ci possa essere, anche se come ben sapete Walter Massa ripudia ogni ideologia e categorizzazione, quindi, non troverete certificazioni o DOC nelle sue etichette. Pressatura, affinamento in barrique e poi il vino viene imbottigliato senza filtrazioni né chiarifiche.
Caratteristiche organolettiche
Il colore è porpora con bordo mattone, ma è ancora cupo e denso. il naso è austero, catrama e carne secca fanno da ariete a quello che è un frutto etereo schiacciato, cotto e messo sotto alcol. Ma non aspettatevi una pappetta molliccia, una carezza suadente e un po’ lasciava. No, il naso è diretto, scoppiettante e tagliente, non risente di pesantezze e non si presenta molliccio e pingue, ma battagliero. Potete poi trovarci tutto il cedro affumicato del mondo, i canditi di ciliegia fermentati sul sale rosa dell’Himalaya e tutti i profumi che mandano in visibilio i feticisti da sentori evoluti. Anche se va ammesso che una tale ricchezza di aromi e suggestioni così balsamici e speziati è davvero rara.
Ed è ancora più impressionante la precisione in bocca. Il frutto esplode anche al palato, ma acidità e tannini tengono a bada questa morbidezza, che non è stanchezza o lentezza, ma generosità. Si allarga, ti seduce e solletica con questa morbidezza e poi guizza di nuovo. I sapori maturi hanno una lunghezza straordinaria e si innestano su sapori terrosi di rabarbaro e china.
Il tutto scorre meravigliosamente, il grado alcolico e il calore non opprimono la lingua, anzi la beva è ancora eccelsa, grazie ad un dinamismo unico. Certo è un vino denso e fitto, anche se non scade mai nella pesantezza fine a sé stessa e nemmeno nel compiacimento pingue che alcune Barberone hanno dopo aver passato secoli in barrique. In questa si trova sempre quel guizzo solare e scanzonato che rende apprezzabili le Barbere da tutti i giorni e immortali quelle che possono vantare un estratto così colossale.
Prezzo
45-50 euro. Un prezzo ridicolo, considerato che è un vino praticamente immortale e di spessore più unico che raro. Dà la paga a molti vini più ambiziosi e ben più costosi.
Abbinamenti consigliati
Paella mista, vitello tonnato, pollo al curry, pulled pork, filetto alla Wellington.