Vitamina D: tra Dubbi e Normative, il Futuro degli Integratori in Bilico
Negli ultimi anni, il mondo degli integratori ha visto la vitamina D salire alla ribalta, grazie a centinaia di studi che ne hanno esplorato le potenziali virtù terapeutiche. Tuttavia, le prove a sostegno di questi benefici non sono sempre state convincenti.
Da un lato, molti individui, spesso inconsapevolmente, presentano livelli bassi di questa vitamina, spingendoli ad assumerne diverse varianti. Dall’altro, recenti sviluppi normativi in Francia potrebbero sconvolgere il mercato degli integratori. Secondo le nuove disposizioni, la vitamina D3, o colecalciferolo, potrebbe essere classificata come interferente endocrino. Di conseguenza, prodotti che ne contengono oltre lo 0,1% dovranno essere adeguatamente etichettati.
Questo cambiamento trae origine da un documento dell’Agenzia Chimica Europea relativo ai biocidi, in particolare quelli per l’eliminazione dei roditori, che contengono elevate quantità di vitamina D. La vitamina D è stata identificata come interferente endocrino, a causa della sua attività ormonale endocrina capace di alterare gli equilibri fisiologici. Essendo lipofila, l’eccesso di vitamina D non viene eliminato, ma si accumula nel corpo. Tale definizione è stata adottata nella legislazione francese contro lo spreco e per l’economia circolare.
Di conseguenza, si prevede che la consapevolezza dei potenziali effetti della vitamina D sui sistemi endocrini possa scoraggiare l’acquisto di alimenti arricchiti, per evitare sprechi o timori per la salute.
Le opinioni sulla nuova normativa sono divise. Molti ritengono che sia eccessiva e ingiustificata, temendo impatti negativi su chi ha effettivamente bisogno di vitamina D. Tra i critici, l’ANSES (Agenzia Nazionale per la Sicurezza Sanitaria Alimentare, dell’Ambiente e del Lavoro in Francia) sostiene che i rischi sarebbero reali solo in caso di sovradosaggio. Per evitare rischi, l’agenzia consiglia, specialmente per i bambini, di preferire i farmaci agli integratori, garantendo informazioni più dettagliate e precauzioni d’uso.
Secondo l’ANSES, l’obbligo di etichettatura potrebbe aumentare il numero di persone con carenza di vitamina D, già oggi intorno al 30% in Francia. Inoltre, una tale etichettatura potrebbe creare confusione e sfiducia tra i consumatori, nonostante la consigliata assunzione giornaliera di vitamina D3 sia di 3,1 microgrammi, ben al di sotto della dose raccomandata di 15 microgrammi al giorno.
La normativa, se approvata, potrebbe richiedere una riscrittura per mitigarne le possibili conseguenze negative. In attesa di sviluppi, i consumatori potranno identificare gli alimenti con contenuto di D3 oltre lo 0,1% attraverso l’app Scan4Chem, sviluppata dal progetto europeo EU LIFE AskREACH.