Gin Gadir: la recensione di uno strepitoso distillato di Pantelleria
Siamo rimasti fulminati sulla strada per Pantelleria quando abbiamo assaggiato il Gin Gadir, un incontro del tutto casuale, avvenuto in un uggioso pomeriggio carico di pioggia e umidità. E poi all’improvviso ogni cosa si è illuminata: un piccolo banco d’assaggio, hanno appena aperto, non c’è nessuno e in più sono pronti a dispensare calici di gin tonic a profusione.
Come resistere?
Ma quando mi avvicino al banco, noto una bottiglia sconosciuta, nuova, un monolite nero che fa da scrigno ad un gin artigianale, ma non un semplice gin handmade, ma distillato al cappero di Pantelleria, biologico.
Di primo acchito tutto suona troppo hipster, sofisticato, quasi costruito. Dopo il rutilante gin Primo al sale di Cervia, dopo il nebbioso gin Tabar dal sapore di anice, dopo lo scoppiettante Drumshanbo Gunpowder al tè nero… ci mancava anche un gin al cappero…
E invece è stata una grande bevuta: questo gin Gadir mi ha schiaffeggiato il palato con grazia sprezzante e un piglio salato esaltante. È un gin secco fino all’osso, intransigente, mai prono alle lusinghe, anzi tira dritto per la sua strada senza nemmeno pensare di ammansire con facili stilizzazioni.
È tutto sostanza, di spessore e soprattutto riesce a ricreare al gusto quello splendido gioco di equilibri tra sale e resina, tra freschezza e piccantezza, tra toni speziati duri e tratti balsamici che rendono un gin dinamico e invitante.
Se fossimo dei romantici potremmo dire che in un sorso sono riusciti a distillare un attimo di Sicilia, una boccata di mare e macchia mediterranea di Pantelleria, i colori e i profumi di un pomeriggio di canicola passato sugli scogli all’ombra di un pino marittimo. Sono riusciti a rinchiudere il genio di Pantelleria nella bottiglia.
Ma non siamo così poetici, per cui vi diciamo semplicemente che il Gin Gadir ci è piaciuto assai, proprio per la sua scorrevole complessità: un distillato apparentemente semplice, ma in realtà dopo il primo urto iodato, alcolico e speziato si apre a ventaglio su una piana fiorita, dove sapori e ricordi si rincorrono incessantemente.
Il colore è intrigante, dorato pallido, un colore sornione che inviata, non la classica cristallina trasparenza.
Il bouquet del Gin Gadir
Abbastanza asciutto, pulito, resinoso il giusto senza sconfinare nella pozione da druido della Selva Nera, ma comunque vivace, pieno di sfaccettature aromatiche. Il cardine è il sale, il gusto di mare, ma anche carnoso del cappero, che dona vitalità e profondità ad una buona sinfonia di sentori. Ma non pensate ad un gin in stile americano super costruito, la sensazione hipster era personale e il gin è al contrario un distillato con radici che scavano in profondità. Buono il fraseggio con il cardamomo che fa da cornice senza diventare troppo prepotente.
Il sapore del Gin Gadir
Al sorso è pieno e roccioso, teso come ritmo, con uno sviluppo sapido che senza tentennamenti culmina in una piccantezza che taglia trasversalmente il palato. Non ci sono mollezze, arabeschi eterei, ma tanta consistenza. Nel complesso è strutturato, ma mai spigoloso, bevibile, ma non prevedibile. Finale dominato dal cappero con sale a chiusura fresca e giustamente amarognola.