Sir Edmond Gin: uno splendido distillato vanigliato
Il Gin Sir Edmond è stata una bella sorpresa, un fulmine a ciel sereno. Ormai siamo abituati a gin pirotecnici con mille botanicals, dove possiamo assaporare una sarabanda di profumi e sapori, ma questo è davvero diverso.
È vero, il gin ci fa viaggiare come nessun altro distillato: ci porta in Oriente alla ricerca di spezie preziose, nella Foresta Nera, nelle scogliere scozzesi, nelle saline di Cervia, ma un viaggio fino all’Isola di Réunion non lo avevamo ancora fatto.
Parte da un concetto molto originale. Il fulcro aromatico di questo gin è la vaniglia bourbon e non tanto il ginepro, che ricopre un ruolo ancillare, aggiungendo profondità e freschezza, ma non risultando mai preponderante.
Per questo motivo il gin Sir Edmond è un distillato ribelle, come lo stesso Edmond non pensa fuori dagli schemi, ma li sbriciola per crearsi una nuova strada tutta sua.
E il risultato, ve lo anticipiamo subito, è seducente e ammaliante, ma anche spiazzante. Non piacerà a tutti, ma non il suo scopo non è quello di omologare il gusto del gin, ma di creare una piccola scossa tellurica del gusto.
Molto invitante e titillante, non tanto per il palato, quanto per il naso. Un tripudio così ricco di opulenza speziata e carica eterea è raro da trovare, soprattutto quando è declinato in maniera tanto precisa.
Come viene prodotto e quali botanicals contiene
Prodotto dalla distilleria Herman Jansen, attiva fin dal 1700. Distillazione classica in alambicco di rame di due distillati separati, aromatizzati con 5 botanicals: cardamomo, zenzero, ginepro, cannella e angelica. La vaniglia viene messa in infusione e lasciata a macerare per otto settimane. Alla fine, si fa il blend, riposo in acciaio e poi imbottigliamento.
Dobbiamo essere sinceri: all’inizio pensavamo che un gin alla vaniglia fosse un azzardo. Troppo difficile usare la vaniglia con delicatezza per sfumare un gin. La vaniglia è così prepotente e autoreferenziale. Fagocita ogni altra nuance, il rischio di marchiare con sentori indelebili il gin era palpabile.
E per questo eravamo ansiosi di assaggiarlo.
Ebbene, appena abbiamo aperto la bottiglia siamo stato avvolti da spire di profumi sontuosi e opulenti, profondi nello sviluppo, ma rinfrescati da glaciali rasoiate di ginepro e zenzero. Cardamomo e angelica fanno da sponda a profumi carnosi di mango e banana, anche i profumi più suggestivi sono quelli speziati: troverete un sottofondo di incenso e mirra strepitosi, avvolti in un amplesso serrato con la vaniglia.
Ma manca il pugno in faccia dato dal ginepro, direte voi. Sì, certo, ma questo gin è nato per fare l’amore e non la guerra e non ha intenti bellicosi. La vaniglia è solo l’inizio del viaggio, uno spunto, poi prende il volo.
Al palato è morbido, delicato, etereo e pungente con sferzate di pepe e lemongrass, ma non si scompone mai. Si muove fluido, balsamico, modulato su una sinfonia elegante che accarezza la lingua. Il corpo è snello, la struttura è media e non fa il gradasso. Splendido e lunghissimo il finale dove fioriscono fiori di gelsomino e frutta tropicale.
Prezzo
52-54: altuccio come prezzo, ma è una piccola opera d’arte che merita un posto nella collezione di ogni amante del gin.
Cocktail da fare
Il Gin Tonic alla vaniglia sinceramente stona, non valorizza le note speziate, ma delicate, di questa bottiglia. Molto meglio usarlo per cocktail più estroversi e sontuosi come il Ramos Gin Fizz, il Singapore Sling,