Cognac sotto Tiro: La Cina Mette nel Mirino i Liquori Europei, Campari e Colossi Francesi Tremano
Nelle sofisticate sale delle borse europee, un vento inquieto soffia da Est. Pechino ha recentemente agitato il mondo degli spirits, dichiarando un’inattesa guerra ai liquori di importazione, in particolare al cognac, un prodotto che fino a ieri sembrava godere di un’aura di intoccabilità.
Questa mossa ha mandato in fibrillazione i titoli di alcune delle più note distillerie, con Pernod Ricard e Remy Cointreau in testa. Non risparmiate dal sussulto, anche aziende come Diageo e la nostrana Campari, quest’ultima segnando un calo di -1,01% a Piazza Affari, toccando il punto più basso degli ultimi dodici mesi.
La Cina, con una decisione che sa di svolta strategica, sta valutando di avviare un’indagine antidumping contro i prodotti liquorosi europei, in particolare brandy e cognac, su richiesta di un’associazione nazionale di liquori. Il focus sarà sui contenitori inferiori ai 200 litri, una scelta che pare mirare direttamente al cuore della produzione francese.
È interessante notare come, nonostante questa mossa, il mercato cinese rimanga dominato dal consumo di Baiju, un prodotto locale. I dati dell’anno scorso mostrano che la Cina ha importato dall’Europa liquori da vino d’uva distillato per un valore di 1,57 miliardi di dollari, una cifra non trascurabile ma che getta luce sulle dimensioni effettive di questo scambio commerciale.
Pernod Ricard e altri colossi francesi si trovano ora a dover fare i conti con una realtà in cui il mercato cinese, pur essendo solo una frazione del loro business globale, rappresenta un segmento in crescita e di vitale importanza. Campari, sebbene con una quota di mercato cinese meno significativa (l’1% del fatturato), non può ignorare le implicazioni di questa mossa, considerando l’importanza strategica dei mercati orientali per il futuro.
La domanda che ora si pone è: come reagirà l’industria degli spirits a questa sfida? Le autorità del settore del cognac francese si sono già dette pronte a collaborare con le indagini cinesi, pur sottolineando la possibile esistenza di motivazioni di natura più ampia, legate a un conflitto commerciale tra la Cina e l’Unione Europea.
In questo scacchiere geopolitico, il cognac diventa una pedina in un gioco che vede la Francia come protagonista attiva, tra indagini su veicoli elettrici cinesi e tensioni su importazioni di biodiesel e melamina. Come si evolverà questa partita di potere, rimane da vedere, ma una cosa è certa: l’industria degli alcolici europei naviga in acque agitate, con un futuro ricco di incognite e sfide.