Aultmore 11 anni 2000 Provenance: la recensione
Il whisky Aultmore 11 anni 2000 di Provenance è una bottiglia piacevole, elegante, senza pretese, ma dalla buona profondità. È da un po’ che sonnecchiava nella zona Speyside della mia raccolta, ma finalmente mi sono deciso ad aprirla. Non ha deluso, ma non ha neanche fatto il botto.
Come ben sapete, le bottiglie con etichetta Provenance sono degli imbottigliamenti della ditta Douglas Laing, che dal 1948 seleziona, imbottiglia ed esalta particolari annate sia attraverso imbottigliamenti di single malt che di conturbanti blended whisky. La loro filosofia è semplice, trovare botti uniche ed irripetibili e proporle agli appassionati. Non è detto che tutte le bottiglie siano grandi dram o perfette, tuttavia, il lavoro certosino di cernita è filologicamente importante per capire il vero gusto di ogni zona. Anzi a volte sono le botti più strambe a diventare grandi imbottigliamenti.
In questo caso abbiamo nella bottiglia un single malt dello Speyside, di una splendida distilleria, la Aultmore, che produce distillati eleganti, affilati, molto floreali e sinuosi nello sviluppo. Tutto il contrario della Macallan (da cui non dista molto), così, giusto per darvi una coordinata stilistica.
Caratteristiche organolettiche del whisky Aultmore 11 anni 2000 di Provenance
Il naso è etereo, erbaceo e sottilissimo, tagliente, quasi pungente all’approccio. Spezie e cioccolato ci sono ma sono in secondo piano. Il marchio del legno si sente, anche se non è invadente. I toni fruttati sono solari, abbaglianti: agrumi a non finire. Un tocco di fumo c’è, poco, è giusto uno sbuffo. Finale di bergamotto e vaniglia. Non ci sono mille sfaccettature, ma quello che offre è pulito e gustoso.
Al palato è roccioso, scolpito, duro, asciutto e screanzato, non si piega all’ossidazione, nonostante abbia maturato per 11 anni in botti usate per la produzione di Sherry. Ed è questa la grande differenza tra Aultmore e altri giganti come Macallan o Glenmorangie: il tocco delicato dello sherry. La frutta secca si sente in bocca, ti solletica con quei sapori marsalati, ma non sono così pesanti da stravolgere il malto. La nota biscottata e il frutto sono sempre in primo piano e risplendono con cristallina purezza.
Entriamo nel campo del personale. Vi piacciono i single malt duri e puri oppure quelli più sontuosi e ricchi? Vedete voi, questo fa parte degli spartani dello Speyside. Certo, lo sherry c’è, ma è il malto a dominare. Sentirete sul palato i sapori di campo, fiori, erbe, il vento e il sale del fiume Spey.
L’equilibrio è buono, la profondità discreta, ma non eccezionale. Ha molto da offrire come spinta aromatica e pienezza di sorso, ma non chiedetegli la luna. Fa il suo dovere, da bravo alfiere del malto dello Speyside e proprio questo è il bello di questo imbottigliamento. È un classico caso di esaltazione di terroir. Non vuole strafare, ma offrire uno scorcio su un piccolo pezzetto di Scozia.